“Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6): con questo titolo abbiamo dato il là ad un pellegrinaggio speciale, quello delle famiglie! Siamo partiti in 59: 19 famiglie, 17 bambini (sì diciassette di età compresa fra i tre mesi e gli 8 anni!), tre meravigliosi frati e un single che ci ha aiutati tanto. Tutto questo è stato possibile grazie al profondo desiderio del cuore che ha mosso tutti a rispondere “Sì, eccomi!” alla chiamata del Signore nella Sua Terra Santa.
Cercare la Via, spingerci in un luogo evitato da molti, per seguire i Suoi passi, per guardare con i nostri occhi ciò che anche Lui aveva guardato, per toccare e baciare la terra che anche Lui aveva toccato. Succhiare la Vita che solo Cristo ci dona, quella vita profumata che i luoghi santi dove ha vissuto emanano, entrandoti dentro per restare impressi sulla pelle, nel cuore, nella mente. Per cercare la conferma della Verità, quella che a volte è difficile da annunciare, da spiegare, forse perché non si può spiegare ma solo testimoniare ad un cuore che desidera rispondere “Sì” e farsi travolgere dall’amore pieno di Cristo.
Il Suo popolo, i Suoi bambini in movimento verso la Meta: l’incontro con Dio. Accompagnati, anche nella fatica di un pellegrinaggio come questo, dall’amore grande per Gesù che deriva anche dal rendimento di grazie gioioso per essersi fatto Volto Vivo e Vero nelle nostre vite e averci riempito di benedizioni.
Unire fede e storia per contemplare il Suo passaggio e confermare la Parola incarnata. Questi luoghi sono vivi, parlano, effondono Spirito Santo. Riempiono il cuore, la mente di Lui, il nostro Amato.
Siamo partiti, portandoci nel cuore ringraziamenti e preghiere, da Nazareth dove inginocchiarsi davanti all’altare nella casa di Maria e leggere “Verbum Caro HIC Factum Est” ti fa ripetere qui, proprio qui. Passare alla casa di Giuseppe, luogo dell’infanzia e della Vita di Gesù e poi al Monte Tabor, sorridendo in cuor nostro perché tutti, probabilmente, avremmo pronunciato le stesse parole di Pietro “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4).
Abbiamo rinnovato con emozione le promesse matrimoniali a Cana, facendoci nuovamente trasformare in vino le nostre giare colme di acqua. Al Lago di Tiberiade, inoltre, lo sguardo si perde e poi si fissa perché ti rendi improvvisamente conto che i tuoi occhi osservano proprio ciò che ha osservato Gesù, che la chiamata dei discepoli non è più “solo” un passo del Vangelo letto e meditato ma è lì davanti a te. E poi c’è Gesù che si allontana con la barca per parlare a te e tu che sali sulla barca con Lui, anche nella tempesta. In questi luoghi della Galilea c’è tutta la Sua attività messianica, l’insegnamento, le guarigioni, la formazione, la preghiera. Andare sul Monte delle Beatitudini per ripetere ancora una volta “Beati noi!” anche nelle difficoltà quotidiane. E a Cafarnao per sedersi in una delle sinagoghe dove Gesù ha insegnato e a Tabgha per rispondere alla domanda di Gesù “Mi ami tu?” (Gv 21,15) con un sincero e realistico quanto appagante “Signore, tu sai tutto, sai che ti voglio bene”.
Abbiamo vissuto un altro emozionante momento sulle rive del Giordano rinnovando le promesse battesimali nonché un momento ludico con il bagno al Mar Morto. E poi Gerico, Betania, Ain Karem, Betlemme dove abbiam fatto memoria dell’Incarnazione del Figlio di Dio e, finalmente, Gerusalemme! Al Cenacolo per contemplare il luogo dell’Ultima Cena e della discesa dello Spirito Santo, rinnovata per noi in un clima mozzafiato di preghiera comunitaria, al Monte degli Ulivi, giardino di ulivi millenari, per piangere sulla pietra su cui Cristo ha pianto. Sostare dove Gesù ha insegnato ai discepoli a pregare il Padre Nostro (“Voi dunque pregate così” Mt 6,9).
Fare, inoltre, la Via Crucis a Gerusalemme ti sbatte in faccia le contraddizioni che ritroviamo anche a casa nella quotidianità e che ha sicuramente vissuto Gesù mentre percorreva quella che noi oggi chiamiamo la Via Dolorosa, in particolare fra l’indifferenza di alcuni e la cattiveria di altri. E infine la Basilica del Santo Sepolcro: quel pezzo di legno che per toccarlo ti costringe ad inginocchiarti come Maria e Giovanni sotto la Croce; quella pietra su cui lo hanno avvolto nel lenzuolo che profuma di nardo e quella tomba, vuota. “Perché cercate fra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5).
Ed è vuota anche per noi, perché non ci dobbiamo fermare al sepolcro ma attraversarlo e vivere da salvati la Sua Risurrezione! Perché poi si ritorna brutalmente alla realtà, bastano un aeroporto e un aereo a ricordarcelo, e il male sembra che voglia entrare appena possibile ma è proprio ora che questo pellegrinaggio deve cominciare a vivere e a non rimanere solo un bel ricordo. E allora andiamo! E annunciamo a tutti che “abbiamo visto il Signore”, che è vivo in mezzo a noi, aspettando la Gerusalemme celeste!
Stefano e Silvia Bellone
Graziano Malgeri Pellegrinaggio Salvatore Cirami Sposi Terra Santa
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