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Una prima lettura del Messaggio congiunto per la Giornata mondiale di preghiera del creato 04 Nov 2017

Insieme per il creato

Il 31 agosto è stato pubblicato il Messaggio congiunto per la Giornata mondiale di preghiera per il creato, firmato da papa Francesco e dal patriarca ecumenico Bartholomeos: questo messaggio può essere considerato una «pietra viva» per il cammino ecumenico per il suo contenuto e per il suo significato, come in tanti hanno sottolineato con commenti favorevoli al Messaggio, e in pochi hanno ignorato con letture politiche e con qualche silenzio su questo atto ecumenico.

Il Messaggio parte dall’idea che qualunque riflessione sul creato deve essere radicata in una comune lettura delle Sacre Scritture che rappresentano una fonte straordinaria per comprendere sempre meglio, giorno dopo giorno, quanto prezioso e unico sia il dono della terra; i cristiani sono chiamati a essere responsabili fino alla fine, poiché «tutte le cose in cielo e in terra saranno ricapitolate in Cristo», tanto più che «la dignità e la prosperità umane sono profondamente connesse alla cura nei riguardi dell’intera creazione». Si trova quindi nella Parola di Dio il fondamento del desiderio condiviso da Roma e Costantinopoli per condannare le violenze alle quali il creato continua a essere sottoposto; su queste violenze, delle quali l’umanità è responsabile, papa Francesco e il patriarca Bartholomeos si soffermano dopo questo richiamo alle Sacre Scritture, che può essere accolto da tutti i cristiani.

Di fronte a questo dono per il quale siamo chiamati a vivere «la vocazione a essere collaboratori di Dio», non si può non osservare quanto i tempi presenti mostrano come questa vocazione sia offuscata: le scelte degli uomini e delle donne del XXI secolo sembrano non tener conto della natura che va sostenuta e non sfruttata indiscriminatamente, manipolando e distruggendo le limitate risorse del mondo: «Non rispettiamo più la natura come un dono condiviso; la consideriamo invece un possesso privato. Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture.»

Una volta offerta questa lettura del rapporto distorto con la creazione, lontano dal disegno di Dio, papa Francesco e il patriarca Bartholomeos invitano a riflettere sulle conseguenze «tragiche e durevoli», che provocano cambiamenti climatici, colpendo soprattutto «le persone più vulnerabili…quanti vivono poveramente in ogni angolo del globo»: per questo, «usare responsabilmente dei beni della terra» significa tenere in considerazione la creazione in ogni sua forma; i cristiani sono perciò chiamati, ora, a prendersi cura del creato, trovando nuove strade per favorire «uno sviluppo sostenibile e integrale», che non è uno slogan politico, ma è una risposta affermativa a quanto il Signore chiede.

Nel condividere «la medesima preoccupazione per il creato di Dio, riconoscendo che la terra è un bene in comune» il papa e il patriarca ecumenico si rivolgono «a tutte le persone di buona volontà» per vivere il 1° settembre come «un tempo di preghiera per l’ambiente» nel quale rendere grazie al Signore per il dono della creazione e nel quale riflettere, ancora una volta, che solo con la preghiera si possono modificare le situazioni, cioè «cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in cui ci relazioniamo col mondo». Nella preghiera per il creato si può trovare la forza per sviluppare una solidarietà sempre più forte, che ha un sapore ecumenico, dal momento che chiama i cristiani a condividere denunce, progetti e speranze.

Il Messaggio si conclude con un appello rivolto «a quanti occupano una posizione di rilievo in ambito sociale, economico, politico e culturale»; si tratta di un appello «urgente» con il quale si chiede di formulare politiche che possano rispondere ai bisogni di chi vive ai margini della società e ascoltare le proposte dei «tanti» che chiedono mutamenti per risanare «il creato ferito». Le ultime parole del papa e del patriarca indicano un percorso da compiere dal momento che non ci può «essere soluzione genuina e duratura alla sfida della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici senza una risposta concertata e collettiva, senza una responsabilità condivisa e in grado di render conto di quanto operato, senza dare priorità alla solidarietà e al servizio».

