Trovarsi insieme, Religiosi e Religiose dell’Umbria per ringraziare Dio per il dono della vocazione, ma anche per riflettere sulla propria identità e il proprio ruolo nel mondo. È questo il senso della tradizionale Giornata Regionale della Vita Consacrata che si è tenuta oggi al Santuario della beata Madre speranza di Collevalenza.
La Giornata ha visto la presenza tra gli altri, di S.E. Domenico Cancian fam, vescovo di Città di Castello e delegato CEU per la Vita consacrata e di S.E. Renato Boccardo, vescovo di Spoleto-Norcia. Oltre a loro erano presenti anche p. Claudio Durighetto e p. Matteo Siro, rispettivamente Ministro provinciale dei frati minori dell’Umbria e dei frati minori Cappuccini.
La Giornata ha avuto il suo apice nella Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Boccardo il quale, nella sua omelia, ha ricordato che – come Paolo che ha sentito la voce di un Macedone che lo chiamava ad andare da lui a portargli la Parola – c’è un “urlo” che attraversa il tempo e che continua a chiamarci, ad andare a portare la Parola di Dio, ad essere testimoni fino agli estremi confini della terra.
L’invito ad essere testimoni autentici, credibili, capaci di suscitare, nelle persone che ci incontrano, una domanda o – come ricorda il Vangelo – anche a subire una persecuzione che, ha detto il vescovo, è segno proprio del fatto che la nostra presenza lascia il segno.
La mattinata si era aperta con la Riflessione di mons. Cancian che, prendendo spunto dall’espressione paolina in 2Cor 1,24 che ha dato il titolo alla Giornata, “Collaboratori della vostra gioia”, ha parlato della necessità di riscoprire la gioia di vivere e testimoniare il Vangelo e di portare Gesù, perla preziosa, a tutti.
Per fare ciò, ha ricordato, occorre che “noi per primi”, ovvero i consacrati, scaviamo in profondità alla ricerca del bene prezioso; la perla infatti “è sotto terra, nascosta sotto altre cose”. In superfice – ha continuato mons. Cancian – “ci sono altri beni, secondari e che rischiano di abbagliarci”.
Lo stile col quale si cammina e si testimonia Cristo, è la sinodalità, ovvero mettendo – come ci insegnano i fondatori – i carismi religiosi al servizio della Chiesa particolare. I santi, nella chiesa, ci insegnano che “la comunione ecclesiale è una fonte alla quale attingere in continuazione, per sfuggire alla spinta centrifuga che in tanti modi ci vuole spingere fuori”.
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