La ricerca della parentela di S. Francesco di Assisi è stata sentita come laboriosa fin dall’antichità. Nelle Biografie e in alcune Cronache riportate nelle Fonti Francescane italiane (FF) troviamo solo pochi accenni diretti: cosa normale in testi interessati esclusivamente alla figura di frate Francesco e ‘della sua gente poverella’. Luce maggiore ci proviene da altri Documenti dispersi e rinvenuti, a volte fortuitamente, in diversi archivi pubblici e privati. Nell’insieme, le biografie, le cronache e i documenti, ci offrono tuttavia una buona conoscenza del tessuto familiare antecedente e successivo alle vicende che hanno visto frate Francesco maturare le scelte definitive, così diverse da quelle propostegli dal padre; e tutto il casato, successivamente, risentirà in modo sensibile delle scelte del Poverello.
Siamo a conoscenza del nome del papà di san Francesco, Pietro; del nonno paterno, Bernardone (ambedue mercanti); della mamma, Pica; del fratello Angelo e di diversi nipoti e pronipoti. Andando a ritroso, compulsando in particolare gli Archivi della Cattedrale di Assisi, già Arnaldo Fortini, nella sua Vita Nova di San Francesco (F) faceva notare che c’è una certa difficoltà a identificare il trisnonno, il bisnonno e anche il nonno di S. Francesco “per la tendenza frequentissima e dimostrata in centinai di documenti degli archivi assisani, a ripetere per ogni alterna generazione il nome dell’ascendente in linea diretta” (F 93).
Pare che Pietro di Bernardo sia il nonno paterno di san Francesco e abbia avuto due figli: Rustico e Pietro di Bernardone. Quest’ultimo è certamente il padre di Francesco. Bisnonno, nonno e padre sembrano formare tutta una dinastia di intraprendenti e stimati mercanti. Sul babbo di Francesco, sul suo lavoro di abile mercante di stoffe, sulla sua avidità, sul suo profilo spirituale, sui suoi metodi pedagogici (che lui stesso alla fine forse ha percepito come fallimentari, ma chi può dirlo?), sul suo comportamento di amore-dolore-rabbia nella conversione del primogenito, molto è già stato scritto in questi ultimi decenni.
Dopo la conversione di Francesco vediamo il babbo, Pietro di Bernardone, uscire di scena, pensoso, assieme a sua moglie. La sua incidenza sulla vita del figlio è sotto gli occhi di tutti: quando le cose vanno secondo i suoi progetti, “è tutto suo padre”, dice Pietro di Bernardone in Fratello sole e sorella luna, di Zeffirelli. Positivamente, se rimane valido il detto ‘talis filius qualis pater’, dobbiamo concludere, per esempio, che l’autocoscienza della propria persona, l’autostima, la sicurezza, il senso della dignità, del sacrificio, lo spirito cavalleresco, il senso dell’onore, la fedeltà alla parola data e diversi altri grandi valori che il dottor Freud oggi volentieri sottolineerebbe come caratteristici di una personalità armoniosa, a Francesco provengono proprio da Pietro di Bernardone! Alla fine dei conti, anche i gravi contrasti con il padre permettono a Francesco di sondare e verificare la profondità delle proprie scelte.
Pietro di Bernardone “ebbe in moglie una donna di nome Giovanna… Se questa notizia è esatta, bisognerebbe dedurne che il nome di Pica, con il quale nei biografi anteriori e negli stessi documenti fu chiamata la madre del Santo, altro non sia che un nome aggiunto, o soprannome… e piuttosto richiami il paese d’origine della donna… L’origine francese di Pica è tutt’altro che improbabile, se si pensa sia ai frequenti viaggi di Pietro di Bernardone in Francia; sia al nome di Francesco, sinonimo di ‘francese’, che egli volle imporre al proprio figlio; sia alla buona conoscenza che il Santo ebbe della lingua francese; sia all’amore che sempre il Santo serbò per la terra di Francia… Pica, potrebbe stare a significare la regione di provenienza della madre del Santo. Si vuole, infatti, che dalla parola francese ‘pique’ abbiano assunto la loro denominazione gli antichi abitanti della Picardia… La Picardìa, posta tra la Champagne e la Fiandra, e cioè i due mercati mondiali dove confluivano compratori di ogni nazione…” (F 93).
È Giovanna (ma chiamata ‘Pica’ anche nella testimonianza di fra Nicola, già notaio in Assisi, quando rievoca la nascita di san Francesco; FF 2686) che in assenza del marito, in giro per i lunghi e rischiosi viaggi, mette al neonato il nome di Giovanni. Sarà poi Pietro di Bernardone a soprannominarlo Francesco (FF 1395), in onore della Francia e della moglie. Lei e il marito decideranno insieme il percorso formativo del figlio, come anche lo studio presso i canonici della chiesa assisana di S. Giorgio. La gentilissima e tenerissima mamma francese, “specchio di rettitudine” (FF 583), intuirà per prima e meglio del marito la vocazione di Francesco. Della propria mamma il Santo custodirà non tanto nelle parole, ma nella memoria, nei tratti e nei fatti soprattutto l’ineffabile tenerezza e l’ésprit de finesse.
Più tardi, quando il serafico Padre, scrivendo ai frati, vorrà esortarli a volersi bene tra di loro, in particolare nelle loro malattie, non dirà mai ‘i frati si vogliano bene come fratelli’, ma “ovunque sono e si troveranno, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti” (FF 91-92). La felice esperienza avuta della propria madre segnerà per sempre Francesco nella sua capacità di amare e di relazionarsi.
di Rino Bartolini
dal n. 2/2020 della Rivista Porziuncola
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