Com’è noto le Settimane sociali dei cattolici italiani nacquero nel 1907, con lo scopo di diffondere la Dottrina Sociale della Chiesa che aveva preso avvio con la Rerum novarum nel 1891. I delegati scelti dai vescovi in ogni diocesi non si limiteranno a partecipare al convegno che si svolgerà a Taranto dal 21 al 24 ottobre. Essi saranno chiamati a farsi parte attiva di un processo che parte dall’Instrumentum Laboris. Il tema della 49° Settimana Sociale è di straordinaria attualità: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro”.
Molti concorreranno con specifiche iniziative culturali e con contributi scientifici al cammino preparatorio a questa Settimana sociale. Avendo chiare e approfondendo le parole chiave dell’Instrumentum Laboris: spiritualità ecologica, connessione, economia circolare, transizione ecologica, sostenibilità umana integrale, impresa e lavoro a dimensione umana. Il cammino di preparazione è fatto di ascolto delle persone e dei territori (specie quelli più colpiti dall’emergenza sanitaria ed economica), di condivisione di buone pratiche, di discernimento sociale. Insieme troveremo risposte concrete per accompagnare il Paese a ritrovare la speranza nel futuro e nella conversione ecologica che ci attende. Non a caso l’Instrumentum Laboris si conclude con 14 domande cui siamo invitati a rispondere come persone, come gruppi sociali, come diocesi. Come ci ricorda papa Francesco è fondamentale avviare processi. Nella transizione ecologica che ci attende è fondamentale l’assunzione antropologica della categoria della fraternità per evitare un duplice rischio: un nuovo dogmatismo ecologista e una sostenibilità tecnocratica.
La salvaguardia del creato si radica nella dimensione trascendente della persona. La pandemia ci ha reso ancora più chiara la chiamata che ci viene dal volto dell’altro. Occorre pensare al di là di sé e scoprire la verità della relazione, il legame che ci unisce. Da questo punto di vista, la parabola del Buon Samaritano si rivela chiave ermeneutica della realtà umana contemporanea. Siamo obbligati ad una scelta di fondo: essere samaritani o egolatri. La relazionalità umana ci chiama ad oltrepassarci. Nel Samaritano riconosciamo Cristo stesso che incarnandosi si china sull’umanità e sulla terra ferita. C’è bisogno di uno sguardo contemplativo per illuminare i diversi aspetti della crisi antropologica contemporanea.
E veniamo al punto su si concentrerà la Settimana Sociale di Taranto: la sostenibilità. La sfera economica non è né eticamente neutrale, né di sua natura disumana e antisociale. Poiché appartiene all’attività dell’uomo, deve essere strutturata eticamente perché è sempre minacciata dalla rapacità umana. Luigi Einaudi ci ricorda che «chi cerca rimedi economici a problemi economici è sulla falsa strada. Il problema economico è l’aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e sociale». Per evitare che prevalga solo uno degli aspetti della sostenibilità, quello ecologico o quello economico e tecnocratico, c’è bisogno di una autentica “sostenibilità umana”, che comprenda fraternità e dimensione contemplativa. La dignità della persona è per noi il criterio cardine della sostenibilità. La transizione ecologica sarà umanizzante se saprà mettere al centro la persona e i beni relazionali.
La salute dei popoli, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la distruzione della biodiversità chiamano a sfide epocali. Vediamo i limiti di un “eccesso antropocentrico” (LS 116), ma siamo vigili anche sui rischi di un geocentrismo panteista, facile preda di una tecnocrazia al servizio dei gruppi di pressione più forti. Non possiamo lasciare alle next generations un’Italia inquinata, con vaste sacche di povertà, indebitata, inefficiente, non aperta all’Europa. La sostenibilità non può essere contrapposta allo sviluppo integrale di cui parlava Paolo VI nella Populorum Progressio, per mancanza di fiducia nelle capacità umane di “coltivare la terra”. Non dimentichiamo che un’altra parola magica, la famosa “flessibilità”, spesso è diventata precarietà. Seguendo le intuizioni della “opposizione polare” di Romano Guardini, dobbiamo imparare a tenere insieme i diversi piani, ricordando che spesso la sintesi hegeliana, cancellando una delle diverse prospettive (ad esempio eguaglianza contro libertà) ha esiti totalitari. Le diverse polarità si possono tenere insieme: non c’è inclusione sociale senza prosperità economica e imprenditorialità diffusa.
La crescita deve fare i conti con l’ecosistema. L’interesse individuale va conciliato con il bene comune. Stato e Regioni non vanno contrapposti. L’assistenzialismo lascia debito “cattivo” alle generazioni future. Non si può realizzare la transizione ecologica senza o contro il mondo dell’impresa. Senza imprenditori non c’è lavoro. Senza imprenditori virtuosi non c’è futuro. L’uomo e la donna non sono il virus della terra, al contrario sono chiamati a coltivare il creato, come ha fatto il monachesimo bonificando e rendendo fertili le terre incolte e salvaguardando la vocazione dell’uomo all’eternità.
La scelta di Taranto non è casuale. Questa città è un concentrato di contraddizioni e un laboratorio in cui sperimentare che economia ed ecologia possono marciare insieme. Non esiste la decrescita “felice”, ma rischiamo una drammatica “decrescita infelice”. È necessaria una transizione ecologica che porti all’adozione di un’economia circolare. È possibile tenere insieme sviluppo economico e sostenibilità, difesa dell’ambiente e creazione di nuovi posti di lavoro, dimensione globale e territorio.
Un chiarimento doveroso: la 49ma Settimana Sociale non è uno dei tanti convegni. È un processo che si è già avviato con molteplici iniziative. Cito tra le altre il X Festival della Dottrina Sociale che si è svolto a Verona e in 28 città nel novembre 2020. Le Settimane Sociali vanno solidamente agganciate alla realtà di base delle nostre comunità parrocchiali e diocesane. E sono già previste alcune ulteriori tappe nei mesi di giugno e luglio, a Lamezia, Assisi e Padova, per preparare adeguatamente le Settimane Sociali, coinvolgendo in particolare il mondo del volontariato, i giovani delegati italiani che hanno già partecipato a “Economy of Francesco”, il mondo dell’impresa e del lavoro. Un ruolo speciale spetta alla pastorale del lavoro con la sua ramificata rete capace di ascoltare la voce delle periferie.
Senza dimenticare che la Dottrina Sociale non è una “esclusiva” dei cattolici ma un patrimonio messo a disposizione di tutti, non è un sistema chiuso, ma un cantiere aperto in cui il Vangelo incontra le res novae, una bussola che può aiutarci a orientare la transizione ecologica verso esiti pienamente umani. C’è chi la pratica senza conoscerla, e chi la conosce senza praticarla. Disprezzata e censurata da alcuni, rappresenta oggi ciò che di più vitale esiste nel panorama della cultura politica mondiale. Se guardiamo le cose in profondità, ci accorgiamo che quella ecologica è una questione spirituale. L’ecologia integrale mette al centro la persona come prospettiva delle prospettive, assumendola nell’insieme delle sue componenti spirituali, materiali, razionali, emozionali e nella capacità di generare legami comunitari.
di Claudio Gentili
dal n. 99 di San Bonaventura informa
Ecologia Laudato si’ San Bonaventura informa
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