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Una riflessione attuale del card. Bassetti 05 Ago 2016

Sul significato del “Perdono di Assisi”

«Il 2 agosto di ogni anno Assisi diventa una sorta di capitale mondiale della misericordia. E la Porziuncola, la minuscola chiesa nella basilica di Santa Maria degli Angeli, diventa una «porta santa sempre aperta». Lo scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti nel suo ultimo editoriale pubblicato da «L’Osservatore Romano», in edicola mercoledì 3 agosto, dal titolo: “Il Perdono di Assisi. Porta sempre aperta”. Bassetti si sofferma anche su quanto raccontato nel 1996 dall’allora cardinale Ratzinger, che definì la Porziuncola «un luogo “grazie al quale possiamo anche accedere alla storia della fede”. E questo vide sant’Angela da Foligno, la mistica canonizzata da Papa Francesco – prosegue il presule perugino –, quando vi giunse in pellegrinaggio nel 1300 per l’indulgenza: “Quando misi il piede sulla soglia della porta, allora subito l’anima fu tratta in estasi” scrive Angela, e continua: “Vidi una chiesa di mirabile grandezza e bellezza che allora fu istantaneamente ingrandita per mano divina”».

Nello stesso anno in cui il cardinale Bassetti fu ordinato sacerdote, il 1966, «ricorreva il settecentocinquantesimo anniversario della Porziuncola, in un clima in cui venivano messi in discussione aspetti della fede tra cui le indulgenze, Paolo VI – ricorda il porporato – volle sottolineare invece l’importanza del privilegio concesso alla piccola chiesa di Assisi con l’epistola Sacrosanta Portiunculae. L’indulgenza non è “una via più facile con la quale possiamo evitare la necessaria penitenza dei peccati”, scriveva Papa Montini, ma essa è “piuttosto un sostegno, che i singoli fedeli, con umiltà, per nulla inconsapevoli della propria debolezza, trovano nel mistico corpo di Cristo”. E auspicava che la Porziuncola fosse “veramente luogo sacro per conseguire il pieno perdono e la consolidata pace con Dio”».

«Il perdono – evidenzia il cardinale Bassetti – è un bene inestimabile perché senza di esso non c’è riconciliazione, e senza riconciliazione vengono meno le basi di ogni comunità. Lo ha ribadito il Pontefice lo scorso 24 luglio. Il perdono è prima di tutto “quello che noi stessi riceviamo da Dio: soltanto la consapevolezza di essere peccatori perdonati dall’infinita misericordia divina può renderci capaci di compiere concreti gesti di riconciliazione fraterna”. E “se una persona non si sente peccatore perdonato mai potrà fare un gesto di riconciliazione”».



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