L’appello dei capi delle chiese cristiane di Aleppo, in Siria, denuncia la tragica situazione nel paese dopo gli ultimi bombardamenti (dal sito Christian Media Center).
“Risurrezione del Salvatore o sepoltura dei fedeli?”: e’ la domanda drammatica che si pongono i capi delle Chiese cristiane presenti ad Aleppo, nel nord della Siria, in un accorato appello che inviano alla comunita’ internazionale dopo gli ultimi bombardamenti che hanno colpito la citta’ alla vigilia della Pasqua ortodossa, lo scorso fine settimana.
“Sono stati presi di mira i quartieri civili della città con granate a razzo la cui capacità distruttiva non avevamo mai sentito e visto prima d’ora!” scrivono i rappresentanti delle Chiese cristiane. Che descrivono con immagini tragiche le conseguenze dei bimbardamenti: “Abbiamo visto corpi estratti dalle macerie, brandelli attaccati alle pareti e sangue mescolato al suolo della patria! Decine di martiri di ogni religione e confessione, feriti e mutilati, uomini e donne, anziani e bambini”.
Mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di oltre 1700 attacchi aerei nel solo mese di aprile nel Paese, che hanno provocato 260 vittime tra i civili, e Human Rights Watch accusa il Governo di Hassad di utilizzare armi chimiche nei bombardamenti, anche da parte delle Chiese l’appello si fa denuncia: “Basta con la distruzione e la desolazione!” scrivono ancora. “Basta essere un laboratorio per armi di una guerra devastante! Siamo stanchi! Chiudete le porte della vendita di armi e fermate gli strumenti di morte e la fornitura di munizioni”.
L’appello all’opinione pubblica mondiale si fa anche testimonianza di fede per i Capi delle Chiese cristiane di Aleppo. In una citta’ di quasi 2 milioni di abitanti, di cui 300mila cristiani, molti sono fuggiti in questi anni di guerra. Quelli che sono rimasti o che finora sono sopravvissuti alla guerra, scrivono: “Vogliamo vivere in pace, cittadini onesti insieme agli altri figli di questo paese. Noi non abbiamo paura del martirio – concludono nella nota -, ma rifiutiamo di morire e che il nostro sangue sia il prezzo di un fine sospetto e meschino”.
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