Si è svolto ieri, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, il funerale di fra Gerard Garth, frate minore originario dello Sri Lanka, da tanti anni nella nostra Provincia di san Francesco d'Assisi. Riportiamo l'omelia del Ministro provinciale, padre Francesco Piloni.
Io so che il mio redentore è vivo…Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno, dice Giobbe nella lettura proclamata ora e in tutta la Chiesa il 2 novembre, giorno di commemorazione di tutti i defunti, giorno in cui si è compiuta la pasqua, il passaggio del nostra fra Gerard. Queste parole di Giobbe ci dicono che cos’è la morte: l’incontro con il Volto del risorto! Per questo il salmista ha da chiedere una cosa sola al Signore, questa sola egli cerca: abitare nella casa del Signore per contemplarne la bellezza e ammirare il suo santuario. Può dire con fermezza: Sono certo di contemplare la bontà del Signore…Quanto sono appropriate queste parole per salutarti fra Gerard e sono già consolazione.
Siamo insieme qui alla Porziuncola, oggi, a dire grazie a Dio per il frutto maturo di questo discepolo del Signore, “un frate buono e mite” mi hanno detto molti confratelli in questi giorni, “un frate capace di esserti amico”; diciamo grazie con la famiglia di Gerard che ci segue via web, la mamma Doroty, i fratelli, i parenti e gli amici del Canada e dalla terra dello Sri Lanka; con fra Bernard da Emmaus e i nostri frati che servono il Regno di Dio nelle varie terre vicine o più lontane.
Fra Gerard ha chiuso gli occhi il 2 novembre quando la liturgia nel Prefazio dei defunti ci ricorda che ai suoi fedeli la vita non è tolta ma trasformata: è proprio così amici. Lo spiega bene il Vangelo proclamato: Una folla numerosa seguiva Gesù; allora si voltò e disse: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Esigente e radicale il nostro Dio: qui sembra togliere, tagliare, si parla di perdere…ma la vita non è tolta, è trasformata nel discepolo che riconosce la novità vera che ci ha raggiunti, la vita nuova in Cristo. Lui è l’Amore che dà senso e gusto a ogni altro amore, a ogni altra relazione; l’Amore secondo Dio è la passione di unirsi all’oggetto amato! L’amore è passione, è desiderio di unione; e l’amore non perde nulla di ciò che ha amato. Tutto ciò che viene toccato dall’amore nello stile di Cristo, viene salvato e fa cantare a Dio come nel Salmo: Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?
Fra Gerard è un frutto maturo del Signore, della sua vigna, perché si è lasciato trasformare: ha lasciato, ha lasciato molto, terra, madre, fratelli, la propria vita, ma soprattutto negli ultimi anni ha portato la croce della malattia dietro al suo Signore, dietro all’Agnello pasquale. La liturgia dei defunti il 2 novembre, accanto a quella dei Santi, il 1° novembre, vogliono ricordarci questo: nella Gerusalemme celeste c’è l’Agnello pasquale, ritto, in piedi, condottiero di una schiera di uomini e donne che, come Lui, sono passati attraverso la grande tribolazione; cioè dal giardino del Getsemani al giardino della risurrezione.
Fra Gerard è stato discepolo fino in fondo e ora gusta la bellezza e la bontà di Dio e può dire: Non mi sono sbagliato! Puoi contare su Dio. Puoi contare sempre su Dio!
Attenzione amici e fratelli: per comprendere la vita non ho solo l’aldiquà ma anche l’aldilà! La festa dei Santi e dei nostri cari defunti sono una scuola formidabile, una formazione da non boicottare.
Fra Gerard, sacerdote francescano, discepolo silenzioso e attento, parroco generoso a Talangama, amico gentile e discreto, innamorato della Parola e della Vergine Maria, confessore sempre disponibile e pronto, uomo provato dal dolore della malattia vissuta nell’offerta e nell’intercessione per i Frati… Fra Gerard questo e molto di più; nella sua cartella in Curia ho trovato pochissimo scritto di suo pugno. Ma una sua delicatezza costante mi ha commosso e voglio qui condividere: ogni volta che poteva visitare la sua amata terra o la sua famiglia in Canada, al ritorno, scriveva un biglietto di ringraziamento al Ministro, al Segretario e ringraziava i frati che gli avevano permesso questo tempo. Nulla è dovuto, tutto è gratitudine per chi ama e vive in Cristo.
Grazie fra Gerard, frutto maturo del Signore, Frate minore fino alla fine. Contempla la bellezza di Dio e continua a pregare per noi che abbiamo ancora timore che la vita ci sia tolta mentre invece è solo trasformata. Amen.
Traduzione in inglese
“ I know that my Redeemer lives….I will see him, I myself, these eyes will contemplate Him”, says Job in the first reading proclaimed today and in the whole Church on the 2nd November , the day on which our brother Gerard passed to our Father’s house.
Job’s words tell us what Death is – seeing the face of the Lord. The Psalmist says, “one thing I ask of the Lord is to live in the house of the Lord and contemplate its beauty and admire his sanctuary”. He can proclaim with certainty – “I am certain to contemplate the goodness of the Lord…”. How appropriate these words are to salute our brother Gerard, they are already a great consolation.
We greet the family of Br. Gerard, who are following this mass on the Web, his mother Dorothy, his brothers and sisters and friends in Canada and Sri Lanka, along with our Br. Bernard in Emmaus and our friars near and far.
We are here to celebrate, because as the liturgy of 2nd November says life is not taken away but transformed. As in today’s Gospel we hear that to be Jesus’s disciple means to love him more than father, mother, brother, sister and even one’s own life. This is because He is Love and gives meaning and taste to every other love and relationship. Love is unity with the beloved, and it loses nothing which has been loved. All which has been touched by Christ like love is saved and can sing as in the psalm,
“The Lord is my light and my salvation, whom shall I fear? The Lord is the defender of my life, of whom shall I be afraid?”
Br. Gerard was a mature fruit in the vineyard of the Lord, because he let himself be transformed. He left a lot behind, his own native country, his mother brothers, his own life and he carried his cross in sickness behind the Lord, the Paschal Lamb. He has passed through the great tribulation, referred to in Revelations, to see that slain Lamb erect on its feet. He has passed through the garden of Gethsemane to the garden of the resurrection.
Br. Gerard, a Franciscan priest, was a quiet and attentive disciple, a generous parish priest at Talangama, a kind and gentle friend, a lover of the Word of God and of the Virgin Mary, a ready confessor and a man tested by illness which he offered up in intercession for the friars. He did not leave much behind but amongst the few writings in his file it was moving to see that each time he came back from Sri Lanka or Canada, visiting his family, he would write a note of thanks to the secretary and the Provincial. For him nothing was taken for granted everything was gratitude.
Thank you Brother Gerard, mature fruit in the Lord, Friar minor until the end. Contemplate the beauty of God and continue to pray for us who still fear that life is taken instead of only being transformed. Amen.
Francesco Piloni Funerale Gerard Garth Omelia
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