Da vagabondi a pellegrini
Un santuario nella città: così si presenta la chiesa di Sant’Antonio di Padova in Terni da quando vi sono state deposte le reliquie dei Protomartiri francescani, ossia i santi Berardo da Calvi dell’Umbria, Pietro da San Gemini, Ottone da Stroncone, Adiuto e Accursio da Narni († 1220). Nell’attuale cultura definita post-moderna tutto appare mobile, tanto che qualcuno l’ha definita una società liquida. L’uomo cammina, non solo nelle strade trafficate della città, ma soprattutto attraverso la rete informatica che fa vivere in tempi ristretti – bastano pochi secondi perché una notizia si diffonda – e spazi dilatati così che dal proprio computer si dialoga tranquillamente con l’estremo opposto del pianeta.
Camminare, un aspetto fondamentale dell’uomo: un bambino compie un passaggio fondamentale quando comincia a camminare e un altro è quando non si riesce più a camminare! Eppure se il cammino non ha una meta è un vagabondaggio. Se una volta il gruppo musicale I Nomadi cantava “Io, vagabondo che son io vagabondo che non sono altro / soldi in tasca non ne ho ma lassù mi è rimasto Dio” riconoscendo almeno un punto di riferimento, oggi sembra proprio che neppure questo sia rimasto. Così il “cuore vagabondo” è diventato un cuore impaurito e la spensieratezza facilmente si trasforma in panico.
Ma quando c’è una meta, un obiettivo allora tutto cambia: il camminare diventa un pellegrinaggio, il vagabondo un pellegrino. E proprio passando in treno accanto al Santuario dei Protomartiri francescani di Terni – come già fece il beato Giovanni XXIII diretto a Loreto e Assisi onde pregare per il concilio Vaticano II che sarebbe iniziato dopo pochi giorni – sia il beato Giovanni Paolo II nel 2002 sia papa Benedetto XVI il 27 ottobre 2011 hanno ricordato l’importanza di essere “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. E la verità e la pace sono partecipare alla vita di Gesù Cristo e camminare con lui per le strade del mondo e soprattutto in quelle dei cuori per tessere una società che sia sempre più secondo il cuore di Dio.
Così hanno cercato di vivere i santi, così ha vissuto san Valentino di Terni, così hanno testimoniato i primi frati Minori uccisi in Marocco quando san Francesco era ancora vivo. Questo amore senza limiti – davvero eucaristico – è il modo con cui i cristiani camminano dietro a Gesù. Non si è più vagabondi girando attorno alle mode o attorno a se stessi, ma come pellegrini ci incamminiamo verso il Regno del Padre che sta nei cieli.
Il santuario di Sant’Antonio di Padova in Terni è una sosta salutare in questo cammino. Entrandovi, gustiamo già la bellezza della celeste Gerusalemme in compagnia dei Protomartiri francescani.
+ Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Giuseppe Cassio, Chiesa di Sant’Antonio in Terni. Santuario antoniano dei protomartiri francescani, Elledici-Velar, Gorle 2011, pp. 48, euro 4,00 (per prenotazione copie velar@velar.it).
Antonio di Padova Giuseppe Cassio Libro Protomartiri francescani Vincenzo Paglia
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