«Non si può costruire la civiltà senza ripudiare ogni ideologia del male, della violenza e ogni interpretazione estremista che pretende di annullare l’altro e di annientare le diversità manipolando e oltraggiando il Sacro Nome di Dio». Con queste parole Papa Francesco si rivolgeva alle autorità egiziane (Il Cairo, 28 aprile 2017), ribadendo la necessità e la bellezza dell’incontro e del dialogo senza secondi fini, anzi creativo e promotore di una narrativa della pace. E per sigillare questa necessità, il papa consegnava agli studenti dell’università al- Azhar un augurio memorioso: «Si levi il sole di una rinnovata fraternità in nome di Dio e sorga da questa terra, baciata dal sole, l’alba di una civiltà della pace e dell’incontro. Interceda per questo san Francesco di Assisi, che otto secoli fa venne in Egitto e incontrò il Sultano Malik al Kamil».
Di questo incontro, datato 1219, papa Francesco ha indirettamente inaugurato, anticipandolo, l’ottavo centenario che le famiglie francescane si preparano a celebrare raccogliendone e sviluppandone la ricca eredità.
Che valore ha il ricordo di questo incontro nel contesto attuale? Pur non essendo dotto «Francesco d’Assisi conosceva molte cose più importanti dell’erudizione, sapeva bene come vivere con la gente, come amare la gente» (cardinal Theodore McCarrick), perciò l’eredità che si raccoglie e si vorrà tradurre in creatività sarà nel segno della prossimità, della vicinanza senza pretesa, dell’incontro faccia a faccia. È il segno della minorità che il santo di Assisi non dichiarava, ma coniugava con il verbo (siano minori), allusione alla dinamicità del vivere più che alla sua definizione statica, all’incontro sempre in fieri con Dio e tutti gli uomini in cui si è plasmati fino a che l’amaro è trasformato in dolcezza (Cf. Test 1: FF 110) - è l’espressione del genio che è il santo in cui fede, immaginazione e misericordia costituiscono assieme uno sguardo creativo, sempre propositivo, mai arreso alla letteralità.
A raccontare di questo sguardo nuovo è Alex Kronemer, regista e co-fondatore di UPF (Unity Productions Foundation), una casa di produzione che si occupa di promuovere la pace attraverso progetti culturali nelle scuole, film e documentari. Tra questi c’è il docu-film The Sultan and the Saint (USA 2016) del quale siamo onorati di ospitare l’anteprima europea (9 maggio p.v.).
Basandosi sul libro di Paul Moses The Saint and the Sultan: The Crusades, Islam, and Francis of Assisi’s mission of Peace (Doubleday 2009), e tenendo conto che in ogni incontro entrambe le parti si toccano, Kronemer srotola la storia di due uomini di fede, Francesco d’Assisi e il Sultano al-Kamil i quali, in un rocambolesco incontro, subiscono l’uno il fascino dell’altro e dall’altro sono disposti ad imparare. «È fondamentale essere in relazione, imparare gli uni dagli altri e l’incontro di Francesco con il Sultano è una storia che ci definisce come francescani», ha ribadito in un’intervista Patrick Carolan, direttore Esecutivo del Franciscan Action Network.
«Il film - secondo fra Antonio Adeeb, OFM - rivela la possibilità di coesistenza, di apertura mentale e di dialogo in quel periodo (la quinta crociata, ndr)». Se da un lato contribuisce a intendere la religione come un fattore che spinga alla conoscenza reciproca piuttosto che alla divisione, a costruire e custodire ponti di dialogo più che barricate, dall’altro colpisce al cuore ogni settarismo ed estremismo senza toni moralistici né vago buonismo - il sottotitolo è Peace requires risk (la pace richiede rischio).
L’invito al dialogo, infatti, è mostrato nella sua concreta possibilità, non insegnato come teoria politicoreligiosa. «Le fonti usate sono agiografiche. Non possono essere lette come storia, ma da queste si può dedurre la storia» (fra Michael Cusato, OFM). È una potente intuizione che interpella la responsabilità e la creatività di ognuno: dar seguito e sviluppo a una narrazione nuova, ispirata, costruttiva.
La proiezione sarà ospitata presso l’Auditorium Seraphicum il 9 maggio, in una serata organizzata dalla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” - Seraphicum in collaborazione con PISAI, il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica. La visione sarà seguita dal dialogo tra due esperti: fra Dariusz Wisniewski, OFMConv (teologo e già missionario in Turchia) e il prof. Adnane Mokrani (professore associato del PISAI).
Sarà un momento aperto a tutti coloro che vorranno approfittare di questa occasione per esporsi a una storia che ha un’eredità da raccogliere e da sviluppare. In sala saranno presenti Alex Kronemer (regista), Patrick Carolan (Franciscan Action Network) e fra Mike Lasky, OFMConv (Justice, Peace and Integrity of Creation Ministry). Il film è a ingresso libero e sarà proiettato in lingua originale inglese con sottotitoli in italiano.
di Emanuele Rimoli OFMConv, docente di Antropologia teologica
per “San Bonaventura informa“ (Marzo 2018)
Malik al-Kamil San Francesco SBi Seraphicum Sultano
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