La distinzione tra chierici e laici è ben presente negli scritti di frate Francesco il quale si auto colloca sempre tra i primi usando in proposito la prima persona plurale lasciando invece ai secondi la terza persona plurale, come avviene nel Testamento: «Noi chierici dicevamo l’ufficio, conforme agli altri chierici; i laici dicevano i Pater noster». Ma lo stesso avviene ancor prima del 1226 nella Lettera a tutti i chierici: «Facciamo attenzione, noi tutti chierici».
Preso atto di ciò sorge la domanda in cosa consista per l’Assisiate definirsi chierico; infatti potrebbe trattarsi di semplice tonsurato, ossia che portava la tonsura. Ma Tommaso da Celano nel 1228 scrivendo l’agiografia del nuovo santo per ordine di papa Gregorio IX e basandosi anche sulle informazioni di frate Elia afferma che nella notte di Natale del 1223 san Francesco cantò il Vangelo essendo levita: «Poi viene celebrato sulla mangiatoia il solenne rito della messa e il sacerdote assapora una consolazione mai gustata prima. Francesco si veste da levita, perché era levita, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora è un invito per tutti a pensare alla suprema ricompensa. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme». Ora levita era il termine usato nel tempo per indicare il diacono; infatti nei calendari liturgici il 26 dicembre santo Stefano è definito primo levita e martire e similmente il 10 agosto per il famoso diacono romano san Lorenzo. Per cui non senza ragioni alcuni traducendo la prima Vita di Tommaso da Celano hanno usato il termine diacono come versione del latino levita.
Accanto a questa testimonianza, scritta a soli due anni dalla morte del protagonista e cinque dall’avvenimento natalizio di Greccio, c’è anche da ricordare che in quel tempo era indicato quale libro liturgico proprio del diacono l’evangelistario. Proprio di questo testo consistente nella raccolta dei brani evangelici disposti in successione delle festività dell’anno liturgico a cominciare dalla prima domenica di Avvento – e quindi da non confondersi con l’evangeliario che contiene i quattro vangeli – se ne posseggono delle copie appartenute e usate da Francesco, di cui una conservata presso il Protomonastero Santa Chiara d’Assisi.
Considerando tutto ciò si può con buon fondamento affermare che Francesco d’Assisi fosse diacono (cfr. F. Accrocca - M. d’Alatri, L’urgenza della predicazione. San Francesco diacono, Assisi 2015) e in quanto tale nella notte di Natale del 1223 a Greccio proclamò il Vangelo durante la celebrazione eucaristica.
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