Dopo aver asciugato dalle mie labbra le tracce di un cappuccino mattutino, sono uscito all’aria frizzante di Arezzo, gustando ancora il sapore speziato della cannella. In poco tempo mi sono ritrovato a vagare sotto le tende di tela e le arcate di un mercatino dell’antiquariato, ammirando non solo i molti manufatti considerati il sale della vita, ma anche gli scambi “speziati” tra venditori e clienti.
Poco dopo ho sentito una voce alzarsi sopra il normale ronzio degli affari di mercato. Veniva da un uomo che parlava al suo cellulare, rendendo partecipi della sua conversazione non solo la gente del mercato, ma anche le più stoiche figure dei dipinti che lo circondavano nel mezzo di un’esposizione artistica. Il tono della sua voce è salito con un intenso crescendo accompagnato dal frenetico e costante gesticolare della sua mano sinistra. Proprio quando mi aspettavo l’esplosione completa, l’uomo ha fatto un respiro profondo e ha posato il cellulare su un inconsapevole tavolino antico. Mi sono reso conto che la sola mano sinistra non era sufficiente per esprimere adeguatamente i suoi sentimenti. Ora era libero da intralci, e ho potuto vedere le sue mani e le sue braccia gesticolare in maniera incontrollabile mentre lanciava invettive contro l’ignaro cellulare.
Usava parole che hanno costretto genitori con bambini ad allontanarsi in fretta, mentre gli altri attorno guardavano e rispondevano con un cenno del capo in segno di disapprovazione o consenso. Le parole erano pesanti e razziste, trasformando il brio naturale del mercato in una giornata altrimenti ordinaria in un pozzo nero di divisione tossica. Questo momento al mercato mi ha ricordato l’episodio della visita di san Francesco ad Arezzo. Forse era una giornata fresca e frizzante come quella del mercatino dell’antiquariato, che rapidamente si scaldava in sentimenti incontrollati e pieni di pregiudizio.
Nell’affresco che ritrae la visita di Francesco alla città, la figura principale è frate Silvestro, in piedi fuori dalla porta della città e con il braccio alzato mentre scaccia i demoni da Arezzo. Francesco è inginocchiato là vicino, e prega per sostenere l’esorcismo.
Guardando indietro di 800 anni attraverso la lente della pittura medievale con le sue metafore e il suo simbolismo, arriviamo a capire che i veri demoni della città di Arezzo erano quelli della divisione sociale, economica e politica tra i residenti. Sembra che questi demoni della divisione, scacciati da Arezzo da Silvestro tanto tempo fa, siano oggi tornati a stabilirsi in case, città e paesi di tutto il mondo. Ora si manifestano come dei poltergeist della polarizzazione politica e, come il “posseduto” del cellulare, sono incoraggiati dal razzismo.
Sì, la nostra vita politica è posseduta. La politica dovrebbe aiutarci a raggiungere collettivamente obiettivi significativi che non potrebbero invece essere realizzati individualmente. Per raggiungere questo benessere generale, il processo politico è necessariamente segnato da negoziati, dibattiti e legislazioni, come una buona contrattazione al mercatino dell’antiquariato. Nel nostro mondo di oggi, questa vivacità speziata del mercato è stata trasformata nel pozzo nero della divisione, ormai diventato così profondo da dividere familiari, amici e vicini in fazioni intransigenti che demonizzano l’altro per giustificare le proprie opinioni, le abitudini e i pregiudizi.
Questo è il razzismo di oggi, non più limitato al solo colore della pelle ma ampliato fino a includere chiunque sia diverso da me, dal mio pensiero, dai miei desideri. Questo atteggiamento di superiorità porta a pensieri e azioni che a prima vista potrebbero non sembrare razzisti, ma sono intrinsecamente radicati nel pregiudizio. Questo razzismo del cuore, riconosciuto o no dall’individuo, si trasforma in pregiudizio condiviso e quindi sociale che ci rende tutti complici a un certo livello. Ciò accade, ad esempio, in relazione all’equa distribuzione delle case e all’istruzione, alle politiche di dislocazione dei rifugiati e dei migranti, e ai molteplici problemi del sistema carcerario.
