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Nell’VIII centenario della presenza francescana in Terra Santa 01 Dic 2017

Frate Elia da Cortona, tra memoria e profezia

Il mese di giugno 1217 segna una svolta importante per il movimento francescano: Francesco stesso decide di inviare frati in diverse parti dell’Europa, bisognosa di ricreare attorno ai valori della coesione, della solidarietà, della fraternità e della cristianità un tessuto più umano, riempiendo il grande vuoto che l’Occidente stava sperimentando in quel momento storico. Nel Capitolo di Pentecoste del 1217 l’Ordine, che ormai si era esteso notevolmente, viene diviso in Province religiose e i frati vengono mandati in missione per annunciare il vangelo a popoli diversi, ma desiderosi di ritrovare il senso profondo del vivere.

Tra tutte le province religiose quella di Terra santa od Oltremare era la più cara a san Francesco, desideroso lui stesso di recarsi nella terra di Gesù e venerare il santo sepolcro. La Terra santa era allora la provincia più importante della cristianità. Vi confluivano genti di tutte le nazioni. L’idea di contribuire alla sua pacificazione e redenzione non era nuova in Francesco d’Assisi, che aveva tentato di recarvisi per ben due volte senza successo. Lo stesso Francesco designò frate Elia come ministro provinciale. Era entrato nell’Ordine con tutto il suo cuore, tutta la sua intelligenza, tutto il suo amore. Da questo momento egli non ebbe che un pensiero ed uno scopo: la realizzazione e la dilatazione dell’ideale francescano fino agli estremi confini del mondo. L’invio di frate Elia in Terra santa sta a dimostrare il suo grande prestigio assunto nell’Ordine, la prova della stima e della fiducia riposta in lui dal santo fondatore.

Sono passati otto secoli da quel lontano 1217 e ancora oggi i francescani, presenti in Terra santa, proseguono l’opera missionaria di frate Elia.

Lo scorso 28 e 29 giugno, il Centro Studi Frate Elia da Cortona, fondato appositamente per una maggiore conoscenza e ricerca sulla sua figura e opera, ha organizzato un interessante seminario di studio sul tema “Frate Elia e l’Oriente: alle origini dell’apostolato francescano nell’est del mediterraneo e in Siria”, per ricordare, fare memoria e celebrare l’ottavo centenario di questo evento. Sotto il coordinamento del prof. Attilio Bartoli Langeli, la storica Giulia Barone ha tracciato una sintesi del percorso umano e spirituale che ha portato frate Elia prima in Siria e poi a Cortona.

Altri interventi, di studiosi e ricercatori, hanno illustrato lo stato dell’archivio di Terra santa, i primi missionari e diplomatici francescani, la presenza francescana nella corrispondenza diplomatica dell’imperatore di Bisanzio fra XIII e XIV secolo, il reliquiario della Croce Santa nella descrizione di Filippo Venuti, dono che frate Elia portò a Cortona dopo la sua missione diplomatica del 1242.

Elia, quindi, partì con i crociati nel giugno 1217, imbarcandosi a Brindisi con i guerrieri ivi radunati. Il grande sogno di Francesco era stato l’Oriente, la missione tra gli infedeli, la crociata in nome dell’amore e della fratellanza universale. Occorreva un uomo che all’ardore della fede avesse anche un forte coraggio: la provincia di Terra santa non esisteva se non nella mente ardente di san Francesco, ma frate Elia non esita e parte mentre tutta l’Europa è un fremito d’armi per la nuova crociata.

Se tutti i cristiani parlavano del Santo Sepolcro e ne lamentavano le tristissime condizioni, c’è da immaginare quanto ne parlassero Francesco e i suoi compagni.

La Terra santa era nel cuore e sulla bocca di tutti; per Francesco e per i suoi seguaci questo argomento rispondeva alla loro fede intrepida e al loro caratteristico spirito missionario, che ha fatto sì che nel corso dei secoli i frati minori si siano spinti su tutte le vie del mondo come pionieri di civiltà. Quello che Francesco aveva tanto bramato e non aveva potuto compiere, fu compiuto da uno dei più cari dei suoi figli, frate Elia appunto, che fu una delle figure dominanti del suo tempo e che ancora oggi grandeggia e torna ad imporsi all’attenzione e alla stima, per una migliore e più oggettiva conoscenza che si ha della sua figura e delle sue opere.

Molto è stato detto su quest’uomo, ma quel che si potrebbe dire, e forse si dirà, è infinitamente di più. La storia di frate Elia è una delle più misteriose e indecifrabili a causa dei pochi documenti, e questi raramente veritieri, più spesso alterati e in contraddizione con elementi sicuri.

Quindi viene spontanea la domanda: come spiegare l’accanimento contro frate Elia, la sua opera e la sua memoria, poiché si è taciuto il bene e si è diffuso il male in modo veramente incredibile?

Le strane alterazioni delle fonti storiche primitive sono riconducibili al fatto che, per molti secoli, su frate Elia si sono accumulate le notizie più assurde e quel poco di bene che era stato detto dagli storici primitivi, incompleti, ma non maligni, fu soffocato da montagne di accuse e di diffamazioni, basate più che altro sulle maldicenze di fra Salimbene da Parma, dell’inglese fra Tommaso da Eccleston e di altri; e su queste basi malefiche e malfidate, si scrive ancora la storia di frate Elia.

