L’accensione della quarta candela della corona di Avvento ci ha introdotti ieri sera nei Primi Vespri della IV Domenica di questo tempo liturgico il cui carattere principale è l’attesa. La nostra preparazione al Santo Natale del Signore è proseguita con la meditazione di p. Massimo Travascio riguardo l’Antifona Maggiore “O Oriens”. Se, nelle sere precedenti, le antifone invocavano Gesù attraverso i nomi di alcuni personaggi dell’Antico Testamento, come Mosè, Iesse e David, da questa sera, si invoca il Cristo con nomi, che si possono applicare a Lui direttamente. Cristo è invocato sia come la luce che fa nascere il giorno, sia come il luogo da cui nasce un nuovo giorno. Si chiede che coloro che hanno ottenuto da Lui la libertà e la redenzione, cioè tutti noi, siano anche illuminati dalla sua luce, che è la Vita, e si domanda di poter partecipare alla Vita stessa di Dio.
Il simbolo della luce ci aiuta, allora, a meglio comprendere il mistero del Natale: la luce del bene che vince il male, la luce dell’amore che supera l’odio, la luce della vita che sconfigge la morte. Questa antifona, però, non fa riferimento solo alla prima venuta di Cristo nella carne, ma anche al suo ritorno nella gloria alla fine dei tempi. In questo modo, ci chiede di preparaci a levare il nostro sguardo, la nostra speranza e la nostra preghiera perché siamo pronti all’incontro con Lui.
“Vedete – ha esortato p. Massimo – quella luce che si è accesa 2000 anni fa in una grotta di Betlemme non si è più spenta! Tante altre luci si sono accese in questo tempo e poco dopo si sono spente. Ancora oggi noi accendiamo luci che, invece di rischiarare la nostra vita, la abbagliano, la accecano e poi si spengono, spegnendo anche la nostra vita, gettandola a volte nelle tenebre!” La luce gentile di Cristo, come l’ha definita il santo card. Newman, invece continua a illuminare la vita di chi la accoglie e lo fa come quando alla mattina nasce il sole da Oriente e con gradualità rende nitidi i contorni delle cose, delle persone, delle relazioni.
Le luminarie che addobbano le nostre strade e le nostre piazze ci devono richiamare ad un’altra luce, invisibile agli occhi, ma non al cuore: il Dio con noi, nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Anche quando il tempo di Natale sarà finito, noi cristiani possiamo sempre incontrare la luce di Cristo: ogni giorno, infatti, nell’Eucarestia Egli, non solo ci nutre, ma illumina anche la vita di chi l’accoglie.
Chi ha fatto questa esperienza è Francesco d’Assisi. “Francesco è bello – ha concluso p. Massimo – perché in lui si nasconde il Verbo della vita, la Luce da Luce, il Dio vero da Dio vero. Nella carne di Francesco vi sono i sigilli di Dio, i segni della bellezza, le conseguenze della luce, i raggi del sole che lo hanno bruciato e gli hanno scaldato il cuore, l’anima, la mente, la ragione, gli occhi! Lasciamoci anche noi illuminare da Cristo che viene a dirci «Io sono la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16)”
Antifone maggiori Massimo Travascio Natale O Oriens Porziuncola Settenario
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