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Memoria delle osterie e bettole della piazza 18 Feb 2018

Anche l’oste va al Perdono

Frughiamo ancora nell’archivio della basilica papale di Santa Maria degli Angeli. Tutta la documentazione qui conservata, in un certo senso, ha a che fare col Perdono. La grande basilica ed il convento dei frati sono infatti cresciuti attorno alla Porziuncola, mèta del pellegrinaggio che conduce a lucrare la grande indulgenza francescana. Il pellegrinaggio è viaggio; nel medioevo e nella prima età moderna la peregrinatio costituiva per molti l’unico valido motivo per allontanarsi da casa, lasciando i familiari ed il lavoro, affrontando fatiche e pericoli per noi oggi difficilmente immaginabili. Ma ne valeva la pena, poiché si potevano lucrare benefici spirituali tanto grandi da spingere ad accettare qualunque rischio. Chi ha qualche pratica di atti notarili medievali, sa che l’incipit di molti testamenti suona più o meno così: “volendo recarsi in pellegrinaggio a … , fa testamento”. Non vi è dubbio, quindi, che la motivazione che ha spinto per secoli masse di pellegrini a mettersi in viaggio fosse di natura spirituale. Ciononostante, il pellegrinaggio è da sempre anche un fatto economico.

Oggi si parla di turismo religioso. Anche i pellegrini giunti a S. Maria degli Angeli dovevano, anzitutto, trovare una sistemazione; avevano bisogno di vitto e di alloggio per i giorni che avrebbero trascorso presso la Porziuncola prima di intraprendere il viaggio di ritorno. Ciò condusse ben presto alla nascita di un fitto reticolo di strutture di ospitalità, in genere a conduzione familiare e operative solo nei giorni del Perdono, che costituivano per le famiglie angelane un’utile opportunità di integrazione del proprio reddito. Ma nei giorni del Perdono, oltre ai pellegrini, giungevano presso la Porziuncola anche molte altre persone, in genere da luoghi molto più prossimi: mercanti, bottegai, artigiani, curiosi, tutte persone più interessate a cogliere le opportunità che il contatto con una tanto grande massa di forestieri poteva offrire, che all’indulgenza. Anche ciò, inevitabilmente, produceva economia.

Ecco dunque il documento di oggi: la «Memoria delle osterie e bettole della piazza» del 1677 (Archivio della basilica papale di S. Maria degli Angeli, Manuali e regolamenti, 1). Osterie e “bettole” garantivano ai forestieri, pellegrini o meno, cibo e bevande, in particolare, ovviamente, vino. Erano oggettivamente indispensabili, ma come è facile intuire erano anche luoghi in cui facilmente, soprattutto nelle ore più tarde, si potevano creare situazioni sgradevoli o comunque poco consone ad un luogo di pellegrinaggio. Si trattava di installazioni mobili, che venivano montate solo nei giorni del Perdono. Di qui la finalità della «Memoria», che di fatto è un regolamento realizzato dai frati al fine di normare la disposizione e gli orari di queste attività. Dovevano essere autorizzate, non dovevano essere troppo prossime all’ingresso della basilica, dovevano chiudere poco dopo il tramonto. Molte di queste “bettole”, tuttavia, consistevano in appena un banchetto con accanto una damigiana di vino e una manciata di bicchieri, per cui il fenomeno dell’abusivismo era inevitabilmente molto diffuso. Uno sforzo continuo, quello dei frati, che portava senz’altro a qualche risultato, ma che doveva essere continuamente reiterato, perché i pellegrini e tutta l’umanità che ruotava loro attorno costituivano anche un ottimo affare economico.

In PERLE D’ARCHIVIO, a cura di Andrea Maiarelli
dal n. 3/2017 della
Rivista Porziuncola



Andrea Maiarelli Perdono di Assisi Porziuncola Rivista Porziuncola

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