“Ecco noi saliamo a Gerusalemme” è il titolo dato a queste catechesi che tendono a delineare un cammino spirituale orientato a farci conoscere di più il volto del Cristo consegnato a noi dal Padre, dono difficile e impegnativo da accogliere e che spesso siamo tentati di rifiutare. Ma che Dio tuttavia non desiste dal donarcelo continuamente come via della salvezza, punto centrale cui volgere lo sguardo, perché da lui ci viene e ci verrà sempre l’aiuto.
Gesù nei Vangeli, appare totalmente proiettato alla salita verso Gerusalemme: Egli volge lo sguardo indurito, deciso, determinato a salire a Gerusalemme. Salire: un’indicazione geografica che dice il senso ed il verso della vita dell’uomo che si mette alla sequela di Gesù, per poter conoscere il volto di Dio. Lì Gesù deve andare perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. Lì Dio vuole dire qualcosa di Sé, anche ora che la stessa città si configura come il centro del rifiuto nei confronti del Figlio Suo.
Gesù prende coscienza di essere incompreso da parte delle autorità e dalla gente che incontra per strada. Perfino i discepoli sono dubbiosi e sgomenti, tanto che alcuni iniziano ad andarsene. La Trasfigurazione non avviene solo per preparare i discepoli allo scandalo, ma anche come occasione con cui il Padre conforta il Figlio. Questo tuffo nell’oceano sterminato della luce e dell’amore del Padre lo rende capace si assumere con umanità, ferma e decisa, ciò che comporta l’essere a servizio di Dio: nella croce di Cristo c’è l’atteggiamento di un Dio che viene incontro alla nostra situazione di peccato
Nella morte del Figlio sulla croce in Gerusalemme il Padre darà spettacolo (per usare un termine caro a Luca) del suo amore, della sua misericordia, nei confronti di un mondo che Dio sta facendo rinascere. E allora capiamo perché Dio ha voluto far questo a Gerusalemme e non altrove! Perché quel luogo dice l’impegno che da sempre Dio, attraverso Israele, ha preso con tutta l’umanità.
E facciamo attenzione! Se Dio ha scelto Gerusalemme, e non un luogo migliore e teoricamente più disponibile, è perché Dio non è come noi uomini, che quando abbiamo un amore e questo amore è infedele o non rispondente alle nostre aspettative, ne cerchiamo un altro! No! Chi fatica ad amare il suo uomo, la sua donna, i suoi figli, la sua comunità, e sarebbe tentato di cambiarli, segretamente spera che il secondo amore sia più fedele del primo. Ma invece spesso si passa di abbandono in abbandono (vedi quanto accaduto alla donna Samaritana con i molti mariti…).
Dio insiste caparbio a prendersi quel popolo che ha curato come una Figlia, che ha preso come Sposa e da cui è stato tradito come da una Prostituta! Noi non siamo meglio del popolo che avrebbe dovuto rispondere! Dio non ha scelto noi perché siamo più teneri di cervice! Noi non siamo migliori dei nostri Padri!! Noi siamo la Gerusalemme contraddittoria che Dio ama. Dio è fedele, e se noi manchiamo di fede e lo rinneghiamo, lui non ci rinnega, perché non può venire meno a se stesso.
Ecco perché Gesù sale risolutamente a Gerusalemme.
Anche noi, come Gerusalemme siamo il luogo dove si rivela quotidianamente lo spettacolo dell’amore di Dio. O almeno sarebbe possibile se noi non opponessimo i nostri rifiuti che ci rendono opachi e poco riflettenti questo amore. Abbiamo un Padre che non si stanca di perdonarci, che vuole definitivamente “chiuderci la bocca a forza di perdonarci i peccati”!
Catechesi Maurizio Verde Quaresima
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