La Giornata regionale della Vita consacrata ha visto una consistente, significativa partecipazione ieri al santuario di Collevalenza. Dopo la celebrazione dell’ora terza, S.E.R. mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, ha introdotto i lavori assembleari ricordando le 3 P che papa Francesco ha riconsegnato ai consacrati: preghiera, povertà e pazienza; il Presule si è soffermato soprattutto su quest’ultima, intendendola come la speranza operosa che deve animare la vita consacrata in questi tempi segnati da un drastico calo numerico delle vocazioni.
Ha quindi preso la parola mons. Domenico Cancian f.a.m., vescovo di Città di Castello e delegato della CEU per la vita consacrata ed il clero. Il Vescovo ha preso l’aire dalle parole che la Prima lettera di Giovanni rivolge ai giovani: “Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno. […] Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno” (1Gv 2, 13-14). Per noi credenti, queste parole ispirate dallo Spirito hanno il potere di demolire tanti luoghi comuni sui giovani. Mons. Cancian ha poi ripreso alcune l’intervento di papa Francesco all’Assemblea plenaria della CEI dello scorso 21 maggio: “La prima cosa che mi preoccupa è la crisi delle vocazioni. È la nostra paternità quella che è in gioco qui! Di questa preoccupazione, anzi, di questa emorragia di vocazioni, ho parlato alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, spiegando che si tratta del frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro, che allontanano i giovani dalla vita consacrata; accanto, certamente, alla tragica diminuzione delle nascite, questo “inverno demografico”; nonché agli scandali e alla testimonianza tiepida”. Proprio su questi ultimi due fattori si è concentrata l’attenzione di mons. Cancian, perchè chiamano in causa la responsabilità dei consacrati stessi, invitando a partire non tanto da un’analisi sociologica della situazione giovanile, quanto da un serio esame di coscienza.
Il Vescovo ha poi ceduto la parola al relatore principale, don Andrea Lonardo, presbitero di Roma, sul tema “I giovani, la fede, discernimento e accompagnamento vocazionale”. L’intervento di don Andrea è stato ricchissimo di spunti e provocazioni: che cosa intendiamo, quale fascia d’età indichiamo col termine giovani? Qual è la nostra presenza nell’ambiente più caratteristico di questa fascia d’età, cioè la scuola e l’università? Quale fiducia riporre nelle analisi sociologiche? È vero che i giovani di oggi rappresentano la prima generazione incredula? O non è vero piuttosto che i giovani si dicono “credenti”, ed è la laicità che sta morendo? Come impostare un percorso d’iniziazione cristiana? Su un singolo vangelo o sui misteri della vita di Cristo, intesi come una cristologia della Tradizione ecclesiale, che informa la liturgia e l’iconografia da secoli? Come valorizzare l’immenso patrimonio dell’arte cristiana nella catechesi? Quale rapporto tra crescita umana e cristiana? I giovani sono interessati al tema del discernimento, delle scelte?
Concludendo, don Lonardo ha offerto anche alcuni suggerimenti concreti: più teologia (perché occorre rendere ragione della propria fede, e non puntare su sentimenti ed emozioni); più esperienza di comunità e comunione (perché i giovani sperimentano una costante e radicale solitudine); “più domenica – più Eucarestia”, che devono tornare ad essere il centro della vita ecclesiale; un deciso “no” al brutto.
Dopo un breve pausa, si è aperta la tavola rotonda, in cui alcuni giovani consacrati hanno presentato ai relatori alcune domande precedentemente preparate.
La mattinata è culminata con la concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Boccardo, e si conclusa con un momento conviviale.
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