A dieci anni dalla scomparsa di padre Michele Piccirillo, che operò attivamente, direi freneticamente, come archeologo sul campo nei siti monumentali della Terra Santa, divenendone una sorta di genius loci, che intrecciava intimamente le sue straordinarie conoscenze di geografia biblica e di archeologia, che gli permisero di approdare a scoperte, talora sensazionali, specialmente per quanto attiene gli edifici di culto e i variopinti tappeti musivi, occorre fermarsi a riflettere sulla Custodia della Terra Santa e sullo Studium Biblicum Franciscanum.
Ebbene, tutta la grande avventura archeologica del padre francescano si muove tra queste due istituzioni che, da sempre, hanno garantito lo studio, le ricerche, la conservazione, la valorizzazione di monumenti, che costellano i luoghi memoriali salienti, resi celebri dai racconti biblici. Michele Piccirillo fu simultaneamente docente e archeologo, studioso e conservatore, ma anche guida generosa per tutti coloro — amici o pellegrini — che approdavano in Terra Santa.
Tra le due istituzioni, la Custodia vanta origini lontane, legate, addirittura, alla figura di san Francesco che, durante il Capitolo generale della Pentecoste del 1217, suddivise l’ordine francescano in province, tra le quali quella di Terra Santa, che includeva i territori, che gravitavano nel bacino del Mediterraneo, dall’Egitto alla Grecia. Un primo gruppo di frati, guidato da Elia da Cortona, partì per quelle terre, mentre, già nel 1219, Francesco si imbarcò da Ancona alla volta della Terra Santa, per prendere parte, come messaggero di pace, alla quinta Crociata e per incontrare il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, offrendo il primo esempio di dialogo tra cristiani e musulmani.
Ma il santo di Assisi, con tutta probabilità, non riuscì a visitare Gerusalemme, che fu liberata solo nel 1229, quando Francesco era morto già da tre anni. Dopo essersi stabiliti presso la v stazione della Via Dolorosa, i frati minori, per un lungo periodo, furono costretti a riparare a Cipro e, solo nel 1333, per il tramite del re di Napoli Roberto d’Angiò, tornarono per stabilirsi nel Cenacolo, e per svolgere le celebrazioni, al Santo Sepolcro. I gesti della casata angioina furono rafforzati da Papa Clemente vi che, nel 1342, sancì la posizione giuridica della Custodia di Terra Santa, riconoscendo ai frati francescani il diritto di rappresentare ufficialmente la Chiesa di Roma.
Negli anni a venire, i francescani si sistemarono presso la basilica della Natività a Betlemme e presero possesso della cosiddetta Tomba della Vergine, della grotta del Getsemani, del santuario dell’Annunciazione a Nazareth, del santuario della Trasfigurazione al monte Tabor, del santuario della Visitazione, delle rovine della Flagellazione, del santuario di Naim, del Dominus Flevit, di Cafarnao, del campo dei pastori a Betlemme, del santuario di Lazzaro a Betania.
La Custodia francescana di Terra Santa, nel 1901, concepì uno studio per la ricerca archeologica e scientifica dei luoghi ad essa affidati. Lo Studium Biblicum Franciscanum, parte integrante della Pontificia università Antonianum di Roma, ha sede a Gerusalemme presso il convento della Flagellazione, nel quartiere musulmano, all’inizio della via Dolorosa, nel settore settentrionale della Spianata delle Moschee, dove era l’antico Tempio di Salomone. Il titolo rilasciato dallo Studium riguarda le scienze bibliche e l’archeologia. È per questo che tale istituzione è stata coinvolta per tutto il XX secolo in numerosi scavi nei maggiori siti della Terra Santa.
Tra i più eminenti archeologi formati dallo Studio e poi docenti nello stesso dobbiamo ricordare, oltre a Michele Piccirillo, il padre Bellarmino Bagatti (1905-1997) che si occupò del cimitero romano di Commodilla, del santuario delle Beatitudini, di quello della Visitazione, di quello di Emmaus, di quello del Dominus Flevit sul Monte degli Ulivi.
Importanti anche le indagini di padre Stanislao Loffreda, esperto di ceramica palestinese, che ha scavato molto in Medio Oriente e, segnatamente, a Tabga, Cafarnao, Macheronte, Magdala e Bethlemme.
Testo di Fabrizio Bisconti, pubblicato su L’Osservatore Romano di domenica 13 maggio 2018.
Bibbia Malik al-Kamil OFM Osservatore Romano Terra Santa
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