La vita cristiana è molto vivace e la preoccupazione dei Pastori è attenta a che non manchino nelle loro comunità i ministeri ed i carismi che animano il Corpo di Cristo che è la Chiesa. Sensibili a questo fatto, diversi Vescovi hanno desiderato e ricercato per le loro diocesi anche la preziosa perla della vita contemplativa. Le figlie di S. Chiara rispondono come Chiara stessa, già dal 1237, rispondeva al Vescovo di Reims che chiedeva per la sua diocesi in Francia delle suore contemplative: ”se la Maestà divina avesse benedetto il loro Ordine … e avesse moltiplicato le sue figlie, (lei, Chiara) non avrebbe mancato a quel lodevole invito” [1].
La vita claustrale di S. Chiara di Assisi, anche in Rwanda si diffonde a macchia d’olio. Dal primitivo e fervido alveare di Kamonye, uno sciame di clarisse è partito per Musambira. Da questi due monasteri un altro sciame è partito per il Burkina Faso. Da Kamonye un altro gruppo (al momento 7 clarisse) sta partendo per Biumba (a nord del Rwanda): dove stanno allestendo il nuovo monastero in onore della Madre di Dio: Nyinawimana (quale è, appunto, il nome del nuovo monastero). Progetto che come ufficio missionario stiamo ancora cercando di sostenere. Qui a Nyinawimana negli anni ‘70 il P. Giacomo Bini (in seguito Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori) aveva costruito un grazioso eremo francescano per i suoi frati in cima ad una meravigliosa montagna vicino al confine con l’Uganda. Questo eremo, perché se ne conservi la memoria, la Diocesi l’ha custodito anche durante la guerra e verrà a trovarsi nel cuore del chiostro quando i lavori di costruzione del monastero saranno conclusi.
I lavori del nuovo monastero sono appena iniziati: lo stretto necessario per far sopravvivere la nuova comunità delle 7 sorelle (la comunità di Kamonye da cui provengono, le invidiano e giocano con loro sul n° 7: sette vizi capitali? sette sacramenti? sette doni dello Spirito Santo? Personalmente, quando sono stato con loro poche settimane fa, le ho augurato di essere: all’inizio le 4 virtù cardinali e le tre teologali… poi i doni dello Spirito Santo … e poi risplendano come le stele dell’Orsa Maggiore e… in armonia: come le 7 note della chitarra).
La costruzione fatta risponde più o meno a una decima parte del progetto più vasto. Perché un monastero sia stabile, ha bisogno infatti di molti spazi interni per una quarantina di suore: chiesa per la preghiera, per loro e per la gente; spazi per lavorare: sia per lavori svolti insieme, sia per lavori svolti singolarmente; un buon chiostro per aria, fiori. Un orto esterno da coltivare; stalle; alveari…cucina per sé e per i poveri che normalmente affluiscono.
Come è fatta la vita di un monastero vista dal di dentro? Sono dedite esclusivamente alla preghiera con la chiesa e per tutta la Chiesa. Chiara era solita spiegare la propria vocazione contemplativa ad Agnese di Boemia: “per usare propriamente le parole dell’Apostolo (1Cor 3,9) ti considero collaboratrice di Dio stesso e colei che rialza le membra cadenti del suo corpo ineffabile” (FF2886).
Di che vivono. Si sostengono con il lavoro delle loro mani (nel poco tempo ‘quasi rubato’ alla preghiera) e con l’aiuto della Provvidenza. A Musambira lavorano con i mezzi forniti da voi, cari Benefattori: l’impastatrice e il forno per fare il pane per sé e i bambini, gli alveari, le mucche da latte (questa estate a causa di una epidemia nella zona, due mucche sono morte, ne hanno dovute comperare altre), lavorazione della cera per candele, l’orto: insalata, pomodori, patate, manioca, zucchine di tutti i tipi, frutta tropicale …, allestimento dei S. Rosari, a Kamonye lavorano molto con le vesti liturgiche…
Provvidenza di Dio
È un capitolo molto importante. Per scelta di S. Francesco e di S. Chiara quando si entra in convento o in monastero non ci si deve portare niente dietro perché Gesù ha chiesto a quelli che erano intenzionati a condurre vita comune con Lui: ”Va, vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi” (Lc 18,22 e passi paralleli) [2]. Una volta fatta questa scelta di fondo si rimane poveri per tutta la vita e si viene aiutati da quella che S. Francesco chiamava ‘la corte del gran Re’ (FF 1459) [3].
Cari Benefattori, voglio indicarvi ora, come testimonianza, la lapide che il nostro defunto P. Giovanni Boccali, allora Ministro Provinciale, ha fatto scolpire perché rimanga a perpetua gratitudine sul portale del monastero di Musambira per Bartolomeo Corti (dalle clarisse chiamato papà Lino, vedi foto n.10, già sindaco nel Trentino): nel 2004-2007 questo Benefattore ha effuso le sue sostanze per la costruzione del monastero di Musambira, acquistando una grande eredità in Paradiso: sta sempre nelle preghiere del monastero. Ora è vicino a S. Francesco e a S. Chiara.
Se vi chiediamo una mano per le nostre clarisse è perché anche voi, con i beni terreni, come potrete, possiate acquistarvi i beni celesti, quelli veri, che rimangono. La cosa più urgente di cui le nostre suore di Biumba hanno bisogno è quella di portare a compimento la struttura del Monastero: ci vuole un’ingente somma (che spesso è fatta anche di 1+1+1…euro). Per gli altri due monasteri: aiuti per il miglioramento delle strutture; libri liturgici; breviari per la preghiera; libri di spiritualità; libri di francescanesimo; acini e quanto serve per fare i Rosari; macchina per fare le saponette; stampi per fare le candele; materiale per la preparazione di vesti liturgiche; stoffe particolari da lavorare; materiale per le api …
Carissimi, ogni vostro centesimo si trasforma in oro. Voglio concludere con questo aneddoto orientale che prendo da Tagore su ‘il mendicante e il re’
“Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo il sentiero del villaggio, quando, nella lontananza, apparve il tuo aureo cocchio come un segno meraviglioso; io mi domandai: Chi sara’ questo Re di tutti i re? Crebbero le mie speranze e pensai che i miei giorni tristi sarebbero finiti; stetti ad attendere che l’elemosina mi fosse data senza che la chiedessi, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere. Il cocchio mi si fermo’ accanto. Il tuo sguardo cadde su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita. Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano dicendomi: – Cosa hai da darmi?- Ah!, qual gesto regale fu quello di stendere la tua palma per chiedere a un povero! Confuso ed esitante tirai fuori lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e te lo diedi. Ma qual non fu la mia sorpresa quando, sul finir del giorno, vuotai per terra la mia bisaccia e trovai nello scarso mucchietto un granellino d’oro! Piansi amaramente dinon aver avuto il cuore di darti tutto quello che possedevo”.
CONTO CORRENTE BANCARIO
Banca Popolare Etica Filiale di Perugia Via Piccolpasso 109 – 06128 – Perugia Iban: IT 47 Y 05018 03000 000011475613 Intestato a: Provincia Serafica san Francesco – Missioni estere Onlus, p.zza Porziuncola 1 – 06081 Assisi (PG)
Per maggiori informazioni, visita il sito delle Missioni dei Frati Minori dell'Umbria
Aiuto Clarisse Lavoro Missioni estere Rwanda Santa Chiara Vocazione
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