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1^ meditazione del Triduo in preparazione alla Solennità del Perdono di Assisi 30 Lug 2019

Umili e sottomessi ad ogni umana creatura per gustare il Perdono di Dio!

È iniziato ieri sera con la meditazione di p. Giuseppe Renda, Custode della Porziuncola, il Triduo in preparazione alla Solennità del Perdono di Assisi. Centro della riflessione di p. Giuseppe - disponibile integralmente in video - è stata l’importanza del perdono e della grazia di Dio nella vita dei credenti, condizioni necessarie per amare.

Davanti ad un mondo concentrato sulla ricerca di visibilità e successo, ad una Chiesa più attenta ad essere efficiente che feconda, il Signore ci presenta una figura di Francesco d’Assisi. È da lui, dalla sua seria esperienza di Dio che tutti noi possiamo capire cosa vuol dire convertirsi. Egli sperimenta in maniera così intensa il perdono divino da desiderare che anche gli altri lo possano gustare. Così, quando quella notte del 1216 Gesù e Maria gli appaiono in Porziuncola, egli non chiede nulla per sé, ma domanda che tutti coloro che arrivano in questa piccola chiesetta, pentiti e desiderosi di riconciliarsi con Dio, possano anche loro vivere la sua stessa esperienza d’amore e di liberazione.

Il perdono e la grazia di Dio sono proprio ciò che ci permette di vedere nuovamente una possibilità di vittoria sul nostro egoismo, sul nostro peccato, sulla nostra incapacità di amare. Quando non viviamo nello Spirito Santo, ecco che siamo colti dalla cecità spirituale per cui vediamo solo sofferenze e tribolazioni attorno a noi e finiamo per fare ricadere tutte le colpe su Dio. È grazie allo Spirito Santo, invece, che possiamo entrare nei pensieri, nelle dinamiche e nella vita di Dio.

Questa esperienza è comune a tutti i credenti; come la Sacra Scrittura ci racconta della caduta e dell’amore di Dio che risolleva i nostri progenitori così si ripete per noi oggi. P. Giuseppe ha presentato la vicenda di Stefano, un giovane che, arrivato sul punto di suicidarsi, incontra il Signore proprio in quel drammatico momento. Il suo cuore si è potuto convertire solo davanti al perdono di Dio e alla sua triplice richiesta di perdonare chi l’aveva fatto soffrire, se stesso e, infine, proprio Lui, che lo aveva lasciato libero.

Seguendo san Francesco, dunque, che si è piegato, si è umiliato e solo allora ha capito che l’orgoglio non lo avrebbe condotto lontano, siamo tutti invitati a intraprendere questo stesso percorso e così, sottomessi ad ogni umana creatura, potremo riconoscere Dio, sorgente di tutto il creato!



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