S. Maria degli Angeli, 26 aprile 2014
Atti 4,13-21
Salmo 117
Vangelo Marco 16,9-15
Nel Salmo responsoriale abbiamo cantato: Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore.
Questo potrebbe essere il tema biblico che può accompagnare la nostra preghiera nel ricordo di Fabrizio: affermare con forza e nella fede nel Cristo Risorto, che noi crediamo anche alla nostra risurrezione e che la morte è un passaggio, un transito, per giungere alla vita vera, quella dei “figli di Dio”. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. Di fronte alla morte di questo fratello che amiamo, vuole essere come un canto, un’esplosione di gioia, in questa Ottava di Pasqua!
Ma quanto è difficile per noi che siamo “pellegrini e forestieri” su questa terra, per noi che non vorremmo mai abbandonare le nostre piccole cose e le nostre povere sicurezze; quanto è difficile credere, quando la sofferenza e la morte ci sono accanto e ci fanno paura, ci danno tristezza e, qualche volta, ci fanno anche dubitare!
Per il funerale di Fabrizio ho scelto di mantenere le letture di questo sabato dell’Ottava di Pasqua e di vestire i paramenti bianchi, perché è “norma liturgica”, ma soprattutto perché è “norma di speranza”. Speranza per noi cristiani è metterci di fronte al Cristo che appare ai suoi discepoli, che li rimprovera per la loro incredulità, ma che poi li conferma nella fede, dona loro la forza dello Spirito e li manda a portare il lieto annunzio della Risurrezione.
Sappiamo che il Vangelo di Marco che abbiamo letto è un brano postumo a tutto il Vangelo e che riassume le apparizioni del Risorto; ma questo ci da modo di riassumere quali sono gli atteggiamenti che abbiamo di fronte all’annuncio della Risurrezione … non tanto quella del Cristo che abbiamo l’abitudine di professare a parole nelle nostre prediche, ma quella che crediamo nel profondo di noi stessi, nei nostri cuori angosciati, di fronte alla sofferenza e alla morte di un fratello e di un amico.
E quante volte ne ho parlato in questi sei anni di servizio come Provinciale, anche di fronte alla morte di frati ancora giovani e attivi che ho accompagnato all’ultima dimora!
In questo Vangelo si ricorda per due volte l’incredulità dei discepoli e Gesù li rimprovera di aver dubitato di fronte alla testimonianza di Maria Maddalena e dei due discepoli di Emmaus: questi rimproveri fanno riflettere anche me.
Di fronte alla malattia di Fabrizio, di fronte alla sua sofferenza, di fronte ad un fratello tanto valido nel suo apostolato, che si è speso fino agli ultimi giorni nel suo servizio di Custode e nell’accompagnare tante famiglie nella bellezza della loro vocazione, ci viene spontaneo dire: “perché Signore?”.
Perché non hai ascoltato la nostra preghiera per lui? Perché non gli hai concesso quel poco di salute per poter continuare la sua opera di consacrato e di evangelizzatore? Perché, ancora una volta ci hai tolto un fratello ancora giovane e pieno di entusiasmo e di attività per la Chiesa di Dio?
Sono le domande che vengono nel mio cuore e, credo, nel cuore di molti di noi; ma mi rendo conto che il Risorto continua a rimproverare anche noi, perché vogliamo piegare la Volontà di Dio alla nostra volontà.
Ma chi siamo noi per fare questo?
Perché non riusciamo a piegarci a questa santa volontà e a crescere nella fede del Risorto? Perché siamo come questi discepoli che continuano a non credere anche di fronte alla testimonianza dei fratelli che hanno visto il Signore? Perché, anche qui alla Porziuncola dove San Francesco ha atteso la morte cantando, nell’abbraccio del Signore, un San Francesco che continua a testimoniare ancora il Risorto dopo 800 anni, perché la fede non scuote il nostro animo che dubita ed ha paura di fronte alla morte e che non comprende il disegno di Dio per Fabrizio, per noi, per la nostra Provincia, per i suoi amici, per la Chiesa?
Perché non riusciamo aprire gli occhi della fede e vedere il Risorto che è ora qui con noi?
Il Vangelo dice che: alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola… quindi, ora in questa celebrazione il Risorto è qui, con noi, alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, e continua a rimproverarci, per la durezza del nostro cuore, per gli interrogativi che sorgono spontanei nel nostro pensiero, per i dubbi e i timori di fronte alla morte. Ma sono i dolci rimproveri di un Dio di misericordia che comprende la nostra debolezza e che, nonostante tutto dona la forza del suo Spirito per continuare a credere in Lui e al suo Amore.
