In un pellegrinaggio sui luoghi biblici sono molte le chiese del Novecento che si incontrano, tutte costruite da un unico architetto: Antonio Barluzzi. Nato da una famiglia borghese romana, da sempre a servizio della santa sede il bisnonno era segretario di Pio IX, il nonno era fabbriciere della fabbrica di san Pietro, responsabili di tutti i lavori nella basilica, la mamma Maria Vici era invece discendente di Antonio Vici, uno dei primi compagni di san Francesco.
“Il servizio totale alla Santa Sede e l’amore per Francesco – afferma fra Giuseppe Gaffurini, ofm Guida spirituale dei di gruppi pellegrini – sono le due coordinate che guideranno e sosterranno tutta l’opera del Barluzzi, solo una vocazione al servizio della gloria di Dio può spiegare l’opera titanica del Barluzzi. Il suo intento tuttavia non è quello di arrendersi ad una architettura generica, ma di tradurre in materia visiva la sostanza divina dei misteri di cristo; voleva che i pellegrini provassero quei sentimenti che erano il più possibile aderenti al mistero che si celebrava in quel luogo; voleva che nei suoi santuari si risentisse in qualche modo l’esperienza bimillenaria dei pellegrini precedenti”.
“La sua architettura – continua fra Giuseppe – da una parte vuole tradurre il mistero che celebra e rispettare le tracce archeologiche che testimoniano l’attendibilità del luogo in cui si celebra, in cui costruisce il santuario e la connessione con tutto un passato. Un 40ennio di lavoro infaticabile che porta a 2 esisti, entrambi negativi”.
“La basilica del santo sepolcro negli anni 50 – ha aggiunto – non si presentava come è oggi… era tutto un ponteggio, un architrave che si sosteneva. il delegato apostolico si propone di fare una basilica del Santo Sepolcro che celebri grandiosamente il mistero più grande della vita di Gesù. Ma il sogno della sua vita invece era il santuario dell’Annunciazione. Si spese con tutte le sue forze spirituali e presentò un bellissimo progetto, purtroppo al suo progetto viene preferito il progetto dell’ingegnere Muzzio. Fu per lui questa una delusione amara… Barluzzi finirà la sua vita alla delegazione romana della custodia… sempre si è sentito parte integrante della custodia di terra Santa”.
Fr. Virgilio Corbo scriveva: “Antonio Barluzzi, che considera la sua attività architettonica in terra santa come la missione che il cielo gli ha affidato, vi si è applicato con tutta la sua anima di artista, cercando nei misteri della redenzione l’ispirazione per cui l’architettura esprima con immediatezza il senso del mistero”.
“I pellegrini devono sapere – ha concluso fra Giuseppe Gaffurini – che è grazie ai 40 anni di lavoro infaticabile di questo architetto che possono celebrare i misteri della vita di cristo nei luoghi in cui cristo stesso li ha vissuti”.
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