Figlia del principe Giulio Cesare Da Varano, signore di Camerino, sostenitore delle arti, buon diplomatico, generoso con il popolo e dedito alle avventure sentimentali. Il principe a vent’anni si era sposato con la dodicenne Giovanna, dalla quale ebbe tre figli ma, non disdegnando altri legami amorosi, aveva avuto cinque figli illegittimi, i quali furono educati a corte insieme agli altri tre. Ed è dall’unione con la nobildonna Cecchina di Mastro Giacomo che nacque Camilla il 9 aprile 1458, primogenita di tutti i figli. Cresciuta ed educata nel palazzo paterno, essa assimilò lo spirito del padre, dedicando il suo tempo alle gioie giovanili come suonare, ballare, cantare, così come lo racconta lei stessa nella sua autobiografia.
Da bambina aveva fatto un voto, dopo aver ascoltato una predica del francescano Domenico da Leonessa, ed era quello di versare una lacrima ogni venerdì in ricordo della Passione di Gesù. Ma questo voto mal si conciliava con la vita frivola che conduceva, perciò quando non le riusciva di versarla, ci rimaneva male per tutta la settimana; ma poi crescendo e leggendo libri spirituali, tale pratica le riuscì facilmente.
Diciottenne pensò di ritirarsi a vita religiosa, ma in lei si accese una lotta, perché si sentiva attratta anche dalla vita gaudente, ma vinte le tentazioni, decise per il chiostro. Qui sorsero però le difficoltà da parte del padre, il quale negò l’assenso. Passarono così due anni, ricevendo anche visioni celestiali, perché aveva ormai raggiunto una grande maturità spirituale; alla fine il principe acconsentì e il 14 novembre 1481 poté vestire l’abito francescano nel monastero di s. Chiara di Urbino, prendendo il nome di suor Battista.
Il principe suo padre non si arrese alla lontananza e dopo aver comprato il monastero degli Olivetani, vicino Camerino, lo donò alle autorità francescane per farne un convento di clarisse, il cui nucleo doveva venire da Urbino. Suor Battista fu una delle nove suore prescelte e il 4 gennaio 1484, fecero il loro ingresso con il concorso del popolo e di tutta la corte del principe.
La Passione di Cristo continuò ad essere il suo punto di riferimento: i suoi elevati pensieri mistici li raccolse in un libro “I dolori mentali di Gesù nella sua passione”. Nel 1502 Cesare Borgia, chiamato ‘duca Valentino’, nell’intento di unificare l’intero territorio pontificio sotto il governo del papa Alessandro VI, suo padre, attaccava con la forza quelle Signorie locali, che non si sottomettevano volontariamente.
Il principe Da Varano mise al sicuro il figlio minore a Venezia con le donne, mentre con gli altri figli organizzava la resistenza di Camerino. Suor Battista, insieme ad un’altra consorella di nobile casato, dovette fuggire prima a Fermo e poi nel Regno di Napoli ad Atri: lì le raggiunsero le notizie che Cesare Borgia aveva fatto strangolare il padre a Pergola e il giorno dopo i suoi fratelli Annibale, Pirro e Venanzio nella rocca di Cattolica.
Passata la bufera dei Borgia al potere, suor Battista ritornò a Camerino, in cui era stata ripristinata la Signoria Da Varano con il giovane fratello Giovanni Maria e lì rimase fino alla morte come badessa, divenendo un punto di riferimento per tutti, autorità civili e religiose ed elevandosi sempre più nell’unione intima con Dio.
Camilla Battista morì a Camerino il 31 maggio 1524, durante un’epidemia di peste, i funerali si svolsero nel cortile del palazzo paterno. Papa Gregorio XVI ne ha riconosciuto il titolo di beata il 7 aprile 1843; Benedetto XVI l’ha iscritta nel canone dei santi il 17 ottobre 2010.
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