Tra i molti Santuari resi celebri dalla presenza più o meno prolungata del Poverello di Assisi, lo Speco di Narni è forse il meno noto. Vi si accede da Terni, per il bivio di Stroncone (km 17) o da Narni per S. Urbano (km 14). Situato a 560 metri sul livello del mare, annidato fra le rocce e gli aceri del monte Bandita, lo Speco di Narni è il luogo francescano più antico di tutta la Valnerina.
Lo storico Paul Sabatier, passando in rassegna i più pittoreschi e caratteristici conventi francescani sparsi qua e là per la Toscana, l’Umbria e la Sabina, non dubita di annoverare tra essi anche l’eremo di Sant’Urbano definendolo: “Uno dei tipi più pittoreschi e significativi di questa sorta di case”.
È veramente un luogo come lo intendeva S. Francesco; lontano dai rumori delle vie di transito, immerso nella natura ridente e serena, il Santo vi si ritirava volentieri in silenzio e in preghiera, meditando a lungo la Passione del Signore.
Francesco arrivò quassù nel 1213. Veniva da Narni, a piedi, con pochi suoi compagni, dopo una delle sue prime missioni apostoliche.Ricercatore di luoghi solitari adatti alla preghiera, il luogo doveva essergli stato segnalato nella zona. Le origini dell’eremitaggio risalgono intorno al Mille. Dipendeva dai benedettini di S. Benedetto in Fundis di Stroncone e comprendeva le varie grotte sotto la scogliera e l’oratorio di S. Silvestro con la cisterna attigua.
Il piccolo villaggio medievale di S. Urbano, adagiato sul colle, ha dato il primitivo nome allo Speco. Questo per Francesco e i primi biografi fu l’eremo di S. Urbano, il deserto di S. Urbano. In alto, tra gli elci, è il cuore di questo Santuario: lo Speco del Santo, l’oratorio, la celletta con il letto dove egli giacque infermo e la colonna dalla quale l’Angelo suonò per lui la cetra. Quanto si può ammirare qui in basso si sviluppò, in gran parte, agli inizi del 1400, con l’impulso dell’Osservanza, all’epoca di fra Bernardino da Siena che volle custodire questo luogo, facendone un ritiro per i frati.
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