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di fr Stefano Orsi, ofm 17 Dic 2019

Francesco, poeta del Dio fatto uomo

Francesco ama il Natale più di tutte le altre feste. Lo afferma egli stesso nella Regola non bollata: «E ti rendiamo grazie, perché hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre Vergine beatissima santa Maria».

Nel dicembre del 1223 si trova a Greccio – un piccolo villaggio a pochi chilometri da Rieti – e nella notte di Natale vuole vedere con i suoi occhi il disagio della povertà di Betlemme; desidera costruire la scena del presepe e invita tanta gente a partecipare a questo straordinario evento.

Nel cuore della notte la valle si riempie di canti; tutti i convenuti avanzano, al lume delle torce, verso la grotta che si apre nel fianco della montagna. Dio invade del suo splendore l’animo di Francesco, come il sole invade un cristallo ed egli gioisce di quella luce che lo ha raggiunto nel cuore e nello spirito. Riecheggiano le parole del profeta Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).

La Parola di Dio, fatta carne, venuta ad abitare in mezzo a noi, attrae a sé contadini, pastori, gente umile; e così una stalla diviene Chiesa. Il sacerdote celebra la Messa accanto a una mangiatoia, che è memoria visibile della scelta di Dio.

«Francesco – racconta Tommaso da Celano – restò in piedi davanti alla greppia, spezzato dalla compassione e colmo di indicibile gaudio, come se realmente vedesse il bambino coricato sulla mangiatoia». In quella scena commovente in cui risplende la semplicità evangelica si loda Dio, divenuto povero tra i poveri, e si raccomanda l’umiltà, la stessa di Gesù che si abbassa fino a noi. Francesco, nella sua qualità di diacono, canta il Vangelo e si commuove fino alle lacrime.

La sua voce vibrante e dolce, annuncia l’evento beato. Avviene così che «il fanciullo Gesù risuscita nel cuore di molti che lo hanno dimenticato e il ricordo di lui rimane impresso profondamente nella loro memoria».

Nella grotta di Betlemme non troviamo un Dio che condanna, come avvenne nel paradiso terrestre o un Dio folgorante tra lampi e tuoni, come sul Sinai; ma “troviamo un bambino”. Gesù è un dono inestimabile, da accogliere con umiltà nella vita di ogni giorno. E’ il dono del Padre per noi.

Francesco contempla l’amore di Gesù « fattosi povero in questo mondo» per attrarre a sé i nostri cuori, ed esprime ciò con parole altissime «O meravigliosa altezza e degnazione che stupisce. O umiltà sublime e sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e figlio di Dio, abbia ad umiliarsi così». Per questo vuole che a Natale ogni cristiano esulti e per amore di lui, che tutto ci ha donato, si compia gesti di generosità nei confronti di altre creature.

L’amore è dunque per Francesco la risposta più degna alla misericordia incomparabile che contempla nella natività; un amore pieno di letizia e di giubilo, che spinge fino all’imitazione della povertà e umiltà di Gesù.

Come il Santo di Assisi fermiamoci davanti a quella grotta, davanti a Dio che è venuto a cercare ogni uomo smarrito nei sentieri aspri del peccato; sforziamoci di accogliere la lezione del presepio.

A Betlemme – che significa “casa del pane” – Dio si è fatto pane di vita per noi: «Non fu Mosè a darvi il pane di vita, perché la “manna” del deserto era destinata a finire e a perire, ma è il Padre mio che vi dà il vero pane di vita. Io sono il pane di vita disceso dal cielo: chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Gv6,51).

Il Natale è “Dio che viene” e si fa uomo non perché gli uomini lo meritino, ma perché Dio è buono, Gesù entra nella storia per rinnovare un mondo ferito dal peccato, dal disordine morale, dall’ingiustizia, dalla violenza, dove non c’è posto per la speranza. Convertiamoci alle scelte di Cristo e alla speranza di Betlemme, perché la luce è ormai venuta nel mondo.

Possa ognuno di noi, come Francesco, riscoprire questo dono, riappropriarsi di questa possibilità: accogliere Gesù, immagine perfetta del Padre e poter amare come ama lui. Per testimoniare al mondo che Dio è l’unica vera ricchezza dell’uomo.



Poesia Riflessione San Francesco Stefano Orsi

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