Si sono aperte stamattina nella Basilica di Santa Maria degli Angeli le celebrazioni per il Transito e la Festa di San Francesco 2022. Fr. Francesco Piloni ha presieduto la solenne Eucaristica cui hanno assistito anche S.E. mons. Francesco Savino, vice-presidente della CEI, e S.E. mons. Baturi, segretario della CEI.
Nel corso della celebrazione il Custode della Porziuncola, fr. Massimo Travascio, ha conferito la “Rosa d’argento”, riconoscimento attribuito a una donna del nostro tempo testimone di fede, speranza e carità. San Francesco, poco prima di morire, volle essere attorniato dai suoi amici più cari, fratelli nella fede e nel servizio, tra i quali spicca con forza sorprendente donna Jacopa dei “sette Sogli”, amica romana di comprovata rettitudine che tento bene faceva alle persone povere che incontrava.
La Rosa quest’anno è stata consegnata alla sig.ra Elisabetta Elio, sposata con tre figli, consigliera nazionale e regionale in UNEBA, un’associazione degli enti socio sanitari non-profit voluta 70 anni fa da papa Paolo VI e direttrice di un centro per anziani di Verona, la Fondazione Pia Opera Ciccarelli – ONLUS. Elisabetta è in pensione da marzo 2022, ma rimarrà in servizio nella sua posizione di direttrice generale sino a fine anno. È stata nel direttivo di Adoa Verona e referente dell’area anziani dell’Associazione Diocesana Opere Assistenziali di Verona per 2 mandati, dal 2014 al 2021. Ha dovuto gestire, fin dalla prima ondata, il COVID nelle residenze dove lavora. Anche lei e la sua famiglia sono stati colpiti dal COVID, ma è sempre rimasta a disposizione, anche da remoto, per dare supporto ai suoi collaboratori e agli enti vicini.
Così ha brevemente descritto il tempo di emergenza appena trascorso: “Ricoprire il ruolo di direttrice durante l’emergenza non è stato semplice, credo che il mio compito principale sia dare fiducia a tutti gli altri, mostrare sicurezza e determinazione. Sono in Fondazione da ventisei anni e porto avanti un testimone che è stato custodito da altri prima di me: ritengo importante dare il mio contributo per la continuità di quest’opera”. La realtà di cui è direttrice generale dal 2012 ha più di 600 dipendenti con diverse sedi in provincia di Verona.
Proprio per questo suo impegno generoso e costante, in particolare in tempo di pandemia, le è stato assegnato il riconoscimento che vuole essere un segno di gratitudine, ma anche di incoraggiamento a perseverare nel fare il bene. Solo facendo ognuno la nostra piccola parte possiamo costruire un mondo più giusto e pacifico.
Il Ministro provinciale ha tenuto l’omelia che riportiamo di seguito:
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezze né profondità, né alcun altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore.
Cari fratelli e sorelle, amici di Francesco di Assisi, queste parole dell’apostolo Paolo ai Romani sono la chiave d’accesso nel comprendere o, quanto meno, nel provare a guardare a come si muore da cristiani, come sorella morte incontra Francesco qui alla Porziuncola in quella sera del 3 ottobre 1226. Le parole di Paolo sono chiare: Chi può separarci dall’amore di Dio? La fame, la nudità, la malattia, l’angoscia, le tribolazioni…no tutto questo, la Pasqua di Gesù, la sua morte e risurrezione, ha già vinto e per questo amore siamo anche noi vincitori. Amore che, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, è andato fino in fondo, fino al fine. La morte golosa e gelosa della vita e non può più nulla, può metterci solo paura! Più forte della morte è l’amore, si celebra nel Cantico dei Cantici.
Allora con voi vorrei considerare come Francesco d’Assisi incontra sorella morte, l’abbraccio di un uomo cristiano che muore; considerare con quale vissuto interiore si consegna perché, diceva S. Ambrogio (Sul bene della morte), “non ti disgusti il nome della morte, ti allietino invece i benefici di un transito felice”. Gli ultimi anni della vita di Francesco furono molto speciali; come nei suoi inizi, così negli ultimi tempi, Francesco fu come costretto a toccare la nudità della sua storia, così diversa da come se l’era immaginata e ricollocarsi in un Dio nascosto e a tratti misterioso. Ma non è infondo un po’ così per tutti noi? Dai sogni di grandezza che avevamo affacciandoci all’età adulta, alla povertà riconosciuta, sintesi delle luci e tenebre che ci abitano: è il viaggio che si chiama consapevolezza di sè.
Nella Compilatio Assisiensis incontriamo l’uomo cristiano Francesco che si trova a dover affrontare una triplice domanda che di fatto azzera in lui ogni possibile sicurezza umana e lo obbliga a rimettersi in cammino come “pellegrino e forestiero”: “Chi sono io?” malato e prossimo alla morte, con un corpo lacerato e sfigurato, io che invece, un giorno, sognavo di diventare un grande cavaliere forte e vittorioso? “Chi sono gli altri?” che, invece di essere fratelli solidali per uno stesso progetto, si sono trasformati nei miei avversari? Quei tre vattene ricevuti dal portinaio della Porziuncola nel racconto della Perfetta letizia erano forse guariti ma restavano la sfida giornaliera della fraternità. E “Chi è Dio?”, al quale avevo affidato la mia vita e ora sembra essersi ritirato, lasciandomi solo e nel silenzio di fronte alla morte?
