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È arrivata la Reliquia Maggiore di San Francesco presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli 22 Giu 2024

«Difatti porto le stimmate di Gesù»

Ha avuto inizio il triduo di preghiera con l’arrivo della Reliquia Maggiore di San Francesco proveniente dal Santuario della Verna, portata a Santa Maria degli Angeli dal Guardiano fra Guido Fineschi. Un tempo di grande grazia, in occasione della celebrazione del centenario dell’impressione delle Stimmate al Poverello di Assisi, avvenuta 800 anni fa sul monte della Verna. 

 Ad accogliere la Reliquia sul sagrato della Basilica, accompagnata dalla Polizia di Stato a cavallo e da una rappresentanza dei Carabinieri, con il suono delle trombe, è stato il custode della Basilica fra Massimo Travascio.

 La Reliquia è stata già in diversi luoghi in Italia (Sicilia, Campania, Veneto) e all’estero, sempre accolta con grande gioia dai fedeli: è stata in Egitto e in Ottobre, in occasione della festa di San Francesco, andrà in Terra Santa. Anche qui a Santa Maria degli Angeli l’accoglienza delle persone è stata entusiasta, la devozione commossa, per affidare ancora una volta le proprie vite e la propria storia ferita all’intercessione di San Francesco.

<>La Reliquia Maggiore di San Francesco di Assisi, consistente in un lembo di stoffa intriso del sangue del Poverello stimmatizzato alla Verna nel settembre del 1224, custodita in un apposito reliquiario.

 

 L’assemblea ha pregato alla presenza della Reliquia facendo proprie le parole che papa Francesco ha composto in occasione della sua visita alla Verna: 

 “San Francesco, uomo piagato dall’amore Crocifisso nel corpo e nello spirito, guardiamo a te, decorato delle sacre stimmate, per imparare ad amare il Signore Gesù, i fratelli e le sorelle con il tuo amore, con la tua passione. Con te è più facile contemplare e seguire Cristo povero e Crocifisso. Donaci, Francesco, la freschezza della tua fede, la certezza della tua speranza, la dolcezza della tua carità. Intercedi per noi, perché ci sia dolce portare i pesi della vita e nelle prove possiamo sperimentare la tenerezza del Padre e il balsamo dello Spirito. Le nostre ferite siano sanate dal Cuore di Cristo, per diventare, come te, testimoni della sua misericordia, che continua a guarire e a rinnovare la vita di quanti lo cercano con cuore sincero. O Francesco, reso somigliante al Crocifisso, fa’ che le tue stimmate siano per noi e per il mondo segni splendenti di vita e di risurrezione, che indichino vie nuove di pace e di riconciliazione. Amen”.

In serata la comunità dei frati, con la presenza di molti fedeli, si è ritrovata in Basilica per pregare insieme davanti alla Reliquia, con una veglia di preghiera presieduta da fra Guido Fineschi il quale ha tenuto un profondo insegnamento sul senso delle stimmate:

“E proprio di questa conformazione le stimmate sono uno dei segni più eloquenti che il Signore abbia concesso, lungo il corso dei secoli, a fratelli e sorelle nella fede di varia condizione, stato e provenienza. A tutti, nel Popolo santo di Dio, ricordano il dolore sofferto per nostro amore e per la nostra salvezza da Gesù nella sua carne; ma sono anche un segno della vittoria pasquale: è proprio attraverso le piaghe che la misericordia del Crocifisso Risorto, come attraverso dei canali, scorre verso di noi. Fermiamoci a riflettere sul significato delle stimmate, dapprima nella vita del cristiano e poi nella vita del francescano”. 

 Fra Guido ha inoltre sottolineato che: “Il valore delle stimmate nella vita di ogni cristiano: “Il discepolo di Gesù trova in san Francesco stimmatizzato uno specchio della sua identità. Il credente, infatti, non appartiene a un gruppo di pensiero o di azione tenuto insieme dalle sole forze umane, ma ad un Corpo vivente, il Corpo di Cristo che è la Chiesa.

E questa appartenenza non è nominale, ma reale: è stata impressa nel cristiano dal Battesimo, che ci ha segnati con la Pasqua del Signore. Così, nella comunione d’amore della Chiesa, ciascuno di noi riscopre chi è: un figlio amato, benedetto, e riconciliato, inviato per testimoniare i prodigi della grazia ed essere artigiano di fraternità”.

L’insegnamento è chiaro: il cristiano, proprio perché battezzato in Cristo, è chiamato a fare attenzione a tutti coloro che incontra, soprattutto è chiamato a rivolgersi in modo speciale agli ‘stimmatizzati’ che incontra, ai ‘segnati’ dalla vita, che portano le cicatrici di sofferenze e ingiustizie subite o di errori commessi. E in questa missione in San Francesco stimmatizzato alla Verna, si può trovare un compagno di cammino che sostiene e aiuta a non lasciarsi schiacciare da difficoltà, paure e contraddizioni, proprie e altrui.

Seguendo le orme di san Francesco, il cristiano testimonia la povertà evangelica, è ciò che Francesco ha fatto ogni giorno, dall’incontro con il lebbroso in poi, dimenticando sé stesso nel dono e nel servizio. Il Poverello è giunto perfino, negli ultimi anni, a ‘disappropriarsi’ (questa parola è una chiave di volta) in un certo senso di ciò a cui aveva dato inizio

Il Serafino che appare a Francesco alla Verna, segnando il suo corpo, è lo stesso che gli si era impresso nel cuore all’inizio della sua “conversione” a San Damiano e che gli aveva indicato la missione di ‘riparare la sua casa’. È quel Crocifisso che Francesco amò con tutto se stesso fini a divenirne pienamente conforme.

 

 

 



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