Nella seconda meditazione del Triduo in preparazione alla solennità di san Giuseppe (guarda qui la I meditazione), don Giuseppe Pulcinelli ha preso spunto dalla figura di Abramo, ponendo a confronto il patriarca con san Giuseppe. Se il primo è stato chiamato a mettersi in cammino senza sapere dove era diretto, anche a questi è richiesta un’adesione basata sulla fede alla volontà di Dio.
Giuseppe è, infatti, chiamato ad essere capo e custode della famiglia del Messia. Egli doveva essere testimone dell’origine divina di Gesù con il concepimento straordinario e la sua nascita verginale da Maria. Questo aspetto è evidenziato, in particolare, dalla stirpe davidica di Giuseppe, che rende il Figlio, “figlio di Davide”. L’altro titolo con cui Gesù viene chiamato è “figlio di Abramo”. Qui la prospettiva salvifica si allarga agli altri popoli che mediante la fede diventano partecipi della benedizione del grande patriarca.
E’, infatti, proprio, la fede ciò che accomuna maggiormente Abramo e Giuseppe. Davanti alla gravidanza di Maria, Giuseppe vorrebbe uscire da questa storia scomoda e sicuramente molto dolorosa. Invece, ascoltando l’angelo che gli parla in sogno, capisce che la proposta di rimanere al fianco della sua promessa sposa non può venire che da Dio, perché non è tra quelle a cui stava pensando e perché è accompagnata da una profonda pace altrimenti inspiegabile.
Questo atto rende Giuseppe giusto perché aperto alla volontà di Dio anche quando questa supera la normale immaginazione e spinge verso un salto coraggioso da fare proprio nella fede. Egli, giusto per fede come Abramo, ha creduto nella speranza contro ogni speranza. Anche Papa Francesco ha messo in risalto questo aspetto nella sua Lettera Apostolica Patris Corde: “Giuseppe accoglie Maria senza mettere condizioni preventive. Si fida delle parole dell’Angelo. «La nobiltà del suo cuore gli fa subordinare alla carità quanto ha imparato per legge; e oggi, in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente, Giuseppe si presenta come figura di uomo rispettoso, delicato che, pur non possedendo tutte le informazioni, si decide per la reputazione, la dignità e la vita di Maria. E nel suo dubbio su come agire nel modo migliore, Dio lo ha aiutato a scegliere illuminando il suo giudizio». Tante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia. Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni”.
Anno di san Giuseppe Catechesi Porziuncola Quaresima San Giuseppe Triduo
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