Don Giuseppe Pulcinelli, presbitero della diocesi di Roma e biblista, è stato chiamato a predicare il Triduo di preparazione alla solennità di San Giuseppe nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Nella prima serata, ha introdotto la sua riflessione ricordando la particolare devozione di San Francesco stesso e il suo desiderio di rappresentare gli episodi della Natività nel presepe di Greccio. Tutto l’Ordine Francescano è stato sempre molto devoto a San Giuseppe come si nota negli scritti di San Bonaventura che lo esalta come perfetto esemplare di devozione, nel senso di dono di se stesso e di dedizione piena a Gesù e a Maria.
La lettura scelta per la preghiera del Vespro racconta la storia del primo Giuseppe che si incontra nella Bibbia, il figlio di Giacobbe, venduto dai fratelli come schiavo in Egitto. Lì, egli viene stimato per la sua saggezza e grazie al suo dono di poter interpretare i sogni viene liberato e si rivelerà come il salvatore della sua famiglia. Questo rappresenta una splendida prefigurazione di Cristo stesso.
Ciò che accomuna i due Giuseppe, quello dell’Antico e quello del Nuovo Testamento, oltre al fatto che entrambi hanno soggiornato in terra d’Egitto, è soprattutto il saper trarre indicazioni dai sogni e cogliere così le ispirazioni divine per il discernimento e le scelte da fare per sé e per gli altri. Come poi il faraone incitava a rivolgersi all’ebreo Giuseppe per la sua saggezza affermando: “Andate da Giuseppe”, così il magistero dei Papi degli ultimi due secoli rimanda tutti a Giuseppe di Nazareth specialmente in questo tempo di particolare crisi, di confusione e di smarrimento per la chiesa e per il mondo intero.
L’insegnamento di San Giuseppe è allora che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni solitamente dimenticate che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste. Medici, infermieri, addetti nei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in seconda linea hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza e a tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine.
L’invito finale è, dunque, quello di disporci ad ascoltare la voce dello spirito che ci parla attraverso questa presenza buona di Giuseppe e intrattenerci con lui così come era solito fare Tonino Bello. In una sua lettera rivolta a San Giuseppe, egli scrive: “Caro San Giuseppe, scusami se approfitto della tua ospitalità e mi fermo per una mezz’oretta nella tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con te. Non voglio farti perdere tempo. Vedo che ne hai così poco e la mole di lavoro ti sovrasta. Perciò, tu continua pure a piallare il tuo legno, mentre io, seduto su una panca, in mezzo ai trucioli che profumano di resine, ti affido le mie confidenze. Non preoccuparti neppure di rispondermi. So, del resto, che tu sei l’uomo del silenzio e consegni i tuoi pensieri, profondi come le notti d’Oriente, all’eloquenza dei gesti più che a quella delle parole”.
Catechesi Porziuncola Quaresima San Giuseppe Triduo
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