Fra Stefano Cogoni ci ha introdotti alla sesta sera del Settenario di Natale alla Porziuncola (I - II - III - IV - V sera). L'antifona recita:
O Re delle genti:
atteso da tutte le nazioni:
pietra angolare che riunisci i popoli in uno:
vieni e salva l'uomo che hai formato dalla terra.
Il titolo che scelto è una domanda provocatoria: ma dove è lo straniero? Dio per primo desidera e continua a sognare un unico popolo! È questa un’attesa utopica ancora non realizzata?
Più volte i profeti, con i riferimenti alla casa di Davide, ci hanno avvicinati a questa espressione: il successore di Davide che siederà sul suo trono, non regnerà solo sulla casa di Giuda e di Israele, ma su tutte le genti. Siamo sollecitati ancora di più in questo tempo, ad esprimere la nostra speranza e la nostra supplica per ogni persona, per tutte le nazioni. Questo dovrebbe essere il sogno, desiderio di ciascuno di noi… incontrare il Re di tutte le genti!
Il desiderio nasce in una situazione in cui manca qualcosa. Chi o che cosa ci manca? Una sicurezza su cui poterci appoggiare e vivere nella stabilità? Già proprio ora, in questi mesi… dove tutto sembra instabile a causa della guerra vicinissima a noi…le minacce dei potenti di questo mondo ci spaventano… ci manca l’unità.
Proprio nella crisi invochiamo la speranza!
In Cristo tutti possiamo avere Dio per Padre, tutti possiamo essere fratelli e sorelle, costituendo una nuova fraternità universale. Chiediamo il dono della Fede rinnovata…
Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa (Gal 3,26-29).
Ecco essere figli di Dio, figli adulti, liberi, che non hanno più bisogno di un padrone, un dominatore… possiamo essere in grado di entrare in possesso di una grande eredità.
E l’eredità è la vita stessa di Dio! e si può accedervi ricevendo il dono dello Spirito che rende ciascuno figlio come il Figlio: "Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!” (Gal 4,6). Rivestiti di Cristo, si indossa così la veste candida che indica la nuova condizione che annulla ogni differenza di stato e che suscita l’inno di lode: «Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente, giuste e vere le tue vie, Re delle genti! … le genti verranno e si prostreranno davanti a te…» (Ap 15,3-4).
La giovane Maria, abitata da Dio per mezzo dello Spirito, canta ed esulta in Dio suo salvatore, rende grande il Signore perché ha compiuto grandi cose per la sua umile serva (cf Lc 1,46-55). Con Lei innalziamo il nostro grido perché la pace e la giustizia del Re delle nazioni si diffondano in tutta la terra e diveniamo un unico popolo, noi tutti, fragili creature d'argilla, ma plasmati a immagine e somiglianza di Dio, nell'unica Chiesa di Cristo.
Giungiamo ormai ai piedi della mangiatoia riconoscendo Gesù nostro Re, nostra Guida. Il Re è colui che guida! La sua potestà sta nella capacità di guidare il popolo, di impegnarsi per lui. Viene a mettere insieme tutti i popoli sotto la tenda del mondo, e lo guida verso la terra promessa dell'amore, garantisce la sua protezione con il dono di sé.
La regalità di Gesù sta proprio nell'offerta della sua vita per il bene dell'umanità. In Gesù, Dio si fa carne, si fa uomo, si abbassa per redimere l'umanità. Nella povertà della culla di Betlemme c’è tutta la nostra povertà. Contempliamo l'abbassamento di Dio per portarci per sperimentare in pari tempo l'innalzamento nostro. Tanto più Dio si abbassa, tanto più l'uomo si innalza. E' la logica che Ribalta, rovescia l’ordine naturale. La Scrittura ci parla spesso dell'abbassamento di Dio per il bene dell'umanità, fino a quel momento estremo della lavanda dei piedi e della morte in croce del Figlio.
