S. Leonardo nacque nel 1676 a Porto Maurizio, nella Riviera Ligure, da Domenico Casanova e Anna Maria Benza, che gli diedero il nome di Paolo Girolamo e lo avviarono alla vita religiosa mandandolo, appena tredicenne, a Roma presso uno zio paterno, perché potesse studiare nel Collegio romano dei gesuiti. Scelse poi la facoltà di medicina. Ma a 21 anni entrò nel noviziato francescano della cosiddetta Riformella, nel convento di Ponticelli Sabino, un ramo dei frati minori riformati fondato nel 1662 da Bonaventura da Barcellona.
Terminato “l’Anno della Prova” fu ricevuto all’Obbedienza, e compì gli studi teologici in quello romano di S. Bonaventura al Palatino, casa principale della Riformella. Ordinato sacerdote, avrebbe voluto essere destinato alle missioni in Cina, ma i Superiori lo nominarono lettore di filosofia. Ma non poté esercitare a lungo il suo ufficio a causa di una grave malattia polmonare. Allora S. Leonardo si rivolse alla Madonna e le promise che, se fosse guarito, avrebbe dedicato ogni sua energia alla conversione dei peccatori. Il male scomparve completamente, dando luogo a una salute d’acciaio, e così iniziò un’attività di predicazione che continuerà ininterrotta per quaranta e più anni, attraverso tutta l’Italia.
Egli predicò nell’arco di 44 anni 343 missioni al popolo con straordinario successo, insieme con un numero imprecisato di predicazioni temporalmente più brevi.
Nel 1736 Clemente XII lo chiamò a Roma a tenere le missioni popolari nelle varie chiese della Città Eterna, e da allora iniziò i viaggi per le missioni popolari in varie parti dello Stato pontificio, del Granducato di Toscana, della Repubblica di Genova e del Regno di Napoli.
Per lui una missione popolare necessitava di un’attenta e lunga preparazione di preghiera e studio, doveva durare almeno 15 giorni nelle campagne e 18 nelle città, preceduti da alcuni giorni per organizzare una sorta di servizio d’ordine che assegnasse i posti nelle chiese e designare dei “pacieri” incaricati di invitare alle prediche persone note per pubbliche inimicizie, seguiti poi da almeno un’altra settimana da dedicare interamente e personalmente all’ascolto delle confessioni, reputate la parte più importante della missione stessa.
Nella sua Arte Oratoria S. Leonardo segue in parte lo stile di S. Bernardino da Siena. Egli sapeva conquistare l’uditorio con toni drammatici e coinvolgenti, ammonendo i fedeli sul loro destino dopo la morte, sui danni del peccato e degli scandali per poi illustrare paternamente i benefici della confessione, del comportamento onesto e della buona educazione dei figli, come pure del dovere di pagare un giusto compenso agli operai e di rispettare il riposo festivo e l’obbligo dell’istruzione religiosa.
Più volte denunciò il pericolo della massoneria. Gli effetti di queste prediche erano straordinari e spesso accompagnati da prodigi e manifestazioni di massa. Alle esortazioni e alle confessioni, comunque, il Santo aggiungeva la diffusione di alcune popolari devozioni per consolidare tra la gente il risultato delle sue missioni: la recita quotidiana di alcune semplici preghiere e del rosario, la devozione al Nome di Gesù, la pietà eucaristica, la comunione frequente, l’iscrizione alle confraternite, l’istruzione religiosa di base e, soprattutto, il pio esercizio della Via Crucis, che trasformò la devozione alla Passione di Cristo praticata solo nelle chiese francescane in preghiera comune a tutto il mondo cattolico, specie nel tempo quaresimale.
In effetti, egli ottenne il permesso di erigere la Via Crucis anche nelle chiese non francescane solo dopo ventidue anni di insistenze sui benefici effetti di questa devozione. S. Leonardo eresse in Italia almeno 572 Viae Crucis, la più famosa delle quali fu a Roma, nel Colosseo, per il giubileo del 1750 e tuttora praticata. Le chiamava “le batterie contro l’Inferno”. Non riuscì invece ad assistere alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, di cui fu sempre convinto assertore, e che avvenne nel 1854.
Il segreto del successo straordinario delle missioni di S. Leonardo sta nel fatto che al centro di tutta la sua predicazione metteva Cristo sofferente, che la attingeva dalla meditazione della Via Crucis. Essa era diventata la sua pratica quotidiana preferita fin dai difficili anni giovanili. Con questo esercizio viveva in continua unione con Gesù Sofferente; per mantenere tale unione si stringeva spesso dolorosamente al cuore una croce munita di cinque punte di metallo che portava sul petto nudo; ripeteva innumerevoli volte: “Gesù mio, misericordia”.
S. Leonardo spirò nella pace del Signore il 25 novembre 1751 nel suo amato conventino di S. Bonaventura. Il suo corpo riposa sotto l’altare maggiore della chiesa di quel convento. Pio IX lo inserì nell’albo dei Santi nel 1867; e Pio XI nel 1923 lo costituì patrono particolare dei sacerdoti che si dedicano alle missioni popolari.
p. Stefano Orsi
Evangelizzazione Missioni al popolo San Leonardo da Porto Maurizio Stefano Orsi Via Crucis
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