Nella notte della Domenica delle Palme del 1211, Francesco d’Assisi accoglie Chiara alla Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, le taglia i capelli e la riveste dell’abito religioso. Dopo averla collocata per qualche settimana nel monastero di San Paolo di Bastia e in quello di Sant’Angelo di Panzo presso Assisi, Francesco ne fissa la dimora a San Damiano dove Chiara visse il resto della sua vita insieme alle prime Sorelle “clarisse”.
Don Girolamo Giovannini, attuale amministratore della Parrocchia di S. Michele Arcangelo di Bastia, quest’anno ha voluto riproporre il momento iniziale della vita consacrata di Chiara d’Assisi, in particolare la vestizione in Porziuncola ed il suo trasferimento al monastero di Bastia.
A presiedere con gioia e gratitudine il momento commemorativo, celebrato lo scorso Lunedì Santo su uno schema preparato dalle clarisse del Monastero di S. Quirico, il frate minore p. Francesco De Lazzari, che ha spiegato il significato di quanto accaduto quella Domenica delle Palme:
«Non è certamente a caso che Francesco ha scelto per l’inizio della sequela Christi di Chiara il portale della Santa Settimana, quasi a voler racchiudere la sua vita all’interno di questo mistero. È questa, del resto la comprensione che le Fonti Francescane ne hanno, perché questo è stato il desiderio del cuore di Chiara che per tutta la vita ha desiderato con tutta se stessa di conoscere Cristo e guadagnare Lui.
Se la Domenica delle Palme può ben essere considerata l’incipit del suo vissuto interiore come partecipazione all’abbassamento e alla gloria di Cristo, il Lunedì Santo e la liturgia che stiamo vivendo dice della sua vita come vigilia, come profumo effuso. Una vita nell’attesa ardente, silenziosa, operosa della Pasqua eterna, dove l’Agnello immolato va seguito dovunque va (4LAg 3 FF 2899). Una vita che non teme di spezzarsi come vaso ai piedi del Signore perché il profumo prezioso si effonda completamente, rapidamente, senza calcolo e misura, nella consapevolezza di essere infinitamente e fedelmente amata nella propria debolezza (cf. BCan 5 FF 3285; LegsC 4 FF 3161)».
Si è data lettura del brano delle Fonti in cui è narrato l’episodio: “Era prossima la solennità delle Palme, quando la fanciulla con cuore ardente si reca dall’uomo di Dio, per chiedergli che cosa debba fare e come, ora che intende cambiare vita. Il padre Francesco le ordina che il giorno della festa, adorna ed elegante, vada a prendere la palma in mezzo alla folla, e la notte seguente, uscendo dall’accampamento, converta la gioia mondana nel pianto della passione del Signore. Venuta dunque la domenica, la fanciulla entra in chiesa con le altre, radiosa di splendore festivo tra il gruppo delle nobildonne. E li avvenne - come per un significativo segno premonitore - che, affrettandosi tutte le altre a prendere la palma, Chiara, quasi per un senso di riserbo, rimane ferma al suo posto: ed ecco che il vescovo discende i gradini, va fìno a lei e le pone la palma tra le mani. La notte seguente, pronta ormai ad obbedire al comando del Santo, attua la desiderata fuga, in degna compagnia. E poiché non ritenne opportuno uscire dalla porta consueta, riuscì a schiudere da sola, con le sue proprie mani, con una forza che a lei stessa parve prodigiosa, una porta secondaria ostruita da mucchi di travi e di pesanti pietre. Abbandonati, dunque, casa, città e parenti, si affrettò verso Santa Maria della Porziuncola, dove i frati, che vegliavano in preghiera presso il piccolo altare di Dio, accolse la vergine Chiara con torce accese. Lì subito, rinnegate le sozzure di Babilonia, consegnò al mondo il libello del ripudio; lì, lasciando cadere i suoi capelli per mani dei frati, depose per sempre i variegati ornamenti. Né sarebbe stato giusto che, alla sera dei tempi, germogliasse altrove l’Ordine della fiorente verginità, se non lì, nel tempio di colei che, prima tra tutte e di tutte la più degna, unica fu madre e vergine. Poi, dopo che ebbe preso le insegne della santa penitenza davanti all’altare di santa Maria e, quasi davanti al talamo nuziale della Vergine, l’umile ancella si fu sposata a Cristo, subito san Francesco la condusse alla chiesa di San Paolo, con l’intenzione che rimanesse in quel luogo finché la Volontà dell’Altissimo non disponesse diversamente. Raggiunti a volo dalla notizia dell’avvenimento, i parenti, col cuore straziato, condannano il proposito messo in atto dalla vergine; e riunitisi in gruppo, accorrono al luogo, nel tentativo di ottenere l’impossibile. Ricorrono a tutto: alla violenza impetuosa, a trame avvelenate, a lusinghiere promesse, pur di persuaderla a recedere da quella condizione di umiliata bassezza, che né si addice alla nobiltà del casato, né ha precedenti nella contrada. Ma ella, aggrappandosi stretta alle tovaglie dell’altare, si scopre il capo rasato, affermando che in nessun modo si lascerà strappare dal servizio di Cristo. Col crescere della lotta ostile dei suoi, cresce il suo coraggio, e nuove forze le infonde l’amore stimolato dalle offese. Ostacolata così per più giorni nella via del Signore e soffrendo l’opposizione dei suoi familiari al suo proposito di santità, non vacillò l’animo, non svigorì il suo fervore: anzi, tra le parole ingiuriose, ella tempra il suo spirito alla speranza, finché i parenti, sconfitti, si danno per vinti e si placano.” (FF 3168-3173)
Durante l’omelia, tenuta nella celebrazione eucaristica che è seguita, p. Francesco ha evidenziato un nesso tra la prima lettura e quanto vissuto S. Chiara nei giorni seguenti, quando cioè i parenti hanno fatto di tutto per osteggiare il suo progetto di nuova vita seguendo il Cristo povero e crocifisso che Francesco aveva predicato e testimoniato in Cattedrale durante la Quaresima: «Il gesto di Chiara di aggrapparsi ai lini dell’altare di questa chiesa anticipa splendidamente l’esortazione che lei stessa farà a S. Agnese di Praga: “Abbraccia, vergine povera, Cristo povero.” Commemorare oggi il passaggio di Chiara da questo luogo ci aiuti a percorrere con il suo stesso cuore questa settimana che ci introduce alla Pasqua». P. Francesco ha, inoltre, evidenziato la premura di S. Francesco non solo nel collocare Chiara in un luogo sicuro (avendo, tra l’altro, il Monastero di S. Paolo l'immunità posta dalla Santa Sede), ma anche di offrirle un primo luogo formativo dove Chiara potesse fare i primi passi del suo nuovo cammino.
Otre a Don Girolamo e due seminaristi della Diocesi, era presente un bel gruppo di fedeli edificati e felici per l’evento. Si è cercato di dare maggiore rilievo e valorizzazione alla bella chiesa per il significato che la presenza di Chiara ha dato a quel luogo, anche se non sappiamo quanto tempo vi sia rimasta.
Clarisse Francesco De Lazzari Santa Chiara
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