Si è concluso ieri sera il Triduo in preparazione della Festa del Beato Transito di San Francesco, a guidare le riflessioni è stato fr Luigi Ortaglio ofm, accompagnati dal tema “San Francesco a servizio della Chiesa , popolo di Dio”.
Tre meditazioni sul desiderio di grandezza che abitava il cuore dei discepoli, secondo la prospettiva degli evangelisti Marco, Luca e Matteo. Nella prima serata, la riflessione è stata centrata sulla logica esclusiva dei discepoli che volevano impedire ad un uomo di profetizzare perché fuori dalla “cerchia” dei Dodici. Tale mentalità ha portato invece ad evidenziare il pensiero di Gesù che chiede di liberarsi da una mentalità chiusa per aprirsi alla verità presente nel cuore di ogni uomo di buona volontà.
Questa logica individualistica che porta i discepoli a pensare alla loro affermazione personale, abbiamo visto nella seconda serata essere in realtà una logica che abita anche la comunità, che sempre corre il rischio di essere centrata su se stessa.
In entrambe le serate, è stato Francesco ad insegnare una logica diversa, universale, inclusiva, che si pone come “servo” rispetto agli altri. Questa logica Francesco la vuole per se e la chiede ai suoi frati come stile del loro apostolato e del loro essere Chiesa.
L’ultima serata (è possibile rivedere il video dalla Pagina Facebook “Frati Assisi”) – ha ricordato padre Luigi – si colloca nella speciale concomitanza geografica della Porziuncola, luogo estremamente caro a Francesco d’Assisi, ma anche di due altre circostanze cronologiche: la memoria liturgica dei santi Angeli custodi e il fatto che, diceva Francesco, la Porziuncola era spesso visitata dagli Angeli.
Un luogo speciale in un tempo speciale, quello che ci introduce alle Celebrazioni del Beato Transito di San Francesco.
Centro della riflessione dell’ultima serata è stato il cammino di crescita dei figli di Dio, cammino paradossale per diventare, nella piena maturità di figli, bambini. “Nel Regno del Padre – ha ricordato p. Luigi – entrano solo i figli e tali sono solo coloro che vivono da fratelli, viceversa si invecchia rimanendo eterni bambini che cercano di riempire la propria vita di cose e persone come un sacco senza fondo”.
La parola da imparare a coniugare – ha continuato – è accoglienza, “atto fondamentale dell’amore che, se da un lato comporta la necessità di doversi ritirare per lasciare spazio all’altro, quando questa è fatta dalla Chiesa, diventa invece un dilatarsi dei confini.
A concludere la riflessione è stata la lettura, dalle Biografie di San Francesco, dell’episodio della visione estatica di frate Pacifico al quale viene mostrato il trono lasciato vuoto dal serafino Lucifero e destinato ad essere occupato da Francesco. È lui il “nuovo serafino” degno di occupare quel trono, e questo perché si è fatto “umile”, piccolo!! “L’accoglienza di Francesco è universale – ha concluso – non si chiude dentro un chiostro anzi, cronologicamente parlando, nella sua vita c’è prima l’accoglienza dei poveri e poi dei primi compagni; la Porziuncola, con l’indulgenza plenaria, è la dimostrazione che l’accoglienza dell’altro non si lascia fermare nemmeno dal peccato”.
Domani le Celebrazioni entrano nel vivo, vi invitiamo a prendere visione del programma che ci permetterà, anche tramite la WebTV, di vivere assieme questo momento di preghiera e di festa.
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