Questo è il fulcro stesso del Natale. E' il mistero della "kenosi", dell'abbassamento divino, della spoliazione regale del Padreterno in favore di tutti.
Solo Dio può pensare e fare "cose strane" come queste per dichiarare il suo amore all'umanità, per tutti.
Oggi invochiamo Gesù Re delle nazioni, ma un Re abbassato: affinché impariamo anche noi a chinarci sulle ferite, sul dolore di tanti fratelli e sorelle, specialmente dei popoli oggi martoriati dalla guerra.
Lui ci custodisce, ci fa da guida, per farci riconciliare, per eliminare gli ostacoli nel nostro cammino. Per questo offre sé stesso, nel pane e nel vino, per amore di tutti!
Domandiamoci: Ma il nostro è un amore per tutti come ha fatto Dio nostro Padre? O è solo per i nostri, quelli che ci vanno più a genio? Abbiamo un cuore capace di includere tutti? Abbiamo a cuore lo stesso di desiderio di Dio? Oppure differenziamo il nostro amore… ad alcuni molto ad altri poco, ad altri ancora invece niente, perché ritenuti non meritevoli del nostro affetto… ed è così che ci dimentichiamo dell’amore gratuito che abbiamo ricevuto e ne abbiamo fatto un nostro possesso da elargire solo ad alcuni.
Per concludere…cito alcuni pensieri di Papa Francesco il quale, in questi quasi 10 anni di pontificato, ci ha richiamati ad un atteggiamento nuovo rispetto al diverso da noi, l’altro. Alla necessità di guardare gli altri con occhi nuovi… Lo ha fatto attraverso l’enciclica “Fratelli tutti” del 3 ottobre 2020. Spesso si è soffermato, sulla misericordia inclusiva del Padre: «A noi spetta aprire il cuore, fidarci di Gesù e accogliere questo messaggio d’amore, che ci fa entrare nel mistero della salvezza».
«L’inclusione si manifesta nello spalancare le nostre braccia per accogliere senza escludere; senza classificare in base alle condizioni sociali, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione. Davanti a noi c'è solo una persona da amare come la ama Dio».
Il Pontefice ci ricorda ancora che «Dio nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. La misericordia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche». “Amare Tutti!”. Occorrerà quindi passare dalla logica dell’egoismo, della chiusura, dello scontro, della divisione, della superiorità, alla logica della vita, della gratuità, dell’amore. Dalla logica del dominio, dell’oppressione, della manipolazione, alla logica dell’accogliere, del ricevere, del prendersi cura». Solo così la Chiesa diventerà la casa dell’ospitalità
Si tratterebbe di una fraternità accogliente, anche tra noi frati specialmente, in cui risplende l’amore universale di Dio Padre».
Dio non chiude mai gli orizzonti, ci manda il suo Figlio, lo dona, lo consegna, lo condivide; affinché impariamo il cammino della fraternità, del dono.
Ripetiamo allora il nostro grido, con accorato desiderio, affinché dall’utopia, dal sogno si possa giungere alla realtà:
Come i S. Magi camminiamo insieme, non più soli e indifferenti, nessuno è più straniero, ma come fratelli tutti, corriamo verso Betlemme, andiamo ad adorare, a gustare la dolcezza dello stare con il nostro Re!
Dio nostro, Trinità d’amore,
dalla potente comunione della tua intimità divina
effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno.
Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù,
nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana.
Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo
e di riconoscere Cristo in ogni essere umano,
per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati
e dei dimenticati di questo mondo
e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi.
Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza
riflessa in tutti i popoli della terra,
per scoprire che tutti sono importanti,
che tutti sono necessari, che sono volti differenti
della stessa umanità amata da Dio. Amen.
Vieni, o Re della terra
Vieni, Signore Dio nostro, vieni!
Rendici una cosa sola con te!
Antifone maggiori Avvento Natale O Rex Gentium Porziuncola Settenario Stefano Cogoni
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