Giornata all’insegna della provvidenza del Padre quella vissuta ieri dai marciatori, accompagnati dalle nuvole ma quasi del tutto risparmiati dalla pioggia durante il loro cammino. Con il cammino cresce il lavoro dell’infermeria, chiamata a curare i marciatori “feriti”.
La tematica biblica della giornata di ieri ha preso spunto da Esodo 20, un Dio che libera dall'Egitto e fa alleanza con il popolo. Occorre – è stato ricordato ai giovani – non confondere “liberazione” con “la libertà”: Dio ha liberato gli israeliti dal faraone e dalle sue leggi per legarli a Dio e la sua Legge. Questo essere “legati” a noi spesso non sta bene perché pensiamo che la legge di Dio sia qualcosa che limiti. In realtà l'obbedienza al faraone è quella degli schiavi, quella a Dio è una obbedienza amorosa. Dio propone un’alleanza per imparare a relazionarsi con Dio, i fratelli, le cose, la verità e i desideri. La libertà è indirizzare l'amore ad un fine. Più si obbedisce a questa legge: amare Dio e i fratelli, più si diventa liberi.
Quali sono oggi le mie schiavitù che non mi permettono di amare? Tu oggi a chi stai obbedendo? Queste le domande lasciate ai giovani, chiamati a fare memoria dei momenti di liberazione come accaduto nella vita di Francesco d’Assisi.
Forte è stato il momento delle testimonianze. Dalla Dott.ssa Chiara Pellegrini, Direttrice del Carcere di Spoleto, fra Massimo Lelli, Cappellano del Carcere di Terni e di un detenuto. Nei loro racconti la testimonianza di come l’uomo rimane tale sempre davanti a Dio, figlio con una dignità grande anche laddove c'è stato un errore, uno sbaglio. La testimonianza di come all’uomo sia sempre data la possibilità di recuperare e restaurare questa libertà perduta.
La Dott.ssa Pellegrini ha portato la sua esperienza di donna cristiana impegnata nel suo lavoro, ha trasmesso la competenza e la passione per l'uomo, l’amore profondo e il desiderio di dare ad ogni giornata di lavoro un'intonazione nuova, quella del cristiano che porta il sale e la luce. Insieme a lei c'era padre Massimo Lelli che ha raccontato brevemente la sua esperienza di questi due anni di Cappellano e poi la testimonianza di un ergastolano, presente grazie ad un permesso speciale, che ha parlato ai giovani del dono profondo di essere vicini a Dio, al proprio posto, lui che quel posto se l’era giocato dietro la delle ideologie.
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