Forse questo toglie la poesia al Francesco giullare e effimero che spesso viene trasmesso ma è l’occasione di incontrare l’uomo Francesco, cristiano, impastato di umanità e divinità. Siamo nelle settimane che precedono la morte e Francesco accetta di trascorrere un tempo nel palazzo del Vescovo di Assisi per una gravissima situazione di salute; lui così duro e austero, accetta di essere ricoverato in un palazzo ricco e nobile e lì un primo tratto di umanità bella, libera riconciliata: Francesco esprime il desiderio di “dare conforto al suo spirito” (FF 1637) e fa chiamare alcuni suoi frati che lo allietassero con il canto delle lodi di Dio. A frate Elia disturbò questo tratto troppo “mondano” ma Francesco rispose: “Fratello, lascia che io goda nel Signore e nelle sue Laudi in mezzo ai miei dolori, poiché con la grazia dello Spirito Santo, sono così strettamente unito al mio Signore che per sua misericordia, posso ben gioire nell’Altissimo” (FF 1637).
Un altro episodio che fa vedere l’altra faccia di questa umanità umana di Francesco nel gestire il dolore è il dialogo con il medico che al vescovado viene a visitarlo. Alla reticenza del medico nel comunicargli la morte prossima, Francesco o invita ad essere onesto: “Dimmi la verità, che cosa prevedi? Non avere paura poiché con la grazia di Dio non sono un codardo che teme la morte” (FF 1638). Desiderio di verità, un uomo che aspetta il verdetto e lo aspetta da uomo; fu preciso il medico annunciandogli la prossima morte tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Bella la risposta data da Francesco, un uomo che vive il coraggio della paura rendendosi disponibile agli eventi: “Ben venga mia sorella morte”; ma, amici miei, a questa solidità ci si prepara, non ci si improvvisa.
Consapevole della sua imminente morte egli volle lasciare il palazzo del Vescovo in Assisi e concludere gli ultimi giorni in basso, nella povertà e semplicità della Porziuncola, dove con i suoi compagni era iniziato tutto. Francesco va incontro alla morte qui dove aveva incontrato la vita! Lungo il tragitto da Assisi a Santa Maria degli Angeli, con la barella, chiese di essere posto di fronte alla città di Assisi e benedice Dio per le meraviglie che aveva compiuto e invoca la sua benedizione sulla amata Assisi affinché “essa sia sempre luogo e dimora di coloro che ti conoscono e glorificano il tuo nome benedetto”. Si incontra, si conosce e si ama Dio sempre in luoghi che diventano significativi, questa è la nostra fede incarnata. Francesco ringrazia ancora Dio per il dono della vita e affida l’amata Assisi al Padre delle misericordie.
È degli ultimi giorni l’aggiunta della strofa sulla morte corporale, fatta da Francesco nel suo Cantico delle Creature e la richiesta a frate Angelo e frate Leone di cantarglielo “a lode del Signore e a consolazione dell’anima sua e degli altri”. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nulla homo vivente po’ skampare: guai a quelli ke morranno nelle peccata mortlai; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male”. Ecco riecheggiare l’esclamazione davanti al medico: “Ben venga mia sorella morte”. Alla Porziuncola il Cantico di frate Sole raggiunge il vertice includendo sorella morte; anche la strofa sul perdono era stata aggiunta ed è come se nel Cantico trovasse spazio ogni elemento della bellezza ferita del nostro vivere ma riconciliato dall’Altissimo bon Signore.
Infine un ultimo passaggio dell’umano cristiano morire; Francesco senza voler nascondere la sua umanità bisognosa degli altri e di ogni creatura, volle chiamare accanto a sé donna Jacopa dei Settesogli, affinché oltre la sua amicizia, gli portasse una tonaca nuova per il funerale e anche un dolce che “era solito prepararmi quando soggiornavo a Roma” (FF 1548). Fratelli, sorelle, amici: quanta bellezza in questo transito di Francesco che vuole essere uomo con il bisogno di consolazione e di vicinanza, di amicizia e tenerezza. Nel momento supremo della vita Francesco ha bisogno di avere accanto i frati, donna Jacopa perché le relazioni, la fraternità, l’amicizia sono fonte di vita, sono la pienezza dell’umano vivere e morire; è la qualità delle relazioni che dicono la maturità di una persona.
Muore un uomo con i suoi bisogni e le sue paure, che cerca consolazione e incoraggiamento, che cerca la musica e i dolcetti, che cerca la sua gente per essere aiutato in quell’incontro tanto desiderato ma anche tanto impegnativo e forse, anche temuto. Il comandamento nuovo, l’amore gli uni per gli altri, l’amore come Dio ci ama è possibile ed è per tutti noi desiderio e speranza: è l’amore più grande! San Francesco ci aiuti ad essere sempre più conquistati dall’amore pasquale, più forte di ogni paura, di ogni tribolazione, di ogni narcisismo ed egoismo. A laude di Cristo.
Custode della Porziuncola Francesco Piloni Massimo Travascio Ministro provinciale Porziuncola San Francesco Transito di San Francesco
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