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San Francesco alla Porziuncola, la piccola chiesa poverella 23 Lug 2016

In preghiera, nella Chiesa

a cura di P. Pietro Messa

La liturgia fu un aspetto importante della vicenda di frate Francesco d’Assisi, come evidenzia il rimando ad essa in numerosi suoi scritti, compreso il Testamento. Per cui non meraviglia che la Compilazione di Assisi collega l’insediamento della fraternità minoritica alla necessità di avere “una piccola chiesa poverella dove i frati possano recitare le loro ore”. Infatti il compilatore di tale fonte riporta la seguente narrazione:

“Vedendo che Dio voleva moltiplicare il numero dei frati, il beato Francesco disse loro: ‘Carissimi fratelli e figlioli miei, vedo che il Signore vuole moltiplicarci. E perciò mi sembra cosa buona e conveniente a dei religiosi ottenere dal vescovo, o dai canonici di San Rufino o dall’abate del monastero di San Benedetto, una piccola chiesa poverella, dove i frati possano recitare le loro ore […]’. Tale proposta piacque agli altri frati. Allora egli la presentò al vescovo. Gli rispose il vescovo: ‘Fratello, non ho alcuna chiesa da potervi dare’. Egli andò dai canonici di San Rufino e ripropose la sua domanda; e quelli risposero come il vescovo. Si diresse perciò alla volta del monastero di San Benedetto del monte Subasio e rivolse all’abate la richiesta espressa in antecedenza al vescovo e ai canonici, aggiungendo la risposta avuta dall’uno e dagli altri. Preso da compassione, l’abate tenne consiglio con i suoi confratelli sull’argomento e, per volontà del Signore, essi concessero al beato Francesco e ai suoi frati la chiesa di Santa Maria della Porziuncola, la più poverella che avevano. Era anche la più poverella che si potesse trovare nel territorio di Assisi: proprio quello che il beato Francesco aveva a lungo desiderato”.

La liturgia che l’Assisiate e i frati recitavano radunati alla Porziuncola era il “divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa Romana”, ossia lo stesso usato dalla curia pontificia, diventando un segno di unione con il papa e quindi di “fede retta” tanto che Francesco nel Testamento accosta i frati che “non dicessero l’ufficio secondo la Regola, e volessero variarlo” a quelli che “non fossero cattolici”. L’importanza della dimensione liturgica nella vita della fraternità minoritica è evidenziata anche dal fatto che il possesso dei breviari è una eccezione alla povertà simile a quella di “avere gli arnesi e gli strumenti necessari ai loro mestieri”.

Questa scelta non solo è espressione dell’esperienza cristiana di frate Francesco ma ne divenne anche una delle fonti del suo pensiero e spiritualità; i frati continuarono a coltivare tale aspetto della regola sia in riferimento all’ufficio liturgico inerente allo stesso Santo d’Assisi (cfr. Franciscus liturgicus. Editio fontium saeculi XIII, a cura di F. Sedda, Padova 2015) che alla diffusione della liturgia romana, espressione non secondaria di unità con il papa.



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