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Omelia del Ministro provinciale, p. Claudio Durighetto 08 Set 2015

Dedicazione della Basilica di Santa Chiara

Domenica 6 settembre le suore del Protomonastero di Santa Chiara in Assisi hanno celebrato il 750° anniversario della Dedicazione della Basilica nella quale ogni giorno contemplano il Signore al quale offrono lodi e ringraziamenti, e insieme Gli presentano invocazioni e suppliche per quanti si affidano alle loro preghiere e per il mondo intero. Riportiamo l’omelia tenuta dal Ministro provinciale dei Frati Minori dell’Umbria, p. Claudio Durighetto, a cui le Sorelle Clarisse hanno chiesto di presiedere la solenne celebrazione eucaristica alle ore 11.30:

Abbiamo la gioia di ritrovarci in questa bellissima Basilica nel giorno anniversario della sua Dedicazione. Esattamente 750 anni fa, come oggi, avvenne infatti la dedicazione di questa chiesa, in onore della grande Santa che amava chiamarsi la piccola pianta, la pianticella del beato Francesco…

Chiara era morta l’11 agosto 1253, a San Damiano. Il giorno seguente Papa Innocenzo IV, che vi era già sceso nei giorni precedenti per visitarla ormai morente e che il 9 agosto aveva confermato la Regola di Chiara per il Monastero di San Damiano, ne celebrò i solenni funerali. Dopodiché la salma fu trasportata con grande solennità e commozione in Assisi, presso la chiesa di San Giorgio, per darle sepoltura nello stesso luogo in cui era stato deposto il corpo di Francesco il giorno seguente la sua morte, avvenuta alla Porziuncola la sera del 3 ottobre 1226 e dove vi era rimasto fino al 25 maggio 1230, quando il Santo, già canonizzato da due anni, fu traslato nella grandiosa chiesa eretta in suo onore.

Il sepolcro di Chiara fu subito meta di pellegrinaggi e testimone di stupendi prodigi, conversioni, miracoli. Dobbiamo pensare che la fama di Chiara aveva da tempo raggiunto in pratica tutto l’Occidente, e in molte città si erano andate costituendo comunità claustrali che si ispiravano al monastero di San Damiano, della Valle Spoletana. Assisi la considerava una propria gloria, anche perché tante figlie di questa città si erano unite a Chiara nella sua meravigliosa avventura evangelica, ed erano diventate, alla scuola di questa donna forte e di san Francesco, una comunità ferventissima nella fede e nella lode di Dio, generosissima nell’intercessione, nella penitenza e nella pazienza di Cristo, testimone dell’assoluto per la grazia dello Spirito Santo.

Chiara venne canonizzata da papa Alessandro IV, ad Anagni, nel 1255, probabilmente il 15 agosto. Un gruppo di Sorelle seguì la Madre, subito o poco dopo: una piccola comunità, assistita spiritualmente da alcuni Frati, secondo la volontà dello stesso San Francesco, che aveva promesso di avere di loro sempre cura diligente e sollecitudine speciale. Poi tutta la comunità si porterà qui, nell’adiacente monastero. Nel 1257 si iniziò la costruzione della nuova chiesa, non senza difficoltà e travagli… Nel 1260 le sacre spoglie della santa Madre vi furono trasferite sotto l’altare maggiore.

Il 21 agosto papa Clemente IV scrisse da Perugia ai frati che prestavano servizio qui di preparare tutto per la consacrazione, da celebrarsi il 31 agosto. Poi però la celebrazione venne rimandata alla domenica successiva. Il 6 settembre fu una grandissima festa col Papa, Cardinali, Vescovi, coi frati, le autorità cittadine e tutta Assisi e con tantissimi devoti della Santa. Il Papa stesso consacrò l’altare maggiore, inserendovi reliquie di san Francesco e di santa Chiara, mentre due Cardinali consacravano gli altari laterali sui lati del transetto, dedicati uno alla Vergine Maria e l’altro a San Giorgio, San Cosma e San Damiano. Un altro Cardinale consacrava secondo il rito l’intero edificio, all’interno e all’esterno.

