Il libro di Daniele è uno di quei libri che si faticano a trovare quando apriamo la Bibbia perché non ci sono tanto familiari. Eppure, può sembrarci strano, ma Daniele era uno dei personaggi biblici più popolari nel primo cristianesimo e ne ritroviamo spesso l’immagine e le parole in sigilli, anelli, e ciondoli di ogni genere. Ritroviamo soprattutto l’immagine di Daniele nella fossa dei leoni, un riferimento al simpatico racconto del capitolo 6.
Daniele era un uomo molto sapiente e Dario, il re di Persia, lo aveva messo a capo della burocrazia imperiale. Un po’ per gelosia, forse un po’ per xenofobia—un ebreo a capo dei persiani!—i funzionari di Persia complottano contro Daniele. Riescono a convincere Dario a proibire ogni culto nel regno, all’infuori del culto del re. Daniele, però, è fedele a Dio e continua a pregare nella sua stanza. I funzionari usano questa scusa e costringono Dario, che pure amava Daniele, a gettarlo nella fossa dei leoni. Una pietra viene posta sulla bocca della fossa.
Dopo aver passato una notte in bianco a rigirarsi sul letto in preda all’ansia, Dario corre di buon mattino alla fossa dei leoni e chiama con voce mesta: “Daniele, il tuo Dio ti ha potuto salvare?”. Daniele è ancora vivo e risponde. Dio ha mandato un angelo che ha chiuso le fauci dei leoni. Daniele viene tirato fuori dalla fossa e innalzato da Dario tra i grandi di Persia.
Questo racconto un po’ fantastico e pieno di personaggi stereotipati ha chiaramente uno scopo didattico e vuole insegnare il valore della fedeltà a Dio anche nella persecuzione religiosa, una lezione che ebrei e cristiani hanno dovuto mettere in pratica molte volte lungo i secoli. Ma questo racconto ha così tanti elementi che richiamano la storia della morte e risurrezione di Gesù—il complotto, l’accusa davanti al re, la pietra, la corsa mattutina—che capiamo facilmente perché i primi cristiani amavano tanto Daniele. Questo non era più, per loro, un semplice racconto didattico, ma un messaggio in codice che descriveva i fatti della Pasqua di Gesù.
Forse, la cosa più importante è la conclusione del racconto di Daniele. Il re Dario promulga un decreto che è una vera e propria professione di fede: “Dio salva e libera, fa prodigi e miracoli in cielo e in terra: egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni”. Questa è la fede dell’autore biblico, questa è la fede dei primi cristiani. Ritraendo Daniele tra i leoni, come anche celebrando la Pasqua di Gesù, i cristiani proclamavano la loro fede in un Dio che può salvare dai pericoli più gravi e dai nemici più feroci. Proprio come ha fatto per Gesù, salvandolo dalla morte. L’immagine di Daniele esprime la gioia di chi conosce il Dio di Pasqua, il Dio che salva e libera.
Georges Massinelli Porziuncola Riflessioni Risurrezione
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