Alcune parole del lessico adoperato dai cristiani non sono come le altre. Vorremmo passarne in rassegna alcune per comprendere meglio il loro uso secondo il modo di intenderle e usarle: da cristiani, appunto!
Tra gli esseri viventi che conosciamo, solo l’uomo possiede l’inestimabile dono della parola. Essa ha origine nella facoltà intellettiva, parola interiore che diventa parola proferita, voce con cui il pensiero si esprime (in greco il termine lógos significa sia ragione che parola). Senza la parola non potremmo rivelare agli altri chi siamo, cosa pensiamo, cosa vogliamo: rimarremmo un mistero incomunicabile.
Un passo enorme è stato poi fatto quando un genio sconosciuto ha pensato di tradurre le parole pronunciate in parole scritte, individuando i suoni di cui una parola è articolata in segni che ne fissassero i contenuti e li trasmettessero in tutti i tempi. La scrittura è così diventata la memoria dell’umanità.
Nella fede giudaico-cristiana la parola doveva assumere un valore fondamentale nella relazione tra Dio e l’uomo. Dio parla all’uomo, servendosi delle parole in cui si esprime il popolo a cui si rivolge. È un fatto stupefacente perché ci rivela che il Creatore vuole entrare in comunione di vita e d’amore con questa piccola creatura fatta a sua immagine e somiglianza, capace di accogliere la parola di Dio e di dargli una risposta. Il Signore parla direttamente ad alcuni uomini eletti, come Abramo e Mosè, ma parlerà al popolo d’Israele soprattutto per mezzo dei profeti scelti e inviati da lui.
Per conservare e tramandare gli eventi e le parole di salvezza, Dio si servirà della scrittura, ispirando gli autori umani, in modo che essi, pur usando le loro capacità e le loro cognizioni, scrivano ciò che egli vuol dire agli uomini.
Le parole e gli eventi di salvezza troveranno la loro piena realizzazione nella incarnazione-passione-risurrezione del Figlio eterno del Padre, Gesù Cristo. Nel prologo del Vangelo di Giovanni, scritto in greco, Cristo viene chiamato Lógos (Verbum in latino), Parola definitiva rivelata dal Figlio che è «nel seno del Padre» (Gv 1, 18).
Parola definitiva trasmessa dagli apostoli che continua a risuonare nella Chiesa, la quale riconosce l’Antico e il Nuovo Testamento come parola di Dio, la annuncia, la venera, la comprende sempre più profondamente con l’assistenza dello Spirito Santo. Essa è sempre viva ed efficace, per mezzo di essa è Dio che ci parla, ci rivela chi è lui e chi vuol essere lui per noi e chi siamo noi per lui. Ci insegna qual è la nostra origine e il nostro fine, cioè la vita eterna e beata, ci indica la strada da seguire che è quella dell’amore di Dio e del prossimo. A Dio che parla l’uomo deve aprirsi con la fede che è appunto l’accoglienza della sua parola.
In ABECEDARIO DELLO SPIRITO, di Umberto Occhialini
dal n. 1/2016 della Rivista Porziuncola
Abecedario dello Spirito Parola Rivista Porziuncola Umberto Occhialini
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