Questi stessi interrogativi sono sicuramente passati nel cuore di Fabrizio e a volte ce li ha trasmessi attraverso le lettere che ci mandava durante la sua malattia: Cosa chiedere nella preghiera? Sia fatta la Sua volontà … anche se è diversa dalla mia...! Forse … vista la mia "sfortuna" nelle cose ordinarie chiederei un po' di "tregua"... tutto qui! Ma il Signore non mi abbandona e chiedo a voi, suoi strumenti, di aiutarmi a gustare la densità di questo tempo.
Interrogativi e richiesta di preghiera per aiutarlo a passare quei momenti difficili che tanti di noi hanno recepito; molti lo hanno aiutato con l’affetto e la vicinanza, soprattutto le tante famiglie che lui ha seguito e per cui ha speso tanto tempo del suo apostolato e che gli sono state sempre vicine.
Ma il Signore continua a stupirci!
Infatti dopo aver rimproverato i suoi discepoli li manda nel mondo intero come testimoni di questo Vangelo di speranza e di salvezza.
Come è possibile che il Signore continui ad aver fiducia di loro e che dia loro il più grande annuncio di speranza per l’uomo di tutti i tempi: il Vangelo della Risurrezione?
Come può ancora una volta il Signore aver fiducia di noi uomini, di noi consacrati, di noi sacerdoti e affidarci, in queste povere mani e in questi cuori tremanti, il dono del suo Amore da trasmettere a tutti gli uomini?
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Solo da queste parole del Risorto possiamo riacquistare la fiducia e la sicurezza nella volontà di Dio e continuare la nostra opera come testimoni della Pasqua del Signore per il mondo intero.
Fabrizio l’aveva capito quando scriveva nelle sue lettere e nei suoi messaggi, anche negli ultimi tempi della sua malattia, queste parole che sono il segno dell’incontro con il Risorto e che ci danno lo spessore della speranza che era in lui:
La quantità della vita è nelle mani di Dio che può "stupirci" con effetti speciali... e quindi vedremo...!!
Continuiamo a chiedere la guarigione (sino all'ultimo micron di secondo può farlo e per me questo aspettare mi aiuta a convertirmi) ma intanto la densità e la qualità del mio tempo è aumentata e quindi voglio gustarmi (…) ogni singolo riflesso di eternità in cui già siamo immersi!
In questi ultimi giorni scriveva in un messaggio, un pensiero di Gregorio Nazianzeno che può riassumere la sua fede, con cui cercava di vincere il male e la morte: Lassù, stringendoti, o Signore, canterò la mia nascita alla gioia.
Fratelli e sorelle una bella eredità che Fabrizio ci lascia e che dovrebbe diventare un punto solido nella fede per ciascuno di noi, nonostante paure e dubbi.
Infine volevo terminare con una riflessione: Gesù, dopo aver confermato i discepoli nella fede e aver donato loro il suo Spirito, ne ha fatto degli Apostoli che sanno testimoniare con franchezza e coraggio le meraviglie di Dio e il suo Messaggio di Amore. La nostra fede nasce dalla loro testimonianza!
Mi piace pensare che anche Fabrizio continui a testimoniare l’Amore di Dio che ha ricevuto, soprattutto tramite la sofferenza, e che ciò che ha compiuto in questa vita continui a portare frutto per la vita di tante persone che lo hanno conosciuto. In un messaggio che ho ricevuto tra tanti altri, una coppia di fidanzati ha scritto: Poche persone sono in grado di segnare il tuo cammino in un arco di tempo relativamente ristretto. Frate Fabrizio è stato uno di quelli. Siamo contenti di averlo conosciuto e di essere stati guidati da lui nel nostro percorso di preparazione al matrimonio perché se arriveremo ancora più consapevoli e sereni a quel giorno, è anche un po' per merito suo e di chi ha ispirato le sue parole e la sua inesauribile energia.
Mi sembra che siano parole che riassumono bene i frutti di testimonianza che il nostro fratello Fabrizio ha trasmesso e che vengono dalla forza del Risorto.
Grazie Fabrizio per la tua amicizia, per la tua vita di consacrato e per il tuo ministero di evangelizzatore, ed ora prega per noi, per i tuoi fratelli, per la nostra Provincia in questo momento difficile e per le tante coppie di fidanzati e di sposi che hai incontrato e che ti vogliono bene!
Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore.
Bruno Ottavi Fabrizio Migliasso Frati Funerale Omelia Porziuncola
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