Nella solennità del mese mariano, il 17 maggio nella Basilica di Santa Maria degli Angeli è avvenuta l’inaugurazione della mostra "Rodi e il Dodecaneso: una storia italiana (1912-1947)", curata dall’Associazione Lasalliana ex alunni di Rodi e dei profughi e reduci dal Dodecaneso.
Allestita nello spazio dell’altare di Sant’Antonio di Padova, accanto alla venerata icona della Madonna del Fileremo – simbolo del legame spirituale tra Assisi e Rodi – l’esposizione ripercorre attraverso immagini d’epoca l’eredità architettonica e culturale lasciata dagli italiani nel Dodecaneso.
Memoria e speranza: le parole di Fra Massimo Travascio
Ad accogliere la delegazione, guidata dal presidente avv. Massimo Andreuzzi, è stato fr. Massimo Travascio, Custode della Porziuncola, che nel suo saluto ha sottolineato: "Nell’anno del Giubileo della Speranza, dobbiamo legare la speranza alla memoria. Ecco, questa Basilica raccoglie un pezzo di storia, come testimonia l’icona del Fileremo. È bello ricordare, soprattutto nel mese mariano, il filo che unisce Assisi a Rodi".
La Madonna del Fileremo: un’icona pellegrina
Proprio accanto alla mostra, che espone riproduzioni di fotografie d’epoca e che ripercorre la storia della presenza italiana a Rodi tra il 1912 e il 1947, l’icona della Vergine del Fileremo – risalente al IX-X secolo – racconta una storia millenaria di fede e peregrinazioni. Scampata alla distruzione iconoclasta dell’imperatore bizantino Leone III, l’effigie originaria fu custodita nel monastero rodiota di Fileremo fino al 1523, per poi viaggiare tra Malta, Messina, Viterbo, Russia e Jugoslavia.
Con l’occupazione italiana di Rodi (1912), il governo chiese alla Russia la restituzione dell’originale: nel 1925 fu inviata una copia realizzata dallo zar Nicola I. Affidata ai francescani di Assisi, l’icona trovò posto nel ricostruito santuario di Fileremo, mentre una seconda copia (1931) dell’italiano Carlo Cane fu collocata nella cattedrale di San Giovanni.
Da Rodi ad Assisi: il legame che resiste
Nel 1947, con il passaggio di Rodi alla Grecia, la copia “russa” giunse nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove ancora oggi è meta di pellegrinaggi, specialmente all’inizio di settembre per i cavalieri dell’Ordine di Malta. "Qui – ha ricordato Fra Massimo – la memoria diventa preghiera".
La mostra, attraverso scatti storici, celebra non solo l’architettura italiana a Rodi, ma anche il dialogo tra culture, come sottolineato da Paola Delfanti, Segretaria Nazionale dell'Associazione: "Gli italiani seppero rispettare le autonomie locali, lasciando un’impronta che resiste nel tempo". Un messaggio di unità e speranza, affidato alla protezione della Madonna del Fileremo, ponte tra Oriente e Occidente.
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