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Omelia del Ministro provinciale 08 Giu 2017

Esequie del p. Sebastiano Compagnone

Questo pomeriggio i frati provenienti dai diversi conventi della Provincia dei Frati Minori dell’Umbria, insieme ai parenti e agli amici, hanno celebrato le esequie per il caro confratello p. Sebastiano, venuto a mancare ieri nell’Infermeria provinciale.

Di seguito l’omelia tenuta dal Ministro Provinciale, p. Claudio Durighetto, durante la celebrazione eucaristica presieduta nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli:

Carissimi, ci ritroviamo qui per affidare il confratello P. Sebastiano Compagnone all’abbraccio amoroso di Dio e per porgergli l’estremo saluto, un arrivederci in realtà, nella Casa del Padre, dove speriamo di ritrovarci tutti, un giorno, per la misericordia infinita di Dio.

Negli ultimi tempi appariva sempre più segnato, oltre che dall’avanzare dell’età (fra tre mesi avrebbe compiuto 94 anni), anche dalla sofferenza, soprattutto per difficoltà respiratorie. Era diventato molto magro e sempre più ripiegato, a motivo della lunga infermità. Mi ha colpito molto, invece, vederlo, ieri pomeriggio, ricomposto nella solennità della morte, col volto sereno, e non più curvo ma disteso, ben allungato in tutta la sua persona, rivestito dell’abito francescano. Era come se risuonasse lì la parola che abbiamo ascoltato nella prima lettura: il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloriapoiché sappiamo che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.

P. Sebastiano ha terminato la sua corsa, ha compiuto la sua missione, quella missione che il Padre, nella sua infinita sapienza, gli aveva riservato come frate minore e sacerdote, specialmente nei lunghi anni dell’infermità: Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! (Rm 11,33). Non era un destino cieco e tragico quello che l’aveva afferrato, bensì la volontà santissima di Dio, che P. Sebastiano ha saputo accettare e far sua. Il Signore via via lo ha per così dire spogliato di tutto, come il beato Giobbe. Lui sapeva che era il Signore e che davanti a lui siamo noi che dobbiamo ascoltare, che dobbiamo piegarci, fino a dire: Sia fatta la tua volontà. In questo modo, spogliando, togliendo, scarnificando, il Signore lo purificava, permettendogli di entrare davvero nello spazio sacro dello Shemà, che abbiamo sentito nel Vangelo: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza… Amerai il tuo prossimo come te stesso. Gesù, il Figlio, colui che solo vive fino in fondo l’amore del Padre e l’amore dei fratelli, ha donato a P. Sebastiano di conoscere questo amore, e lo ha associato alla sua missione redentrice, unendo l’offerta del suo sacerdote al suo divino Sacrificio.

Era nato ad Assisi, nella frazione di Rocca S. Angelo nel 1923, al battesimo aveva ricevuto il nome di Remo. Aveva frequentato le elementari a Petrignano di Assisi, poi gli studi li ha proseguiti tra i frati, a Montesanto di Todi, a S. Martino di Trevi, a S. Damiano in Assisi. Ha vestito l’abito francescano nel 1940, a Monteluco, dove ha emesso anche la prima professione nel 1941. Nel 1946 ha emesso la professione solenne, a Trevi. È divenuto sacerdote nel 1950, il 23 luglio, ordinato da Mons. Gianmaria Castellani.

L’obbedienza l’ha portato, all’inizio a cambiare frequentemente convento, si può presumere a motivo di una disponibilità di fondo e di una bontà di carattere che lo rendevano pronto più di altri alle esigenze della fraternità. Così lo troviamo dal 1951 al 54 a Città di Castello, maestro dei fratini, dal ’55 al ’58 viceparroco a Terni, poi per alcuni anni a Bevagna, fino al ‘66. Dopodiché abbiamo una serie di ancor più brevi permanenze a Stroncone, a Monteluco, ancora a Bevagna. Dal 1970 al ’75 è di nuovo a Città di Castello, poi dal ’75 al ’79 guardiano a Gubbio. Dall’80 all’83 è parroco di Costano, da S. Maria degli Angeli. Dopo un periodo di 3 mesi in Francia, per lo studio della lingua, nell’84 va come santuarista all’Eremo delle Carceri, ma nell’85 torna a Citta di Castello, dove svolge l’ufficio di cappellano dell’ospedale fino al 1990.

Nel 1990 viene colpito da un ictus cerebrale. Dopo le cure e la riabilitazione, per cui trascorre un tempo all’Infermeria e poi anche in Piemonte, riesce a tornare a Città di Castello, dove vi rimane ancora per una decina d’anni. Ha bisogno d’aiuto e si muove con una certa difficoltà, però non si scoraggia, non si perde d’animo e comincia a dedicarsi in modo particolare al ministero della confessione. Era un confessore ricercato, specie dai confratelli sacerdoti ed era sempre disponibile: si direbbe avesse un carisma specifico, perché molti, a cominciare dal Vescovo, si recavano da lui per il sacramento dalla riconciliazione.