Nella Arezzo medievale Silvestro, che forse conosceva i residenti meglio di Francesco, alza il braccio come per nominare le divisioni peccaminose, i demoni nei cuori e nelle menti delle persone che comportano il fallimento nell’amare Dio e il prossimo. A differenza dell’uomo con il cellulare, Silvestro tiene la mano alzata come per predicare, attirando l’attenzione sull’esempio di Gesù che visitò e mangiò con i peccatori e gli esattori delle tasse, e che chiamò prossimi. Questo nominare e predicare insieme è ciò che alla fine causa la fuga dei demoni. Nello stesso tempo, Francesco è ginocchioni e sostiene pregando l’esorcismo di Silvestro. Questo cadere in ginocchio in preghiera diventa una retta azione di supporto attraverso l’amicizia, che sostiene la vita e la dignità di tutti gli esseri umani vivendo il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo. Come Gesù che si è inchinato davanti al Padre in preghiera, e si è inginocchiato davanti ai poveri e a coloro che soffrivano di discriminazione sociale chiamandoli amici. Oggi troppo spesso cerchiamo di ignorare i demoni della divisione politica, non discutendo più di alcune questioni a tavola poiché i contrasti accesi sono inevitabili. Evitare questi temi, tuttavia, genera solo i più pericolosi poltergeist della polarizzazione nelle nostre case e nei posti di lavoro. E in questa ampia divisione tra le persone diventa facile, e col tempo può sembrare addirittura naturale, svalutare e demonizzare qualsiasi parola, azione o persona della parte opposta. Tale razzismo è anche un peccato di omissione per la scelta di rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie razziali. E poiché gli antidoti ai veleni provengono spesso dal veleno stesso, l’antidoto per noi oggi è iniziare a parlare di politica a tavola. Non più silenzi o dinieghi di temi sensibili. Abbiamo invece bisogno di pasti più lunghi in cui si possa discorrere con sfumature e distinzioni, e dove la questione civile, con la speranza di trovare dei compromessi, possa ancora una volta trovare casa. In questo tipo di spazio le differenze di opinione rafforzano le relazioni piuttosto che romperle, come una buona contrattazione al mercato antiquario.
Un altro tavolo in cui il peccato di omissione esercita influenza è nelle nostre chiese, nel nostro fallimento a nominare i demoni e predicare come fece frate Silvestro ai suoi tempi. Alcuni frati mi hanno confidato il loro timore che la predicazione del Vangelo sociale sia vista come troppo politica e causi come uno scandalo nel loro ministero, provocando una divisione irreparabile fra la gente. Tale predicazione, tuttavia, contestualizza le faziose controversie politiche in ciò che sono realmente, ovvero questioni morali. Lo scandalo della divisione esiste già! Piuttosto che causare conflitti, la nostra predicazione del Vangelo sociale può servire a smascherare e a nominare i poltergeist della polarizzazione che si sono insediati nei nostri cuori, nelle nostre comunità e nelle nostre strutture sociali. Allora potrà iniziare il difficile processo di guarigione e le relazioni potranno essere ristabilite. I mercatini dell’antiquariato come quello di Arezzo possono servire da scuola per il discorso civile. Partecipando e imparando dalla contrattazione e dallo scambio, scopriamo che il vero sapore della vita non è tanto l’oggetto mercanteggiato, quanto piuttosto la stessa contrattazione. In queste dispute che cercano un accordo, esiste la comprensione che ciò che è buono e giusto per te può esserlo anche per me. Con questo atteggiamento di rispetto per gli altri e per sé, possiamo scacciare i demoni della divisione che si trovano nelle conversazioni a tema sociale, economico e politico delle nostre tavole, mentre aggiungiamo l’importantissima “spezia” della contrattazione per il bene comune.
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