Con la preghiera dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine, presieduta da fr. Fabio Nardelli, i frati e la gente presenti in Basilica sono entrati ieri nel giorno che introduce al momento tanto atteso: la celebrazione del Triduo Pasquale. Il Giovedì Santo infatti segna proprio l’inizio di questi tre giorni fondamentali.
Da un punto di vista liturgico quella del Triduo è un’unica celebrazione che culminerà nella Veglia, per poi concludersi con i secondi Vespri della Domenica di Pasqua. Dopo la messa In Coena Domini l’assemblea se ne va in silenzio e così inizierà e finirà anche la celebrazione del Venerdì Santo. Solo al termine della Veglia Pasquale suoneranno le campane in segno di gioia e l’assemblea potrà ricevere la benedizione.
p. Fabio, nella sua riflessione ha ricordato che “ogni giorno del Triduo è una celebrazione della Pasqua, perché chiede a ciascuno di noi un passaggio”. Proprio per fare questo “passaggio”, p. Fabio ha consegnato tre parole per “entrare”, contemplare il mistero della Pasqua: Memoriale, Compassione e Comunione.
Memoriale, ci ricorda che la Storia della Salvezza è racchiusa tra i due grandi misteri: incarnazione e redenzione.
La compassione – come ricorda l’autore della Lettera agli Ebrei – è la speciale attenzione di Gesù verso coloro che si trovano nelle tenebre. Il Figlio è la compassione del Padre per l’uomo.
Infine, il Giovedì Santo si può sintetizzare con la parola Comunione: attraverso i doni dell’Eucarestia e del sacerdozio emerge il desiderio di Dio di stringersi attorno all’uomo.
Un clima sereno e un sole mite hanno incorniciato il passaggio dei numerosi pellegrini attraverso la Porziuncola dove, grazie agli amorevoli preparativi dei frati, delle suore e dei volontari della Porziuncola, è stato predisposto con cura l’altare della reposizione, tabernacolo dove il Santissimo Sacramento è stato riposto al termine della celebrazione del pomeriggio: la messa In Coena Domini.
Alle 16.30 fr. Domenico Campana ha guidato la celebrazione nell’infermeria provinciale, luogo privilegiato dove i frati vivono appieno il servizio di “lavare i piedi” ai fratelli infermi. La celebrazione è iniziata invece, in Basilica, alle ore 18.00 con la presidenza del ministro provinciale fr. Claudio Durighetto, la presenza dei frati sacerdoti della comunità, di tutti gli altri frati e di numerosi fedeli e pellegrini.
Questa messa, che riunisce tutta la comunità cristiana, ricorda innanzitutto l’istituzione dell’eucaristia e il dono del sacerdozio, mentre con il rito della lavanda dei piedi si riconosce come luogo della carità attraverso i suoi differenti ministeri e carismi.
“Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne” (Es 12,14), queste parole della prima lettura ricordano come la Pasqua degli Ebrei parla di un nuovo inizio, ha affermato nell’omelia padre Claudio, un ripartire verso nuovi orizzonti accompagnati da Dio nel contesto della famiglia sia carnale che spirituale. Famiglia che è un punto focale per tutta la creazione, luogo dove si può rinascere a vita nuova e che non teme gli attacchi della menzogna e del maligno. Quell’agnello immolato dagli Ebrei è infine, nella pienezza dei tempi, incarnato da Gesù, donatosi ai suoi sia attraverso l’Eucarestia, sia attraverso la sua passione, morte e risurrezione. Nell’Eucarestia il cristiano trova la sua identità e la forza per affrontare ogni giorno le sfide che gli si presentano innanzi.
La celebrazione si è conclusa con la solenne processione del ss.mo Sacramento all’altare della reposizione in Porziuncola per l’adorazione notturna. Una notte che vuole avere il sapore del pregare per il Signore della vita che si appresta a donare proprio la sua stessa vita.
«La lavanda dei piedi sia per tutti noi – come ha ricordato Papa Francesco – un gesto che ci aiuti a essere più servitori, più amici, più fratelli l’uno dell’altro nel servizio!»
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