La basilica dedicata a Chiara sta sul lato opposto della città, rispetto a quella dedicata a Francesco, ma entrambe si guardano e insieme sembrano come cingere Assisi, irradiando la bellezza della santità. Questa richiama la basilica superiore di San Francesco, ma ha un suo carattere proprio e peculiare. Ciascuna costituisce come un grandioso e raffinato reliquiario, attraverso il quale si può venire a contatto con la storia, la vita, la santità di coloro che vi sono celebrati… anche se, in realtà, queste chiese celebrano la grandezza di Dio, poiché nei santi ciò che maggiormente risplende è proprio la gloria di Dio, la sua bontà, la sua grandezza, la sua “creatività”, la sua misericordia.

La basilica è la chiesa del Monastero di Santa Chiara, dove il Signore Dio viene adorato in Spirito e Verità, dove Gesù si fa presente nella sua parola annunciata, nei sacramenti celebrati, nella comunità riunita. È una casa di preghiera dove le Sorelle Clarisse, fanno della loro vita donata nel nascondimento una lode, un’offerta gioiosa al Signore e col Signore, per la vita del mondo. È il luogo dove il cielo e la terra si avvicinano, dove si innalzano preghiere al Signore della misericordia e della pace, per il bene di tutti.

La basilica serve anche ad accogliere i pellegrini, perché in questo luogo il Signore ascolta la preghiera, qui il Signore ascolta e perdona, come abbiamo sentito nelle parole del re Salomone per la consacrazione del Tempio di Gerusalemme. Qui i pellegrini, richiamati dalla santità di Chiara e attirati da Chiara stessa, possono presentare le loro pene, le sofferenze, le preoccupazioni, le intenzioni di preghiera e deporle presso il sepolcro della Santa e nelle mani delle sue figlie, le Sorelle Clarisse. Qui tutti, indistintamente, possono ammirare e apprendere le virtù di una donna dalla vita decisamente chiara.

 

Vorrei, in conclusione, sottolineare tre legami, di questo luogo e di Chiara stessa, che risaltano negli eventi che abbiamo ricordato.

Il primo, col Papa: attraverso il Papa Chiara si sente ancorata a Dio e si sente in comunione con tutta la Chiesa; sente di stare sulla solida roccia della fede cattolica. Davanti al Vicario di Cristo Chiara si comprende pienamente nella sua vocazione mariana, nel suo essere chiamata ad impersonare il mistero della Chiesa Sposa, davvero radicalmente povera, ma ricca della grazia divina e del divino amore.

Il secondo, coi Frati Minori: Francesco sapeva bene che Chiara e le Sorelle ripresentavano al vivo il mistero di Maria; sapeva anche che i servi di Cristo devono sempre imparare da Maria la via dell’umiltà e della pazienza, il primato della grazia. Chiara e le sorelle con la loro testimonianza di fede, di preghiera e di vita nascosta riportano i discepoli del Signore all’essenziale, ricordando che se il Signore non costruisce la casa, invano si arrabattano, corrono e si affaticano i costruttori… Inoltre, con la preghiera esse danno fecondità all’apostolato e all’opera missionaria dei fratelli.

Il terzo, con la città: Chiara sentiva un legame profondo con la sua città di Assisi, e Assisi intuiva quale grande tesoro costituisse questo monastero e lo sosteneva con aiuti ed elemosine. D’altra parte Chiara ha dimostrato in varie occasioni la potenza della sua protezione e intercessione sulla città. Il monastero è nella città e per la città, così la città è con il monastero e per il monastero… Evidentemente Chiara ha rimodellato l’antica struttura monastica dandole la forma della povertà, con una profonda tonalità fraterna e un timbro penitenziale, mutuato dalle esperienze delle recluse, che fiorivano nelle città medievali del Centro Italia: erano come delle sentinelle dello spirito, delle vedette della preghiera, delle guardie armate per il combattimento spirituale… Chiara mentre la assume, ingentilisce e per così dire umanizza l’aspra forma di vita della reclusione; in pari tempo rinnova la vita monastica tradizionale con la sua spiritualità fresca ed evangelica, dandole un tocco tutto femminile di gioia, di comunione fraterna, di squisita carità. La troviamo così all’inizio di questa nuova forma di vita, detta semplicemente delle monache, o dei monasteri “di clausura”.

Rendiamo grazie a Dio per la sua misericordia e per i suoi immensi prodigi, che ha compiuto e continua a compiere tra noi.



Claudio Durighetto Dedicazione Ministro provinciale Omelia Santa Chiara

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