Questo ciclo di catechesi quaresimali, percorso con il desiderio di conoscere il mistero di Cristo, ci ha portati a fissare lo sguardo su “l’Agnello di Dio che ha tolto il peccato del mondo”, centro e ragion d’essere della nuova creazione in cui siamo coinvolti sia a livello personale, che ecclesiale e universale.
L’espressione “Agnello di Dio” ci è familiare, proclamata in tutte le celebrazioni eucaristiche dal sacerdote che innalza l’eucarestia davanti ai fedeli prima della Comunione. Perché è indicato come Agnello? Perché toglie il peccato del mondo?
Si tratta di un’espressione che nel Vangelo troviamo sulla bocca di Giovanni Battista al Giordano, e che evoca una serie di sentimenti e memorie bibliche:
- Il sacrificio di Isacco, in Genesi 22, dove l’ariete/agnello prenderà il posto del figlio di Abramo.
- L’agnello pasquale dell’Esodo: nella notte in cui morirono i primogeniti furono salvi quelli che stavano nelle case segnate dal sangue dell’Agnello.
- Il profeta Isaia parla del Servo sofferente, il Messia, come di un “agnello condotto al macello”: l’agnello mansueto assume su di sé il male per eliminarlo.
- Infine potrebbe aver influito molto il linguaggio dell’Apocalisse, e di tutta la letteratura ad essa connessa, dove l’Agnello mite sconfigge la bestia. Nell’Apocalisse Cristo appare come: il Figlio dell’Uomo, il Testimone verace, il Primogenito dei Re della terra, il Veritiero, il Fedele, l’Alfa e l’Omega, il Leone della Tribù di Giuda, il Vivente. Ma l’Agnello è la figura più usata per significare e rappresentare Cristo, centro della visione della Nuova Gerusalemme, di quel nuovo ordine, ritto sul trono dell’Onnipotente. Con queste altre immagini meravigliose e splendenti, ma non fantasiose e sognanti, in cui Dio e l’Agnello sono il centro di tutto. Dio e uomo dialogano a tu per tu.
La Prima Lettera di Pietro aggiunge all’immagine dell’Agnello un elemento importantissimo per ben contemplare la grandezza dell’opera di Dio nel mistero pasquale di Gesù: “Cristo, Agnello senza difetti e senza macchia, che ci ha riscattati dalla vuota condotta, fu predestinato fin dalla fondazione del mondo”.
Il Figlio, nella mente di Dio, è colui che da sempre è destinato ad “essere per l’uomo”, fino a diventare, nello svolgersi del piano di Amore di Dio, garante, difensore, avvocato, dell’uomo, nel caso egli avessi deviato, come in realtà è accaduto. Non è il peccato dell’uomo ad aver determinato l’Incarnazione, ma il puro, assoluto, incondizionato e immeritato amore di Dio. Da sempre abbiamo, presso Dio, uno che è dalla nostra parte, sempre e comunque, senza se e senza ma: il Figlio “immolato” per noi da sempre, Volto di Dio perennemente amante dell’uomo, sia esso santo che peccatore, destinato a prendere quest’uomo e ricondurlo lì dov’è desiderato, accanto a Dio.
Questa è la Pasqua, fratelli. Gioire nel contemplare questo misero di Amore svolto per noi e significato, contenuto, offerto e ricevuto nella persona del Cristo Risorto, Agnello immolato, vittorioso per noi e con noi su ogni male, su ogni peccato, su ogni dolore. A noi è chiesto di fissare in Lui la nostra fede e la nostra speranza.
Catechesi Maurizio Verde Porziuncola Quaresima
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