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Guerra in Siria, bilancio della situazione dopo otto anni di guerra 16 Feb 2019

In guerra, tutti sono perdenti

Nella guerra che da otto anni sconvolge la Siria, quelli che pagano il conto più alto sono i civili, soprattutto bambini e donne. Il cardinale Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria, traccia un bilancio della situazione nel Paese, dopo l’ennesimo appello di papa Francesco affinché la comunità internazionale: “Favorisca una soluzione politica ad un conflitto che alla fine vedrà solo sconfitti. La comunità internazionale - ha detto il Pontefice ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede - è chiamata a dare voce a chi non ha voce. È fondamentale che cessino le violazioni del diritto umanitario, che provocano indicibili sofferenze alla popolazione civile, specialmente donne e bambini, che colpiscono strutture essenziali come gli ospedali, le scuole e i campi-profughi, nonché gli edifici religiosi”. Riportiamo la sintesi dell’intervista rilasciata dal cardinal Zenari a VaticanNews.

Il Papa auspica per la Siria una soluzione politica che vedrà solo sconfitti?
R. - In guerra, tutti sono perdenti. Quelli che pagano il conto più alto sono i civili e tra questi i bambini e le donne, purtroppo.

Qual è oggi la situazione in Siria e quali le condizioni di vita della popolazione?
R. - Purtroppo, il capitolo guerra non è ancora terminato; ci sono ancora delle zone in cui avvengono degli scontri e qualche zona preoccupa ancora per quello che potrebbe - e speriamo di no - succedere, come la provincia nord-occidentale di Idlib, la zona nord, lungo il confine con la Turchia, la zona nord-est. Per quanto riguarda le condizioni umanitarie di vita dei civili sono sempre molto, molto critiche. Ricordiamoci sempre che 12 milioni di siriani, metà della popolazione, è tuttora fuori dalle proprie case, fuori dai propri villaggi; di questi 12 milioni, circa 6 milioni e mezzo sono sfollati interni, circa 5 milioni e mezzo sono rifugiati nei Paesi confinanti. Il Papa ha menzionato e anche ringraziato per l’ospitalità, auspicando che possano fare ritorno nella loro terra, in Siria, in sicurezza e dignità.

Nella provincia di Idlib ci sono 11 mila bambini sfollati, perché tanto ritardo nei soccorsi?
R. - Sono cadute in questi ultimi mesi abbondanti piogge e si vedono nei campi profughi diverse tende crollate sotto il peso della pioggia, e così la povera gente è con i piedi nel fango.

Cosa auspica da un punto di vista geo-politico?
R. - Tutti auspichiamo la fine dei combattimenti: in alcune regioni della Siria questo sta già avvenendo. Vorrei ricordare che per la prima volta, in otto anni di guerra, all’inizio di quest’anno scolastico, a settembre, le famiglie in diversi posti della Siria hanno potuto mandare a scuola i bambini senza la preoccupazione degli anni scorsi. Ricorderei anche che per la prima volta in otto anni di guerra, l’anno scorso il Natale è stato celebrato dai cristiani con una certa serenità e gioia perché non era più sotto le bombe o sotto i mortai. Però, la situazione umanitaria rimane sempre molto, molto grave. Speriamo che la comunità internazionale aiuti a trovare una soluzione politica, o che almeno cessi la violenza. Questo è il primo passo.

www.vaticannews.va



Guerra Pace Siria

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