Il 2 ottobre 2001 entra nella comunità dell’Infermeria, della quale ha fatto parte, sereno e fraterno, per lunghi anni, fino a ieri alle ore 13, quando il Signore Gesù lo ha chiamato con sé. Da circa 7 anni aveva perso del tutto la sua autonomia e veniva accompagnato con la sedia a rotelle. Partecipava sempre intensamente alla preghiera, fino a pochi giorni fa, prima col breviario e poi con un tablet che permetteva di ingrandire il testo, mentre nella sua stanza fino a poco tempo fa riceveva confratelli e altri fedeli che desideravano confessarsi. Nella confessione, come mi è stato riferito, era dolce, semplice, umile, misericordioso… le sue penitenze in genere andavano, a seconda della gravità dei peccati, da tre a cinque Avemaria. La sua stanza, fu a lungo un punto di riferimento anche a motivo dei puzzle che componeva pazientemente, come gli era stato suggerito dai medici, per tenere in esercizio la mente e anche la mobilità. Era una terapia, ma anche un piacere, pure fare qualche partitella a carte, dove gli era facile vincere, visto che riusciva a ricordare tutte le carte che uscivano. 

Non ci ha lasciato scritti. Nella sua cartella ci sono solo i documenti essenziali. Nemmeno nella sua stanza si trovano scritti: solo immagini della Vergine Maria… di tutti i tipi, la Madonna del Monte Carmelo, la Madonna di Lourdes, la Madonna di Medjugorje, soprattutto della Madonna di Fatima, che amava particolarmente. Poi San Giuseppe e tante, tante immagini di Padre Pio, al quale era particolarmente devoto, anche perché, come ricordava, aveva avuto modo di incontrarlo. In mezzo ai suoi libri teneva immaginette sacre e cartoline, soprattutto dei suoi cari nipoti che scrivevano allo “zio Remo” (saluto tutti i nipoti e i parenti, quelli di Assisi e quelli che sono venuti da Carmagnola, come saluto le persone amiche e devote che sono state vicine a P. Sebastiano negli anni dell’infermità). Poi ci sono le foto nelle quali lo si vede ricevere felice e commosso il saluto di papa Bendetto e di papa Francesco nel 2013 e poi di nuovo il 4 agosto scorso.

Possiamo dire che P. Sebastiano sia vissuto davvero nell’obbedienza: prima quella dell’itineranza e poi quella dell’infermità. P. Sebastiano era un sacerdote mariano, portava lo scapolare ed era molto devoto al Cuore Immacolato di Maria. Teneva nella sua stanza una foto che lo ritraeva con don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, e teneva anche il famoso libro – intriso di fumo… – delle meditazioni di don Gobbi Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna. Ha un’immagine della Madonna di Fatima tutta consumata, a forza di tenerla tra le mani e di baciarla. Ultimamente spesso veniva sorpreso così, a baciare l’immagine della Vergine. Anche nell’agonia, a un certo punto ha iniziato a indicarla, finché non l’ha avuta tra le mani. Dopo il viaggio di Papa Francesco un mese fa a Fatima, in occasione del Centenario delle Apparizioni, ha voluto unirsi all’atto di affidamento a Maria.

Questo mi ha molto colpito, e rallegrato, non solo perché si è messo così nelle mani migliori, ma anche perché anche noi compiremo, in Capitolo, il 22 giugno prossimo, un atto solenne di consacrazione Provincia, di noi, delle nostre opere e attività alla Vergine Maria. È come se P. Sebastiano ci avesse anticipato e ci assicurasse così di accompagnarci con la preghiera in questo atto di consacrazione.

P. Sebastiano non ci ha lasciato scritti, dicevo, e in questo modo ha fatto parlare la Parola del Signore e ha lasciato parlare di più la sua vita.

Tanti anni di infermità, di dipendenza, di pazienza, custodito per la verità con tanta cura dai fratelli dell’Infermeria, Marco, Gianfranco, Andreas (per dire solo gli ultimi), insieme ai nostri cari collaboratori, Adriano, Gianni, Mirco, la signora Simonetta; ma anche dai frati delle case di formazione, che aiutano all’Infermeria, e dagli altri frati che con un generoso servizio di volontariato fanno il turno di notte. Tanti anni di infermità accolti con pazienza e abbandono, grazie a una fede viva e alle grandi devozioni, che sanno tenere desto il cuore nell’umiltà e nella pazienza.

Tanti anni di tribolazione, per noi lunghissimi, ma che agli occhi di Dio e ora anche agli occhi di P. Sebastiano, appaiono come un peso momentaneo e leggero di fronte alla quantità smisurata ed eterna di gloria. Gloria a cui, per intercessione della Vergine Maria e del nostro Serafico Padre, P. Sebastiano potrà adesso – e per questo preghiamo – partecipare.



Claudio Durighetto Funerale Infermeria provinciale Omelia Sebastiano Compagnone

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