Si è svolta ieri sera nella Basilica di Santa Maria degli Angeli la sesta serata del Settenario in preparazione al Natale del Signore. L’Antifona Maggiore, commentata da p. Gianpaolo Masotti, recita: “O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno, vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.” Le genti cui si riferisce sono i pagani, perché Dio è Re di tutti i popoli senza distinzioni e preferenze. È un Re diverso, che non si avvale di eserciti o armi, ma fonda la sua strategia sul donare sé stesso per la nostra salvezza.
Se l’uomo di oggi riesce facilmente a riconoscere Gesù quale amico e fratello, trova invece più difficoltà a proclamarlo Signore e assegnargli un potere sulla sua vita. È a questo livello che si gioca il salto di qualità nella fede: il passo decisivo è accettare Cristo come Salvatore, colui che può cambiare la nostra situazione di fatica e di peccato, colui che, oltre che uomo, è soprattutto Dio.
Il titolo regale è assegnato a Gesù lungo tutta la sua vita, dall’infanzia fino alla croce. Fa l’esperienza del rifiuto fin dalla sua nascita, quando non si trova un posto per lui nell’alloggio oppure quando i potenti lo cercano per ucciderlo. L’affresco di Giotto nella Basilica di San Francesco, rappresentando il Natale di Greccio, dipinge il bambino adagiato in un sarcofago avvolto dalle bende del sepolcro. “Il messaggio è chiaro – afferma p. Gianpaolo – lo sguardo deve andare avanti, deve andare dal Natale di Betlemme alla Pasqua di morte e Risurrezione. Il Re è visibile pienamente sulla croce, con le braccia aperte, dove l’altro conta più della sua vita, dove dona tutto e non chiede niente.”
P. Gianpaolo conclude la meditazione citando la lettera di Papa Francesco “Admirabile Signum” sul significato e il valore del presepe: “I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri sapienti, assetati d’infinito, che partono per un lungo e pericoloso viaggio che li porta fino a Betlemme (cfr Mt 2,1-12). Davanti al Re Bambino li pervade una gioia grande. Non si lasciano scandalizzare dalla povertà dell’ambiente; non esitano a mettersi in ginocchio e ad adorarlo. Davanti a Lui comprendono che Dio, come regola con sovrana sapienza il corso degli astri, così guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili. Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.”
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