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Il beato Gentile da Matelica 16 Feb 2022

Un frate tra gli “infedeli”

Il beato Gentile nacque sul finire del Duecento dalla nobile famiglia dei Finaguerra di Matelica (MC). Entrato nell’Ordine minoritico in giovane età e ordinato sacerdote, esercitò il suo ministero in Italia, Europa e Medio Oriente. Dopo un lungo periodo trascorso sul sacro monte della Verna, in Toscana, si recò in terra di missione in Egitto. Dopo le iniziali difficoltà, imparò non solo l’arabo, ma anche le lingue delle vicine nazioni, divenendo capace di portare l’annunzio evangelico, sostenuto da numerosi miracoli, in Egitto e nella penisola del Sinai, nei Luoghi Santi, sulle coste del Mar Nero ed in Persia. Morì il 5 settembre 1340 a Tabriz (attuale Iran). La disponibilità di fonti antiche sul beato Gentile deriva anche dal suo provvidenziale incontro con un veneziano che poi fu eletto doge, Marco Cornaro: questi fu testimone di un miracolo del beato e perciò volle riportare il suo corpo a Venezia dopo averlo tenuto - così riporta il biografo - in casa sua con grande devozione per molto tempo.

Le fonti antiche
La prima biografia scritta ufficiale si trova nel De conformitate vitæ beati Francisci ad vitam domini Iesu di Bartolomeo da Pisa, pubblicato nel 1385, a soli 50 anni dalla morte del frate: la sua presenza in un testo ufficiale dell’Ordine francescano, redatto per volontà dei Superiori al fine di tramandare la memoria e la santità di Francesco d’Assisi e dei suoi frati, conferma la fama che circondava la figura di questo frate marchigiano. Nella sua opera Bartolomeo da Pisa tratta del Beato quando si trova a scrivere dei frati sepolti nella basilica di Santa Maria Gloriosa de’ Frari, la chiesa francescana più importante di Venezia. Il corpo del Beato si trova infatti tuttora custodito nella cappella di san Giovanni Battista, la prima delle tre cappelle in cornu epistulae, cioè a sinistra dell’altare, dove si trova il leggio che nella celebrazione eucaristica veniva usato per la lettura delle Lettere di san Paolo. Il corpo è posizionato sotto l’altare che sta alla base della macchina sulla quale campeggia il San Giovanni Battista di Donatello.

Le notizie che ci dà Bartolomeo da Pisa sono di notevole importanza: l’autore non ha conosciuto personalmente Gentile, ma semplicemente riporta ciò che ha sentito dire di lui, presumibilmente dai frati veneziani. Al De conformitate attingeranno tutti gli agiografi successivi attingeranno per le loro agiografie. Ora è necessario fare una piccola, importante distinzione: il biografo si preoccupa di descrivere la vita della persona nelle sue vicende salienti, l’agiografo invece vuole soprattutto raccontare la santità della persona di cui scrive. In Bartolomeo da Pisa l’agiografia è ben ancorata alla biografia, mentre nei decenni successivi l’aspetto agiografico prevale sempre più; bisognerà attendere il Seicento per trovare un approccio “scientifico” alle vite dei santi. Oltre a scriverne a proposito della chiesa dei Frari di Venezia, Bartolomeo da Pisa menziona il beato Gentile in altri due passaggi: scrive che fu a Trebisonda (in Turchia, sul Mar Nero), dove ha operato molti segni e prodigi, e annota che il marchigiano viene ricordato dai frati della Vicaria d’Oriente, cioè dai frati vissuti in quell’epoca in Oriente.

Come morì Gentile?
Il De conformitate ci è giunto attraverso una ventina di esemplari manoscritti, che però tra loro divergono nel titolo da dare al beato. Nella maggioranza dei manoscritti frater Gentilis è qualificato come minister de Marchia, mentre in un solo esemplare (conservato nella Biblioteca della Porziuncola, col n. 54) è riportato come martyr de Marchia. La notizia del martirio è confermata da due successivi testi manoscritti, il primo è la Ragusina, un catalogo di santi e martiri francescani edito alla fine del XIV secolo. Il secondo è la Franceschina, composta nella seconda metà del ‘400 da Giacomo Oddi, che traduce in volgare il De conformitate di Bartolomeo da Pisa, ampliandolo con alcuni particolari per lo più trascurabili. Nel 1510 esce la prima edizione a stampa del De Conformitate, dove al beato è data la qualifica di martire. Da questo momento in poi nessun dubbio si pone più sul martirio del beato; nel 1795 papa Pio VI beatifica ufficialmente frater Gentilis, martire.

Sarà l’edizione critica del testo del De conformitate pubblicata nel 1908 dai francescani di Quaracchi a rimettere in discussione la biografia del beato: questa edizione sceglie di leggere (con la maggioranza dei manoscritti) Minister invece di Martyr. Pochi anni più tardi, nel 1923, p. Girolamo Golubovich scrive un’opera in cui riporta la storia dei francescani in Terra Santa e delle missioni francescane in Oriente, con un monumentale apparato critico, e qui il beato Gentile viene definito minister seguendo la scelta dei padri di Quaracchi. Dopo il 1923 si registra la pubblicazione di alcuni articoli, per la maggior parte in dissenso sulla qualifica di “ministro” data al beato, ma la questione pian piano scema, mentre scende sulla figura del beato Gentile una sorta di torpore che dura da più di un secolo. Attualmente tutte le maggiori opere di consultazione generale che trattano la vita dei santi della chiesa riportano la tradizionale agiografia sul beato annotando che esiste una questione aperta riguardo alla veridicità del martirio.

Recenti acquisizioni
Negli ultimi anni, anche grazie alla disponibilità delle nuove tecnologie digitali, è stato possibile accedere a fonti documentali inedite, sconosciute ai biografi precedenti o più semplicemente trascurate perché si riteneva assodata la tradizionale agiografia esistente; tali fonti hanno gettato nuova luce sull’affascinante vita del nostro Beato. Anzi tutto, si è potuto verificare che anche la Ragusina, di cui si scriveva poco sopra, attribuisce la qualifica di martire al francescano matelicese. In secondo luogo, si segnala la lettera che il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Zanetus de Utino scrisse nel 1469 ai frati di Venezia, dando indicazione di ornare con drappi rossi (rosso è il colore tipico dei martiri) la capella beati Gentilis esistente nella chiesa di Santa Maria Gloriosa de’ Frari.

Infine, è di notevole interesse la menzione di Gentile nella lettera Dudum ad nostri apostolatus con cui papa Giovanni XXII nell’aprile del 1317 chiedeva all’ufficiale di Narbona di convocare quarantasei frati francescani per chiarire la loro posizione intorno all’obbedienza ai Superiori dell’Ordine francescano e al Pontefice. Questa traccia documentaria, finora tralasciata molto probabilmente perché non inserita negli indici riepilogativi dei nomi posti solitamente al termine di ogni opera di cronaca, è invece fondamentale perché ci dà la certezza che frater Gentilis nell’aprile del 1317 si trovava in Provenza insieme ad altri francescani più o meno noti, e doveva difendersi dalla pesante accusa di disobbedienza. Un nuovo capitolo che affronteremo nel prossimo numero della rivista.

a cura di Alessio Mecella
dal n. 4/2021 della Rivista Porziuncola



Alessio Mecella Frati Marche Missione OFM Rivista Porziuncola Terra Santa

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