Ma torniamo all’argomento del convegno cortonese. Incaricato dal Capitolo generale del 1217, scelto e benedetto da san Francesco, frate Elia con un gruppo di altri frati parte per la Terra santa.

Quanti siano stati non lo sappiamo, ma doveva trattarsi di un discreto numero poiché, quando tre anni dopo lo stesso san Francesco si recò in Terra santa e ricondusse in Italia frate Elia, non lasciò i luoghi deserti e sprovvisti.

Frate Elia fu sostituito nel suo ufficio non da uno dei nuovi arrivati, ma da uno della primitiva schiera: fra Luca. Sappiamo dalla Cronaca di fra Giordano che Elia fu anche un grande predicatore e che in seguito alla sua predicazione si convertì un chierico tedesco, fra Cesario da Spira, che fu caro anche a Francesco.

La provincia affidata ad Elia era molto vasta; comprendeva Costantinopoli con il suo impero e con tutte le isole, l’Asia minore, la Siria, la Palestina, l’Egitto e tutto il resto dell’Oriente. In seguito i confini della vasta provincia, vennero divisi in due: la provincia di Terra santa e la provincia di Romania (da non confondersi con l’odierna Romania), che comprendeva la Grecia, la Turchia, l’Asia minore.

La provincia di Terra santa, come tutte le altre province, era divisa in custodie e a ciascuna custodia era preposto un Custode con particolari incarichi di vigilanza e di governo sotto la direzione del Ministro provinciale.

Era questo uno dei canoni stabiliti fin da principio per facilitare ai Ministri provinciali il governo dei territori, a volte molto vasti; anzi è la regola stessa che contempla questa istituzione.

Tale ordinamento, nella Provincia di Terra santa, durerà fino al 1434 quando, per volontà di papa Eugenio IV, fu affidata alla Riforma Osservante. E quando poco dopo la Custodia di Cipro e quella di Antiochia furono sommerse dall’invasione turca, dell’antica Provincia minoritica fondata da frate Elia rimase il nome sulla carta e la memoria nel cuore.

Oggi la “Custodia di Terra santa” continua l’iniziale missione ed è ammirata ed apprezzata da tutti.

Dopo questa digressione (forse non del tutto inutile), torniamo all’antica Provincia fondata da frate Elia nel 1217-1220.

Ben poco si sa sulla fondazione delle singole case. L’unico luogo che si sa essere esistito nel 1220 è quello di Costantinopoli. Altro convento che deve essere stato fondato da Elia era quello di Acri, dove lo stesso san Francesco deve aver dimorato nel tempo da lui trascorso in Palestina.

Certamente la permanenza e l’opera di frate Elia dettero vita ad altri insediamenti che la “damnatio memoriae” rende impossibile conoscere.

È chiaro, tuttavia, che gli indizi che si hanno concorrono verso un solo punto: ovvero che la Provincia di Terra santa sia stata fondata da frate Elia nel suo provincialato che va dal giugno 1217 all’estate del 1220. Quanto ai singoli luoghi, il buon esito della fondazione ci dice che essi dovevano esistere, quantunque non sia possibile indicare precisamente quali siano e in quali condizioni fossero stati edificati.

Si può ragionevolmente supporre che san Francesco abbia ricevuto confortanti notizie dai suoi figli mandati in Oriente e questo deve avergli risvegliato in cuore il desiderio di recarvisi e di realizzare così la sua grande aspirazione di venerare i luoghi santi e pregare sul santo sepolcro.

Ma questa è un’altra storia che ci porterà alla celebrazione dell’ottavo centenario dell’incontro tra san Francesco e il Sultano d’Egitto nel 2019.

In un’epoca di tanto entusiasmo e fervore missionario è bello poter rievocare le gioie dell’Ordine.

Quando nessuno sognava la grande opera di evangelizzazione degli infedeli, la mente e il cuore di Francesco d’Assisi iniziarono il grande movimento missionario che da allora non si è più arrestato ed ha conquistato il mondo. Ed è consolante rievocare la grande figura del primo frate proposto alla prima missione tra gli infedeli musulmani: frate Elia da Cortona. Egli è conosciuto, ancora oggi, come il ribelle ambizioso che guasta l’opera di Francesco e questo è purtroppo l’effetto della diffamazione sistematica che da secoli si scaglia contro di lui. Egli invece è l’amico forte e fedele di san Francesco, aperto all’ideale francescano ed entusiasta missionario. Se san Francesco lo prescelse per la missione di Terra santa, lo fece perché ne conosceva le preziose qualità di mente e di cuore.

È un esempio di francescano missionario che ha portato la predicazione del vangelo in terre dominate dal pensiero islamico attraverso il dialogo, la comprensione, la reciproca accoglienza.

Il “Centro Studi frate Elia da Cortona” si prefigge di sondarne e studiarne altri aspetti della vita e dell’opera, così da accrescerne la conoscenza e riportare alla luce fatti, episodi, incontri, che sono stati manipolati e volutamente ignorati. Due temi in particolare sono in programma: i rapporti con l’Imperatore Federico II, l’ottavo centenario dell’incontro di san Francesco con il Sultano e la mediazione di frate Elia.

di Antonio Di Marcantonio OFMConv, Presidente del Centro Studi Frate Elia da Cortona
per “San Bonaventura informa“ (Ottobre 2017)



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