Continua il cammino di preparazione al Perdono di Assisi. Nella prima meditazione abbiamo contemplato l’eucarestia, il gesto dello spezzare il pane, gesti – come racconta il Celano nella Vita seconda – vissuti da s. Francesco prima della sua morte. Ieri, nella seconda meditazione, Padre Vittorio ci ha ricordato proprio questo e che il contenuto del pane spezzato è ciò che accade nel venerdì di passione, cioè la morte in croce di Gesù che muore per noi quando ancora eravamo deboli, nel peccato. Senza la sua morte il pane spezzato sarebbe vuoto, e senza pane spezzato la croce sarebbe incomprensibile.
Mons. Viola parte poi citando la Genesi: nel giardino di Eden siamo stati lasciati liberi di accogliere o meno l’amore di Dio, la libertà è connaturata all’amore, senza non vi è amore! Sciaguratamente però abbiamo ascoltato la voce del tentatore che, con i suoi inganni, ha oscurato il volto del Padre e ce lo ha rubato. Lo pensavamo irrimediabilmente perso questo volto, se il Padre, nella sua infinita fedeltà, non avesse voluto mostrarsi di nuovo nel volto del Figlio per offrirci riconciliazione. Il Figlio vuole recuperare il mondo per donarlo al Padre, è un disegno strepitoso!, e sceglie la via dell’incarnazione per poter assorbire nella sua/nostra carne il nostro peccato.
Sulla croce, Il Padre vede il Figlio così carico di tutto ciò che è l’opposto da sé che si sorprende, quel volto di Figlio che doveva mostrare il volto del Padre noi l’abbiamo sfigurato, ma il suo amore è più forte del nostro peccato/rifiuto e accade che sulla croce il nostro peccato assorbito dalla carne benedetta del Signore Gesù è portato nel fuoco d’amore della Ss.ma Trinità che distrugge il peccato. Nell’obbedienza perfetta del Figlio alla volontà del Padre si mostra l’amore di Gesù per noi e per questo il nostro peccato viene consumato. Nella croce quindi vediamo il luogo della nostra riconciliazione e non quello che dovremmo vedere altrimenti cioé una condanna verso di noi perché abbiamo ucciso il figlio di Dio, non potremmo sopportarla in alcun modo, sarebbe la pubblica sentenza della nostra condanna eterna.
P. Vittorio ci ricorda che, quando Francesco contempla il crocifisso di san Damiano e la passione di Cristo si imprime nel suo cuore ancor prima della Verna, come dice il Celano, lì non ha altro desiderio che conoscere la passione di Cristo. Tutta la sua vita sarà questo desiderio perché lì riconosce l’eccesso di amore che ci ha riconciliato con Dio, cioè il perdono. Francesco in quella notte del 1216 lotta contro il tentatore mentre prega, come narra il “Trattato sull’indulgenza”, gli viene detto di non mortificare il suo copro nella notte, ma di andarsene a dormire, pare un saggio pensiero, invece Francesco afferma che è meglio per lui conoscere la passione di Cristo, riconoscendo l’azione del diavolo nel suo animo. Con un gesto concreto, tipico suo, si spoglia e si getta in questo groviglio di spine per conoscere la passione di Cristo e nulla, nemmeno il buon senso del tentatore, lo può distogliere da questo desiderio.
Mons. Viola conclude esortandoci: “E noi cosa vogliamo vivere del mistero della croce? Abbiamo altri desideri? Potessimo purificare il nostro cuore da tutti i desideri che non sono di te e te solo. Noi possiamo, chiedendo perdono, permettere a Lui di compiere in noi l’opera della riconciliazione, Gesù vuole ridarci il vero volto paterno di Dio e non la sua caricatura deforme che ci offre il tentatore”.
Cari amici, non sottraiamoci quindi alla sua misericordia, permettiamo al Signore di compere in noi l’opera della redenzione in pienezza perché questa Festa del Perdono possa rivitalizzare la grazia che abbiamo ricevuto nel battesimo.
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