Questo Messaggio ha assunto un rilievo del tutto particolare non solo per il suo contenuto, ma anche per le molteplici ricadute sul cammino ecumenico. Innanzitutto il Messaggio ha riaffermato la profonda comunione tra Roma e Costantinopoli su un tema tanto rilevante quale è diventato la custodia del creato per la presenza della Chiesa nella società contemporanea: questo è avvenuto grazie al patriarca Bartholomeos, che ha saputo, con una serie di iniziative internazionali e con la pubblicazione di testi, non solo in occasione della Giornata per il creato, arricchire una tradizione orientale che, da secoli, si interroga sul rapporto tra l’uomo e il creato; il patriarca Bartholomeos è riuscito, anche con il suo costante richiamo al patrimonio comune dell’oriente cristiano, nella sua azione per la custodia del creato, a vincere resistenze e perplessità nel mondo ortodosso dove le singole Chiese, più o meno lentamente, hanno cominciato a ripensare il rapporto tra Chiesa, religioni, società e creazione, creando occasioni di reale comunione tra ortodossi. Anche papa Francesco ha contribuito a rendere il tema della custodia del creato uno degli assi privilegiati del rapporto tra Roma e Costantinopoli: papa Francesco si è posto in una tradizione - antica, minoritaria, legata, spesso, a luoghi e figure locali, variopinta nelle forme - presente nella Chiesa cattolica, rilanciando l’idea che i cattolici devono essere in prima fila nella denuncia delle violenze contro il creato, che determinano nuove povertà, acuendo quelle già esistenti, e nella formulazione di proposte, concrete, per una società più equa nella distribuzione dei beni e più rispettosa del mondo nella definizione dei programmi economici. Papa Francesco ha pubblicato l’enciclica Laudato si, della quale, fin dai primi «rumori» che ne hanno accompagnato la redazione, è apparso centrale la dimensione ecumenica, riaffermata con l’istituzione, a poche settimane dalla pubblicazione dell’enciclica, di una Giornata mondiale per il creato per il 1° settembre, così da coincidere con il calendario della Chiesa ortodossa. Il costante richiamo alla Laudato si, così presente negli interventi di papa Francesco, come è avvenuto anche nell’ultimo viaggio in Colombia, ha mantenuto ben viva questa attenzione per un ripensamento del rapporto con la creazione, come segno tangibile di una stagione della Chiesa e del mondo.

Il Messaggio ha un significato particolare per il dialogo ecumenico anche alla luce delle tante iniziative che vedono i cristiani, insieme, nella custodia del creato, in tante parti del mondo, con iniziative, che vanno anche al di là dei confini dell’ecumene cristiana, assumendo una dimensione interreligiosa. Tra queste iniziative – molte delle quali con un cammino pluridecennale alle spalle, ora conosciuto e condiviso – va ricordato l’impegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese che vive la tensione ecumenica per la salvaguardia del creato, non solo nel tempo della creazione (1 settembre – 4 ottobre), ma anche in diversi momenti dell’anno, come nelle sette settimane di Quaresima, dove centrale è la riflessione sull’acqua. Di questo orizzonte ecumenico, tanto vivace e articolato, fa parte anche la Giornata per la custodia del creato, istituita dodici anni fa dalla Conferenza Episcopale Italiana per favorire una riflessione, guidata da un Messaggio annuale, con un tema e un passo biblico di riferimento, in grado di coinvolgere tutta la società, a partire dai cristiani non ancora in piena e visibile comunione con la Chiesa cattolica. Questa Giornata, che vive sempre una celebrazione nazionale in un luogo sempre diverso – quest’anno si è tenuta a Gubbio per riflettere e per pregare su «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo»’ (Gen. 28, 16). Viaggiatori sulla terra di Dio – ha assunto forme molto varie nelle singole diocesi: queste celebrazioni hanno in comune il desiderio di andare oltre i confini della Chiesa cattolica, che, anche in seguito alle decisioni prese nella III Assemblea Ecumenica Europea (Sibiu, 4-9 settembre 2007), ha deciso di consentire di celebrare questa Giornata nel tempo della creazione, che va dal 1° settembre al 4 ottobre, il giorno nel quale la Chiesa cattolica fa memoria di Francesco di Assisi.

Dal Messaggio di papa Francesco e del patriarca Bartholomeos emerge, con rinnovata forza, l’importanza per i cristiani del XXI secolo, di ricordare a tutti, a cominciare dai fedeli di Roma e di Costantinopoli, che è fondamentale per la missione dell’annuncio del vangelo e della sua testimonianza nel mondo fare insieme, sempre, ciò che si può e si deve fare, come pregare per la custodia del creato, chiedendo a gran voce di mettere fine alle violenze contro la natura per costruire una società più giusta nella quale lo sviluppo economico sia in armonia con il disegno di Dio per il mondo così da sconfiggere emarginazione e povertà.

RICCARDO BURIGANA in «Finestra ecumenica» n° 17 (2017)



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